Superlega, Newcastle e Arabia Saudita: il ruolo del governo inglese nel 2021

Boris Johnson, all'epoca primo ministro, mentre criticava il progetto annunciato in quei giorni avrebbe svolto un ruolo chiave tra la Premier e il PIF nella trattativa per l'acquisto del club

Nell’aprile del 2021, con l’annuncio congiunto dei 12 club fondatori, fra cui le inglesi Liverpool, Man City, Man United e Tottenham, nasceva la Superlega Europea, nuova competizione destinata - nelle intenzioni – a diventare il torneo di calcio più importante del mondo. Un annuncio improvviso e del tutto inatteso, capace di innescare le proteste dei tifosi, ma anche di calciatori e, immancabilmente, di una parte della politica. Un leader su tutti in Europa pensò di prendere la palla al balzo, comprendendo che l’opposizione alla Superlega poteva rappresentare per lui una chance irripetibile per accaparrarsi il ruolo di salvatore del football made in England e più in generale - come in molti lo defi nirono in quelle bizzarre ore – del ‘calcio del popolo’. Fu Boris Johnson, ex Primo Ministro inglese, a far saltare il banco della Superlega, senza nemmeno risparmiarsi giudizi etici - lui come altri improbabili censori della moralità - definendo immorale la scelta dei club che l’avevano lanciata.

Boris Johnson e il Newcastle all'Arabia Saudita

Ebbene, in quelle stesse ore in cui si prodigava per far saltare l’accordo sulla Superlega, di fatto ricattando i 4 club inglesi, l’ex Primo Ministro si impegnava affinché un altro accordo venisse, invece, siglato: quello fra PIF, il fondo sovrano dell’Arabia Saudita controllato dalla famiglia reale e dal principe ereditario Mohammed bin Salman, ed il Newcastle. A sostenerlo è un’inchiesta pubblicata dal The Athletic, il quale è venuto in possesso di cinquantanove pagine di e-mail tra funzionari governativi che fanno emergere chiaramente il ruolo chiave del Governo Johnson nella trattativa fra la Premier e PIF. Dalle e-mail emerge, per esempio, che il Ministero degli Esteri britannico aveva fatto pressioni per poter contribuire a migliorare l’immagine del Paese accusato di una serie infinita di violazioni dei diritti umani e in quel periodo nell’occhio del ciclone anche perl’omicidio del giornalista Jamal Khashoggi. Omicidio che, secondo un rapporto dell’intelligence USA, aveva avuto l’approvazione dello stesso Mohammed bin Salman. Da altri documenti emerge addirittura che il Dipartimento del Commercio Internazionale (DIT) si fosse offerto di occuparsi delle pubbliche relazioni, al fine, presumibilmente, di aiutare il processo di acquisizione del club.

Newcastle al PIF, gli interessi del governo inglese

Ma perché il governo inglese si prodigava affinché l’affare andasse in porto? Semplice: nel 2020 era stato siglatao un accordo con l’Arabia Saudita che includeva l’obiettivo dichiarato dai futuri proprietari di Newcastle (PIF) «di puntare a investimenti diretti nel Regno Unito per 30 miliardi di dollari». Una prospettiva, questa, su cui Mohammed bin Salman faceva leva per spronare Boris, a cui in più occasioni aveva detto che ci sarebbero state conseguenze economiche per la Gran Bretagna se la Premier si fosse opposta all’acquisizione del Newcastle. Dunque, nonostante le smentite, l’inchiesta dei colleghi inglesi sembra lasciare pochi dubbi. Una morale a targhe alterne, quella del governo inglese, che nulla toglie e nulla aggiunge alla moderna narrativa, ma che conferma solamente che il tanto celebrato ‘calcio del popolo’ è solo l’ennesima invenzione di chi ha interesse a lasciare tutto così com’è.

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