Ratcliffe, chi è l’uomo più ricco d’Inghilterra che rifarà grande lo United

Fondata la Ineos, l’ha resa una potenza mondiale con introiti di 21 miliardi e un valore complessivo di 17. Segni particolari: decisionista che sa delegare

L’alta statura, la magrezza, la barba di tre giorni, i capelli un po’ mossi, le occhiaie. Un bivio, un mezzo inganno: se sei così e sei una persona normale rischi di passare per trasandato, se sei un miliardario diventi, invece, eccentrico. O un personaggio. Al bivio delle definizioni, Jim Ratcliffe è stato presto indirizzato verso la seconda strada, quella del protagonista della propria vita e di quelle di altri, milioni di altri, ovvero i dipendenti delle sue aziende, raccolte sotto l’ombrello Ineos, e da qualche settimana i tifosi del Manchester United in giro per il mondo. Il 22 febbraio, infatti, è finalmente diventata ufficiale l’acquisizione del 27.7% delle quote del club, accompagnato dalla gestione di tutte le operazioni commerciali e tecniche. Un percorso iniziato nelle parole un anno e mezzo fa e concretizzato nella prima offerta nel gennaio 2023, seguita da una serie di discussioni, rifiniture di dettagli, rilanci (specialmente dopo l’uscita di scena dell’unico altro concorrente, il qatariota Jassim Al Thani) e trattative, mortalmente noiose da seguire per chi non sia del mestiere. Alla vigilia di Natale, la Sec (Securities and Exchange Commission), Commissione per i Titoli e gli Scambi cioé l’ente che sovrintende al mercato azionario in cui lo United è quotato, ha ricevuto il malloppone di 241 pagine con il contratto di cessione, per la somma equivalente a 1,3 miliardi di euro, e subito dopo, ancor prima del recente annuncio ufficiale, sono iniziate le prove di ribaltone del club e della sua struttura. Come è nella natura di Ratcliffe, 71 anni compiuti lo scorso 18 ottobre: che non ha intenzione di guadagnare una sterlina dal suo investimento ma nemmeno di subire interferenze e condizionamenti, politica che ha attuato anche nella sua vita da imprenditore.

Chi è Ratcliffe

Nato a Failsworth, una delle tante cittadine che durante la Rivoluzione Industriale contribuirono all’esplosione del manifatturiero a Manchester e dintorni, figlio di un’impiegata e di un falegname poi diventato responsabile di un’azienda del settore vicino a Hull, quindi nello Yorkshire affacciato sul Mare del Nord, già a scuola mostrò un talento particolare nelle materie scientifiche, specialmente in chimica, suo corso di laurea poi alla Birmingham University. Abbinato il primo lavoro, alla Esso, con un’ulteriore specializzazione in finanza, nel 1989 entrò a far parte di una società di fondi di investimento, maturando competenze e liquidi sufficienti a creare, nel 1998, la Ineos, conglobando la Inspec di cui era stato poco prima co-fondatore. Ineos, ovvero petrolchimica: poco alla volta, sempre procurandosi prestiti a rischio, acquisendo aziende e rimettendole in sesto, Ratcliffe e la Ineos sono diventati una potenza mondiale, con introiti che nel 2022, ultimo calcolo disponibile, sono stati di quasi 21 miliardi di euro, con un utile di due, e un valore complessivo di 17 miliardi di euro. Nulla di particolarmente originale, non fosse che Ratcliffe ha saputo coniugare il fiuto per gli affari, le conoscenze tecniche nel ramo finanziario e quelle nel petrolchimico per creare poi strutture caratterizzate spesso da rapporti diretti, non mediati da strati intermedi di dirigenti, tra vertici e tecnici.

I tanti suoi ritratti usciti nei media generalisti negli ultimi due anni danno un’idea così concreta e viva dell’espansione e della ramificazione della Ineos in ben 22 settori diversi da indurre il lettore a guardarsi intorno e cercare di immaginare quali e quanti oggetti della propria stanza siano stati creati con materiali trattati da una delle società del gruppo, ma l’aggiunta recente del calcio rende Ratcliffe e la Ineos visibili su un piano diverso da quello specialistico in cui erano stati isolati fino a poco tempo fa, con saltuarie sortite nella politica, con il suo appoggio alla Brexit e le polemiche per alcuni contrasti a livello sindacale. Non c’è paragone tra le attenzioni che Ratcliffe ha ricevuto nel 2018, per la formazione dell’Ineos Team Uk per consentire allo skipper ed ex olimpionico Ben Aislie di competere per la Coppa America e nel 2019 per l’acquisizione dell’ex Team Sky di ciclismo, ambito nel quale ha conosciuto Ian Brailsford, responsabile del team e ora da lui incaricato di iniziare il risanamento dello United, mentre maggiore profilo ha avuto l’ingresso nel team Mercedes di Formula 1 come partner principale, nel 2020. La passione per il calcio e per lo United non è mai stata un elemento di primo piano della vita di Ratcliffe, ma questa è anche una conseguenza della sua scelta di non esporsi mai troppo, di restare dietro le quinte, senza corteggiare i media e farsi ritrarre a feste o ricevimenti. Non risultano storie, di quelle che spesso vengono scritte a posteriori e abbellite in tono agiografico, di suoi ingressi a Old Trafford scavalcando transenne o infilandosi sotto cancellate per non pagare, come accaduto in altri tempi ad esempio per Jack Walker, creatore del Blackburn Rovers campione nel 1995, anche perché, pur avendo abitato in una casa popolare prima del trasferimento a est, la famiglia Ratcliffe non era per nulla indigente e il giovane Jim non aveva bisogno di sotterfugi.

Dal Losanna allo United

Nel novembre 2017 è arrivato l’acquisto del Losanna, Lausanne-Sport, quasi a corollario della grande villa sulle rive del Lago di Ginevra, e nel 2019 quello del Nizza, seguito poco dopo dal trasferimento della residenza dal Regno Unito a Montecarlo, con gli strascichi di cui leggete a margine. Due esperimenti ben riusciti, dopo qualche difficoltà iniziale, seguiti due anni dopo da dal tentativo di prendere il… Chelsea, che Roman Abramovich era stato costretto a mettere in vendita per le conseguenze dell’attacco russo all’Ucraina. Una mossa che aveva sorpreso alcuni, consapevoli dell’antico seppur poco sbandierato affetto per lo United, ma che in realtà era parsa una sorta di ballon d’essai, il gettare lì il nome per vedere l’effetto che faceva, frutto anche, come confessato da un addetto ai lavori al sito The Athletic, della tendenza di Ratcliffe a non restare indifferente a qualsiasi occasione si presenti. Tendenza che si abbina al persistere, lodevole, di un atteggiamento da proprietario e supervisore non soffocante: delegare, dopo aver accuratamente selezionato le persone a cui affidarsi e dopo aver comunicato ai dipendenti le proprie intenzioni. Allo United ha cominciato con riunioni con il maggior numero possibile di personale, per accogliere pareri e critiche e individuare settori critici, mostrandosi sorridente come praticamente in ogni apparizione pubblica. E qui va detto che dell’inevitabile pelo sullo stomaco che serve per diventare la persona più ricca del Regno Unito, con un patrimonio personale di 29 miliardi di euro, emergono poche tracce nei vari ritratti che gli sono stati dedicati, forse perché oscurate e sovrastate dalla quantità di indizi positivi. Tutta roba di cui però importa assai poco ai tifosi dello United, passati nel giro di pochi mesi dall’esasperazione per la lunghezza delle trattative all’euforia per il futuro, pur nella soggezione dei vicini del City, a cui intanto è stato strappato Omar Berrada, uno dei dirigenti più importanti. Ammissione di inferiorità, il che è già un primo passo.

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