LONDRA (INGHILTERRA) - Ieri ha preso il via a Londra il processo che potrebbe stravolgere le gerarchie del calcio inglese e che, a prescindere da come andrà a finire, rappresenterà un precedente capace di condizionare le scelte future del campionato di calcio più ricco del mondo. Sul banco degli imputati il Manchester City, club vincitore di 8 degli ultimi 13 titoli di Premier, che è accusato di aver commesso 115 irregolarità finanziarie che lo avrebbero aiutato a diventare la squadra quasi imbattibile che è oggi. Il dibattimento si è aperto ieri mattina presso l’International Dispute Resolution Centre, nel pieno centro della capitale inglese, e si svolgerà davanti a una commissione indipendente composta da 3 membri.
I reati di cui è accusato il City
Le accuse da cui il club campione d’Inghilterra è chiamato a difendersi sono gravi e varie: 54 riguardano l’invio di informazioni false fornite alla Premier tra il 2009-10 e il 2017-18. Altre 14 hanno per oggetto la condivisione di informazioni non sufficientemente accurate sul pagamento di giocatori e allenatori tra il 2009-10 e il 2017-18; 5 riguardano la violazione delle regole economiche della Uefa, fra cui il Fair Play Finanziario nelle stagioni che vanno dal 2013-14 al 2017-18, e 7 per non aver rispettato le regole economiche della Premier tra il 2015-16 e il 2017-18. In altri 35 casi il City è invece accusato di non aver collaborato all’indagine (tra il dicembre 2018 e il febbraio 2023). I capi d’accusa più gravi riguardano l’aver gonfiato i conti e pagato in nero giocatori e allenatori: nel caso di Roberto Mancini, per esempio, il club è accusato di aver corrisposto all’italiano uno stipendio ufficiale e un altro pagato attraverso una consulenza fornita a un club riconducibile allo stesso sceicco Mansour. Ma anche di aver ricevuto sponsorizzazioni illecite e falsificato le comunicazioni a Premier e Uefa al fine di ricavarne un vantaggio sportivo.