Ammouta, sorpresa Giordania: chi è il marocchino più tedesco di Klinsmann

Ha portato la cenerentola in semifinale di Coppa d’Asia. Per tutti è ‘Qayid’, il capo: un duro che mai sorride, detestato e rispettato dai giocatori perché è un vincente
Ammouta, sorpresa Giordania: chi è il marocchino più tedesco di Klinsmann© Getty Images

Lo chiamano “Qayid” cioè il leader, il capo, il boss. Non solo i suoi giocatori, ma anche i tifosi, gli addetti ai lavori, persino i giornalisti. Il capo è uno che non sorride (quasi) mai. Un duro che impone la sua disciplina ferrea. Fuori e dentro il campo. Intransigente. Inflessibile. Severo. Più di un semplice sergente di ferro. Un ufficiale di alto grado. Per certi versi persino più “tedesco” del suo rivale odierno, Klinsmann. Dire che i suoi ragazzi lo apprezzino è una gran bugia: semmai lo detestano cordialmente però nel massimo del rispetto che si deve nutrire per il “Qayid”. Soprattutto se il capo, nella fattispecie, è un vincente.

Chi è Hussein Ammouta

Essì perché il 54enne marocchino Hussein Ammouta, ct della sorprendente Giordania semifinalista della Coppa d’Asia per la prima volta assoluta, ha conquistato il penultimo Campionato delle Nazioni Africane (febbraio 2021 in Camerun, da non confondersi con la Coppa d’Africa) alla guida del suo Marocco e in precedenza (2017) aveva alzato al cielo persino la Champions League africana con il Wydad Casablanca (sconfitti in finale i super campioni egiziani dell’Al Ahly) dopo aver centrato il titolo nazionale. E andando a ritroso nel tempo ecco nel suo personale “palmarés” un campionato, due Coppe e una Supercoppa del Qatar con l’Al Sadd nonché una Coppa delle Confederazioni africane (corrispondente alla nostra Europa League) e una Coppa del Marocco con il Fus Rabat. Per completare il quadro, quand’era giocatore (centrocampista offensivo) ha centrato con l’Al Sadd un campionato più due Coppe e una Supercoppa del Qatar. Chapeau! 

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Cacciato il cannoniere

Il capo è uno che non guarda in faccia nessuno. L’unico suo obiettivo è vincere. E infatti non ha impiegato un secondo a cacciare dalla Nazionale giordana nientemeno che il suo giocatore più famoso, il bomber storico Hamza Al Dardour (32 anni, capocannoniere record dei biancorossi a quota 35 gol in 121 presenze), rispedito ad Amman dopo un alterco nel concitato finale della rocambolesca sfida degli ottavi contro l’Iraq. La Giordania era sotto 1-2 sino al 5’ di recupero e Al Dardour (relegato in panchina come nelle precedenti partite in cui aveva disputato solo pochi minuti) insisteva con lo staff e con il “coach” per entrare in campo. Soprattutto quando i giordani hanno pareggiato. Più rabbioso che felice per il momentaneo 2-2, Al Dardour è sbottato, il quarto uomo ha visto tutto e richiamato l’arbitro iraniano Alireza Faghani il quale ha estratto il cartellino rosso espellendo l’ammutinato attaccante. Un minuto dopo i giordani hanno completato il sorpasso vincente grazie ad Al Rashdan. E sempre senza Al Dardour è giunto il trionfo sul Tagikistan che ha regalato la storica semifinale alla Nazionale degli “Al Nashama”, i Coraggiosi. 

Sfida a Klinsmann

Oggi pomeriggio (ore 18 locali, le 16 in Italia, stadio Ahmed bin Ali di Ar Rayyan, prima cintura a est di Doha) gli “underdogs” di Ammouta se la vedranno con la Corea del Sud del ct Jürgen Klinsmann, una delle favorite della 26ª Coppa d’Asia dopo l’eliminazione del Giappone considerando che i nipponici sono la squadra record del torneo avendolo vinto 4 volte negli ultimi 32 anni. Va sottolineato che le “Tigri” di Seul hanno dannatamente sofferto per arrivare fin qui. Pareggio 2-2 al 91’ su autorete di Al Arab proprio contro la stessa Giordania allo stadio Al Thumama di Doha nella seconda giornata del Gruppo E. Successo ai rigori sull’Arabia Saudita del criticatissimo Roberto Mancini negli ottavi dopo l’1-1 acciuffato al 99’ grazie a Cho Gue-sung e ancora vittoria in rimonta sull’Australia (2-1) ai supplementari con pareggio dal dischetto di Hwang Hee-chan del Wolverhampton Wanderers al 96’ e punizione del fuoriclasse Son del Tottenham Hotspur al 104’.  

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Al Tamari l'artista

La Corea del Sud occupa attualmente la 23ª posizione della “ranking list” Fifa mentre i giordani sono in ritardo (abissale) di 64 posti (numero 87 della classifica). Il ct nativo di Khémisset, una settantina di chilometri a Est della capitale marocchina Rabat, ha un unico giocatore che milita in Europa: il 26enne esterno destro (di piede mancino) Mousa Al Tamari del Montpellier, leggermente acciaccato per una botta sofferta nei quarti. In Nazionale indossa la maglia numero 10, quella degli artisti. È arrivato la scorsa estate dai belgi del Lovanio (Jupiler Pro League) dopo una precedenze esperienza a Cipro nell’Apoel Nicosia. Il tecnico franco-armeno Der Zakarian lo utilizza con regolarità in Ligue 1: sinora il giordano ha collezionato 16 presenze condite da 3 gol e 3 assist. Poi ci sono alcuni “legionari” sparsi fra il Qatar, l'Arabia Saudita (ma in seconda divisione) e pure la Malesia... Tutti gli altri tesserati per squadre del mediocre campionato giordano. 

Grande rigore tattico

Ma “Qayid”, arrivato ad Amman lo scorso 26 giugno (contatto che scadrà il 31 luglio 2026) in sostituzione dell’iracheno Adnan Hamad, nutre fiducia nei suoi “Coraggiosi” ai quali non lesina i complimenti. «Sono molto orgoglioso, c’è grande fiducia nel gruppo. Mentalmente siamo concentratissimi. Ringrazio i ragazzi per quello che hanno fatto sinora. Onestamente non pensavo potessimo andare così lontano, in fondo le sconfitte e i pareggi nelle prime amichevoli di preparazione sono servite a trovare i nuovi schemi e a temprarci. Ho apprezzato soprattutto il grande rigore tattico sciorinato contro il Tagikistan. Meritiamo pienamente di giocarci un posto in finale (ndr: contro la vincente di Qatar-Iran in programma domani) anche se i coreani sono un rivale difficile. Il mio pronostico? 'In sha Allah', se vuole Dio...".

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La telefonata del Re

E chissà che non arrivino, in caso di superamento del turno, i complimenti di Sua Maestà Abd Allah II di Giordania, figlio del famoso Re Hussein (scomparso di cancro nel 1999 all’età di 63 anni) e marito dell’affascinante regina consorte Rania nota per la sua attenzione ai diritti umani e alle cause umanitarie. Del resto il classe '69 (come Conte...) li aveva ricevuti telefonicamente, negli spogliatoi, da un altro sovrano, il Re Mohammed VI del Marocco dopo il trionfo nel penultimo Campionato delle Nazioni Africane contro il Mali (2-0) nella finale di Yaoundé... 

Giordania? Al Urdun...

Lo stadio sarà gremito di tifosi con la bandiera rosso-bianco-nero-verde e la stella a 7 punte rappresentante le prime 7 sure di apertura del Corano (i locali parteggeranno per i “fratelli arabi”), d’altronde la distanza fra Amman e Doha, le due capitali, è di circa 1.700 chilometri: praticamente come andare in auto da Torino a Palermo. Ancora meno per chi partirà da località nel sud del Paese. I fans scandiranno dagli spalti il loro reiterato incitamento “Al Urdun-Al Urdun-Al Urdun”. Che è il nome arabo della Giordania, appunto Al Urdun (Yarden in ebraico). Così come il sacro fiume Giordano (battesimo di Cristo) si chiama Nahr Al Urdun, letteralmente fiume discendente. Nessuno fino a dopo l’anno Mille ha mai pronunciato le parole Jordanie (in francese), Jordan (in inglese) o Giordania all’italiana. Fu Baldovino I di Gerusalemme, fratello di Goffredo di Buglione condottiero della Prima Crociata, a introdurre per la prima volta questo termine nella versione francese essendo nato in Belgio. S’ispirò allo storico bizantino di lingua latina Jordanes. In arabo, aramaico, ebraico e greco antico, nei relativi testi sacri nessuno ha scritto Giordano o tantomeno Giordania... Idem per la Transgiordania (in arabo Wara Al Urdun, in francese antico “Oultrejordain”) e la Cisgiordania (Shati al Gharb, riva ovest, come correttamente tradotto in inglese: West Bank, cioè la sponda occidentale del Giordano).

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Lo chiamano “Qayid” cioè il leader, il capo, il boss. Non solo i suoi giocatori, ma anche i tifosi, gli addetti ai lavori, persino i giornalisti. Il capo è uno che non sorride (quasi) mai. Un duro che impone la sua disciplina ferrea. Fuori e dentro il campo. Intransigente. Inflessibile. Severo. Più di un semplice sergente di ferro. Un ufficiale di alto grado. Per certi versi persino più “tedesco” del suo rivale odierno, Klinsmann. Dire che i suoi ragazzi lo apprezzino è una gran bugia: semmai lo detestano cordialmente però nel massimo del rispetto che si deve nutrire per il “Qayid”. Soprattutto se il capo, nella fattispecie, è un vincente.

Chi è Hussein Ammouta

Essì perché il 54enne marocchino Hussein Ammouta, ct della sorprendente Giordania semifinalista della Coppa d’Asia per la prima volta assoluta, ha conquistato il penultimo Campionato delle Nazioni Africane (febbraio 2021 in Camerun, da non confondersi con la Coppa d’Africa) alla guida del suo Marocco e in precedenza (2017) aveva alzato al cielo persino la Champions League africana con il Wydad Casablanca (sconfitti in finale i super campioni egiziani dell’Al Ahly) dopo aver centrato il titolo nazionale. E andando a ritroso nel tempo ecco nel suo personale “palmarés” un campionato, due Coppe e una Supercoppa del Qatar con l’Al Sadd nonché una Coppa delle Confederazioni africane (corrispondente alla nostra Europa League) e una Coppa del Marocco con il Fus Rabat. Per completare il quadro, quand’era giocatore (centrocampista offensivo) ha centrato con l’Al Sadd un campionato più due Coppe e una Supercoppa del Qatar. Chapeau! 

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