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Lo chiamano “Qayid” cioè il leader, il capo, il boss. Non solo i suoi giocatori, ma anche i tifosi, gli addetti ai lavori, persino i giornalisti. Il capo è uno che non sorride (quasi) mai. Un duro che impone la sua disciplina ferrea. Fuori e dentro il campo. Intransigente. Inflessibile. Severo. Più di un semplice sergente di ferro. Un ufficiale di alto grado. Per certi versi persino più “tedesco&rd
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