Pensa di aver fatto un'impresa in rapporto alla forza del girone?
«Non eravamo certo i favoriti, anzi siamo l'unica Nazionale ad aver raggiunto la fase finale degli Europei partendo da una quinta fascia. La Federazione ci ha messo a disposizione tutto quanto era necessario per dare il massimo, noi l'abbiamo dato mettendoci anche tanta voglia di stupire. Siamo partiti con 3000 spettatori e abbiamo finito con lo stadio sold out, sono soddisfazioni. Con il Portogallo abbiamo perso di misura sia all'andata, dove in casa loro abbiamo segnato due gol, sia al ritorno».
Come nasce la passione del calcio in Francesco Calzona?
«Sono nato in Calabria, ma sono toscano di adozione. Ho giocato in squadre dilettantistiche con anche un paio di presenze tra i professionisti nell'Arezzo, che rimane la mia città base. Affrontavo Sarri da avversario, un giorno la squadra in cui giocavo mi chiede di smettere e di prendere la guida tecnica. Ci provo, ma la voglia di giocare era ancora tanta. Faccio a loro il nome di Sarri, che diventa così il mio allenatore. Da allora si è creato un rapporto fortissimo e sono stato il suo vice nella sua enorme crescita professionale, dal punto più basso a quello più alto. Ho tenuto a lungo anche il lavoro di rappresentante di una ditta di caffè, ma il sogno è sempre stato quello di poter mantenere la mia famiglia con il calcio. Ci sono riuscito e sono un uomo felice».
Ha lavorato anche con Di Francesco e Spalletti, vi siete già fatti i complimenti reciproci con il ct azzurro?
«Non ancora, eravamo entrambi impegnati in partite molto delicate. Ci sentiremo sicuramente e penso anche che ci vedremo. Ma non da avversari, non voglio trovare l’Italia sul mio cammino agli Europei se non il più tardi possibile...».