Pensa che la Juventus abbia concrete chances di uscire vincente dalla “fornace” dello stadio sivigliano “Ramón Sánchez-Pizjuán”?
«Sì, certamente. Perché fra le tante motivazioni i bianconeri ne avranno una in più, fortissima: centrare la qualificazione alla finale per dedicare il successo allo sfortunato Pogba. Paul è un giocatore formidabile, lo conosco bene, siamo amici: l’ho subito chiamato dopo la lesione muscolare contro la Cremonese. Passata la frustrazione immediata per l’infortunio, è già concentrato sul recupero. Rientrerà appena possibile e tornerà ai suoi massimi livelli che sono quelli consoni a uno dei centrocampisti più forti del mondo. Io ho giocato insieme a lui e ho potuto ammirare in campo non solo le sue straordinarie doti tecniche e atletiche durante le partite, ma anche il suo modo di allenarsi, la sua irriducibilità, la sua voglia di non mollare mai. È un leader in tutti i sensi: in gara come nelle sedute d’allenamento, dove è un esempio per tutti».
In Spagna i bianconeri partono dall’1-1 risicato di Torino, gol di Gatti al 97’...
«Ma la Juve ha nel proprio DNA uno spirito guerriero e vincente. Parlo con cognizione di causa perché l’ho potuto sperimentare di persona. La rete di Gatti ne è una delle tante dimostrazioni. E inoltre l’1-1 in casa equivale a uno 0-0 perché finalmente dalla scorsa stagione è stata abrogata quella regola antiquata e antisportiva che assegnava valore doppio ai gol in trasferta in caso di parità nella differenza reti finale. L’Europa League non è la Champions, ma chi la vince va automaticamente alla fase a gruppi della Coppa più prestigiosa la stagione successiva. È molto importante per la Juventus con questa storia della penalizzazione di punti in campionato prima inflitta “online” in classifica, poi cancellata dopo tre mesi e adesso nuovamente pendente».