Senza il suo amico “Polpo” chi potrà essere il giocatore decisivo nella trasferta in Andalusia?
«Ce ne sono tanti, io ne prendo uno dal mazzo: “El Fidéo”. In passato ho giocato con Di María e posso dire che siamo di fronte a un fuoriclasse, non a caso fresco campione del mondo con l’Argentina in Qatar dopo aver conquistato la medaglia d’argento nel 2014 in Brasile. E chissà come sarebbe andata la fi nale di Rio contro la Germania se Ángel non l’avesse dovuta saltare per infortunio... Per me Di María è il campione più sottovalutato dell’ultimo decennio, un fenomeno che avrebbe sempre meritato di essere nella “top 5” mondiale».
Il suo erede Vlahovic è invece finito nell’occhio del ciclone: avvio fulminante, poi si è involuto, segna col contagocce, s’innervosisce, viene sostituito e parte spesso dalla panchina...
«Ho giocato con lui per i primi quattro mesi dell’anno scorso. Lo stimo e lo rispetto. Lui è ancora giovane, è un “millennial”, ma come carattere è un uomo fatto e fi nito. Voglio dire che non ha bisogno di maturare sotto quell’aspetto. Ha temperamento. È di indole forte. È tenace. Alla Juve vuole solo far bene e lavora duro per riuscirci. Reputo ingiuste le critiche che subisce. Quest’anno è stato tormentato dagli infortuni, dalla pubalgia. E poi a chiunque può capitare di attraversare un momento di forma meno brillante del solito. Ma le sue qualità sono indiscutibili».
La Juve cosa deve temere in particolare domani sera?
«Il Siviglia è un buonissimo collettivo, compatto, con la sua precisa fisionomia di gioco. Una squadra che lotta e che si esalta in questa competizione: “Sevilla League” scrivono i giornali spagnoli perché i biancorossi hanno conquistato 6 Europa League negli ultimi 17 anni di cui 4 nelle ultime 9 stagioni. Questo trofeo è un po’ come il loro giardino... Venderanno cara la pelle, il tifo è “caliente” come il torrido clima che già “soffoca” la capitale andalusa, l’altro ieri la temperatura massima era 32 gradi... ».