Giuntoli e "La più grande impresa dell'anno": dal Napoli alla Juve per il bis

Dopo otto stagioni con gli azzurri, e l’exploit del Carpi condotto in Serie A, il dg bianconero riceve il premio grazie alla conquista del tricolore con il club del presidente De Laurentiis

Vittoria a mani basse, quella di Cristiano Giuntoli. Nel Golden Boy 2023 impossibile tenergli testa nella categoria “La più grande impresa della stagione”. Già, perché nello scorso campionato è riuscito a far rivivere il sogno di Diego Armando Maradona a 33 anni dall’ultimo scudetto del Napoli. Perché se è vero che Osimhen è stato colui che l’ha messa in rete più volte e Luciano Spalletti l’allenatore che ne ha esaltato le potenzialità, il vero architetto dello scudetto partenopeo porta il nome e il cognome di Cristiano Giuntoli. Uomo di calcio da sempre, prima come difensore centrale tra Serie C e D, poi come dirigente di altissimo livello. Infatti dopo aver raccolto il massimo che poteva con il Carpi, che porta sino alla Serie A, ecco l’offerta irrinunciabile del Napoli.

E sotto il Vesuvio resta otto stagioni, culminando il tutto con il tricolore cucito sulle maglie di Meret e compagni. Una vittoria storica nel vero senso della parola, arrivata grazie a un lavoro di rafforzamento graduale e stratificato stagione dopo stagione. La sua esperienza napoletana inizia col post Benitez che lo vede quindi all’esordio da direttore sportivo del Napoli con Maurizio Sarri. Tre stagioni che significano, oltre a un calcio godibile e divertente, un 2° posto con 82 punti (in netto miglioramento rispetto al 5° con 62 punti del tecnico spagnolo), un 2° posto a pari merito con la Roma a quota 87 e ancora un 2° posto con 91 punti. Poi ecco il 2° posto con Ancelotti figlio di 79 punti, il 6° posto dell’annata Ancelotti-Gattuso che però regala la Coppa Italia vinta in finale contro la Juventus, quindi il 5° posto con Gattuso e infine le due annate con Spalletti, coincise con il 3° posto e lo scudetto. Scudetto che di fatto ha poi visto i saluti di Spalletti e Giuntoli perché consapevoli di aver probabilmente chiuso un ciclo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Giuntoli e il nuovo ciclo alla Juve

E per entrambi ecco la possibilità di aprirne altri, seppur a distanza, con la Nazionale, che a giugno in Germania proverà a difendere il titolo di Campione d’Europa e con la Juventus. Una Juventus nuova rispetto al passato, soprattutto quello più recente, visto che a Giuntoli la dirigenza bianconera chiede non solo di vincere ma anche in maniera sostenibile. Dunque vittorie sì, ma anche conti a posto. E per questa sua prima annata sotto la Mole l’obiettivo principale è tornare a giocare in Champions League, quindi chiudere tra le prime quattro anche se si sa che l’appetito vien mangiando, soprattutto con una classifica come quella attuale. La ricetta che Giuntoli ha in mente per la Juventus si basa sugli ingredienti che lo hanno portato a stracciare la concorrenza quando era al Napoli.

Attenzione trasversale su tutti i settori contigui alla squadra, grande autonomia al tecnico, ricerca di talenti a costi contenuti per alzare il tasso tecnico della rosa senza alterare i conti della società (il Napoli che ha vinto il tricolore ha contribuito all’utile di bilancio da una ottantina di milioni di euro!) e gestione delle problematiche ispirandosi l concetto di misura. Al Napoli ha portato, pagandoli poco, una serie di giocatori diventati campioni in azzurro: Di Lorenzo, Lobotka, Lozano, Politano, Raspadori, Simeone, Anguissa, Kim, Osimhen e Kvaratskhelia. Capito perché la Juventus ha voluto Cristiano Giuntoli come architetto delle prossime vittorie? Se arriveranno, per lui tifoso juventino da sempre, cresciuto a pane e articoli di Vladimiro Caminiti, avranno un sapore speciale.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Vittoria a mani basse, quella di Cristiano Giuntoli. Nel Golden Boy 2023 impossibile tenergli testa nella categoria “La più grande impresa della stagione”. Già, perché nello scorso campionato è riuscito a far rivivere il sogno di Diego Armando Maradona a 33 anni dall’ultimo scudetto del Napoli. Perché se è vero che Osimhen è stato colui che l’ha messa in rete più volte e Luciano Spalletti l’allenatore che ne ha esaltato le potenzialità, il vero architetto dello scudetto partenopeo porta il nome e il cognome di Cristiano Giuntoli. Uomo di calcio da sempre, prima come difensore centrale tra Serie C e D, poi come dirigente di altissimo livello. Infatti dopo aver raccolto il massimo che poteva con il Carpi, che porta sino alla Serie A, ecco l’offerta irrinunciabile del Napoli.

E sotto il Vesuvio resta otto stagioni, culminando il tutto con il tricolore cucito sulle maglie di Meret e compagni. Una vittoria storica nel vero senso della parola, arrivata grazie a un lavoro di rafforzamento graduale e stratificato stagione dopo stagione. La sua esperienza napoletana inizia col post Benitez che lo vede quindi all’esordio da direttore sportivo del Napoli con Maurizio Sarri. Tre stagioni che significano, oltre a un calcio godibile e divertente, un 2° posto con 82 punti (in netto miglioramento rispetto al 5° con 62 punti del tecnico spagnolo), un 2° posto a pari merito con la Roma a quota 87 e ancora un 2° posto con 91 punti. Poi ecco il 2° posto con Ancelotti figlio di 79 punti, il 6° posto dell’annata Ancelotti-Gattuso che però regala la Coppa Italia vinta in finale contro la Juventus, quindi il 5° posto con Gattuso e infine le due annate con Spalletti, coincise con il 3° posto e lo scudetto. Scudetto che di fatto ha poi visto i saluti di Spalletti e Giuntoli perché consapevoli di aver probabilmente chiuso un ciclo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Loading...
1
Giuntoli e "La più grande impresa dell'anno": dal Napoli alla Juve per il bis
2
Giuntoli e il nuovo ciclo alla Juve