TORINO - Benoit Cauet, dopo Pogba, Martial e Mbappé ecco un altro francese a sollevare il premio del Golden Boy. Ci spiega qual è il vostro segreto? Perché riuscite a sfornare molti più talenti di noi? "Per trovare la risposta bisogna tornare indietro, agli anni ‘70: è lì che la Francia ha iniziato progettare davvero, con l’istituzione dei primi centri di formazione. Nel decennio successivo, poi, sono cambiate le modalità di insegnamento: si è cercato di insistere perché i nostri giovani diventassero autonomi tecnicamente, con programmi di allenamento individuali. I giocatori dovevano imparare a essere indipendenti, a saper leggere ogni situazione. Completi, insomma. E oggi ne stiamo traendo i frutti. Doué è un ragazzo incredibile: lo ha dimostrato negli ultimi mesi, specie nella finale di Champions dove si è rivelato per distacco il migliore in campo. Si meritava questo premio".
E che mi dice della vostra identità calcistica? In Francia si gioca sempre alla stessa maniera? "No, ora da noi il calcio è completamente diverso, e il merito va attribuito alla globalizzazione. Prima ogni paese europeo aveva la sua cultura calcistica. Oggi non ci sono grosse differenze tra come si gioca in Italia, in Spagna o in Inghilterra… I principi di gioco ormai sono fondamentalmente gli stessi".

Cauet: "A Parigi i ragazzi giocano ancora per strada"
Fino a qualche anno fa era il Brasile, in particolare San Paolo, il luogo in cui si produceva il maggior numero di talenti. Ora la geografia è cambiata: a farla da padrone è Parigi. Basta guardare i numeri del mondiale in Qatar per rendersene conto. Come se lo spiega? "Lì si gioca ancora per strada. Sta tutto lì. Il calcio è sempre stato uno degli sport più popolari e utili in termini di aggregazione. In Italia oggi sotto questo punto di vista ci sono delle mancanze: sono sempre di meno i ragazzini che scelgono di rincorrere un pallone. E questo incide tantissimo. Per strada i ragazzi, misurandosi quotidianamente, sviluppano delle qualità individuali notevoli".
E allora ci dia un indizio sui papabili vincitori delle prossime edizioni del Golden Boy. "Beh, la generazione francese del 2008 è già pronta. Stanno spingendo tantissimo nei rispettivi club. Ce ne sono davvero tanti di talenti. Deschamps, o chi verrà dopo di lui, avrà un bel bacino da cui pescare…".
