Italia, Buffon si presenta: il ricordo di Vialli e la chiamata con Bonucci

La conferenza stampa di presentazione dell'ex portiere della Juventus come nuovo Capo Delegazione degli Azzurri

Gianluigi Buffon è il nuovo Capo Delegazione dell'Italia. Dopo aver lasciato il calcio giocato, l'ex portiere della Juventus ha deciso di accettare l'offerta della Nazionale italiana in un ruolo molto importante.

Sarà "la figura che rappresenta il punto di riferimento per i calciatori, soprattutto i più giovani; il custode dell’identità, dei valori e della storia della Nazionale; la guida fuori dal campo per tutta la delegazione, in grado di unire il gruppo e agevolare il rapporto tra calciatori e staff organizzativo; il rappresentante della Squadra e della Federazione, in assenza del Presidente, nelle occasioni ufficiali" come riportato sul sito della Figc

La conferenza stampa di Buffon

Buffon si è presentato in conferenza stampa come nuovo Capo Delegazione dell'Italia. "Sono molto felice, ringrazio tutta la famiglia azzurra e il ct per la grande fiducia che hanno riposto in me. Non era scontato immaginare che una figura come la mia potesse essere di miglioramento in un nuovo percorso. Sono orgoglioso e questo mi stimola. Torno in un ambiente che conosco bene anche in questa nuova veste. Il motivo del mio ruolo è quello di mettere un piccolo mattoncino per il nostro futuro" sono le prime parole di Buffon da nuovo capo delegazione azzurro. L'ex portiere della Juve ha aggiunto: "Non ho rimpianti con la maglia azzurra. Fare gare d'addio è una cosa che non mi va perché malinconico, quando io chiudo devo pensare al futuro: si va avanti. È stato bellissimo, ora arriva una nuova avventura. Per quanto riguarda i giovani, è molto importante la conoscenza della storia per poterla apprezzare. Io sono nato e cresciuto con il mito di Paolo Rossi, Zoff e gli azzurri dell'82, con i racconti di mio padre. Venire a Coverciano e vedere Riva per me era come vedere un monumento perché me l'aveva passato la mia famiglia. I giovani si possono appassionare così, oltre avendo una Nazionale bellissima e vincente".

 

 

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Le parole di Buffon

Sui portieri azzurri: "Giovani portieri? Negli ultimi 3-4 anni vivaio è cresciuto molto: ce ne sono 5-6 di livello elevatissimo. Non parlo di Donnarumma che ormai è consacrato tra i primi al mondo. Tutti hanno fatto un percorso importante, da Vicario a Provedel e Meret, che ha aiutato il Napoli a vincere lo Scudetto. Falcone, Di Gregorio... ce ne sono molti che stanno dimostrando affidabilità. Carnesecchi non sta giocando al momento ma il campionato è lungo. Questo ci fa ben sperare". Su Donnarumma: "Gigio l'ho visto in tv, l'ho visto crescere anche attraverso sbagli, che spesso insegnano di più. Ormai è sulla strada della maturità".

 

Su Spalletti ct dell'Italia

Su Spalletti: "Italia calcio minore? Non ne avverto il rischio, nonostante gli alti e bassi che storicamente l'Italia ha. Arriviamo da non qualificazione al Mondiale ma anche da vittoria all'Europeo. La verità sta nel mezzo. In questi giorni ho avuto la fortuna di stare vicino al presidente Gravina e al ct Spalletti con il suo staff. Ho sentito parlare di concetti, emozioni, valori che per me sono imprescindibili se si vuole arrivare a un obiettivo minimo, perché poi ci sono anche gli avversari da considerare. Ho la sensazione che l'Italia abbia trovato l'uomo giusto al momento giusto".

 

Buffon, il ritiro e Vialli

Il ritiro dal calcio giocato: "Chiudere la carriera? Smettere non è stato difficile, l'età era giusta. Mi ero dato l'ultima stagione di prova, ero arrivato in ottimo stato psico fisico e sono riuscito a farmi male. Quello era il segnale che la vita mi stava dando. Non aveva senso andare avanti". Su Vialli: "Il ricordo è immenso, avevamo un rapporto straordinario anche fuori dal campo e negli anni continuavamo a scambiarci le maglie. C'era condivisione totale con lui. Pensare di essere subito al suo pari sarebbe sbagliato, ognuno di noi ha un suo passato e un suo percorso attraverso cui matura e riesce a darsi delle risposte che da giovane non hai. Poter venire qui per riproporre Vialli sarebbe sbagliato perché non ne sono all'altezza. Io sarò quello che sono sempre stato".

 

 

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Buffon e il mancato (sesto) Mondiale

Buffon ha poi spiegato: "Chiudere il cerchio dopo la sera di Milano? È un cruccio non aver fatto il sesto Mondiale, avrei fatto qualcosa di più unico che raro. Ma la vita è stata così benevola nei miei confronti che mi ha ripagato di quel piccolo dispiacere. Sono cose che un uomo di sport deve saper accettare, a volte ci ripensi ma io credo di essere stato un altruista. Andare a disputare 6 Mondiali forse mi avrebbe fatto stare a disagio, mi piace condividere i traguardi. Chiudere il cerchio dopo la sera di Milano? È un cruccio non aver fatto il sesto Mondiale, avrei fatto qualcosa di più unico che raro. Ma la vita è stata così benevola nei miei confronti che mi ha ripagato di quel piccolo dispiacere. Sono cose che un uomo di sport deve saper accettare, a volte ci ripensi ma io credo di essere stato un altruista. Andare a disputare 6 Mondiali forse mi avrebbe fatto stare a disagio, mi piace condividere i traguardi".

Su Bonucci, Mancini e l'Italia del 2006

Su Bonucci: "Quest'estate ci siamo sentiti, ora devo mandargli un messaggio dopo l'approdo all'Union Berlin. La sua è una scelta ponderata di chi è abituato a lottare e a raggiungere traguardi dandosi da fare. Questo è qualcosa che gli va riconosciuto e l'aspetto bello di un campione di 36 anni che affronta l'ultima sfida con i disagi del caso. Ma la motivazione è talmente alta che gli permette di fare tutto, è quello che prenderei di positivo. Se lo vedo in Nazionale? Non ho nemmeno i titoli per poterlo dire, sono qui da 10 minuti". Sull'addio di Mancini: "La scelta di Mancini? Cosa volete che vi dica, hanno già parlato il presidente e il ct. È una scelta inaspettata alla quale però la Federazione ha dato delle risposte molto celeri e convincenti. Questa è la cosa che più interessa al mondo azzurro". Infine, sull'Italia campione del mondo 2006: "L'Italia che mi ha rappresentato di più? Quella del 2006 era un'Italia solidale, altruista che si sarebbe spera fino alla fine per il compagno in qualsiasi situazione. Anche quella del 2012, quando siamo arrivati secondi all'Europeo, ma anche quella del 2016 con Conte: non fu quella la più bella o la più forte, ma ha saputo emozionare la gente. E anche oggi, come ha detto Spalletti, l'obiettivo è rendere orgoglioso il tifoso di essere rappresentato da questa squadra".

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Gianluigi Buffon è il nuovo Capo Delegazione dell'Italia. Dopo aver lasciato il calcio giocato, l'ex portiere della Juventus ha deciso di accettare l'offerta della Nazionale italiana in un ruolo molto importante.

Sarà "la figura che rappresenta il punto di riferimento per i calciatori, soprattutto i più giovani; il custode dell’identità, dei valori e della storia della Nazionale; la guida fuori dal campo per tutta la delegazione, in grado di unire il gruppo e agevolare il rapporto tra calciatori e staff organizzativo; il rappresentante della Squadra e della Federazione, in assenza del Presidente, nelle occasioni ufficiali" come riportato sul sito della Figc

La conferenza stampa di Buffon

Buffon si è presentato in conferenza stampa come nuovo Capo Delegazione dell'Italia. "Sono molto felice, ringrazio tutta la famiglia azzurra e il ct per la grande fiducia che hanno riposto in me. Non era scontato immaginare che una figura come la mia potesse essere di miglioramento in un nuovo percorso. Sono orgoglioso e questo mi stimola. Torno in un ambiente che conosco bene anche in questa nuova veste. Il motivo del mio ruolo è quello di mettere un piccolo mattoncino per il nostro futuro" sono le prime parole di Buffon da nuovo capo delegazione azzurro. L'ex portiere della Juve ha aggiunto: "Non ho rimpianti con la maglia azzurra. Fare gare d'addio è una cosa che non mi va perché malinconico, quando io chiudo devo pensare al futuro: si va avanti. È stato bellissimo, ora arriva una nuova avventura. Per quanto riguarda i giovani, è molto importante la conoscenza della storia per poterla apprezzare. Io sono nato e cresciuto con il mito di Paolo Rossi, Zoff e gli azzurri dell'82, con i racconti di mio padre. Venire a Coverciano e vedere Riva per me era come vedere un monumento perché me l'aveva passato la mia famiglia. I giovani si possono appassionare così, oltre avendo una Nazionale bellissima e vincente".

 

 

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