Donnarumma va rigenerato mentalmente: Italia, ci pensa Buffon!

La punizione che ha portato il pareggio alla Macedonia del Nord ha anche aperto la prima vera emergenza dell’era Spalletti: la scelta del portiere

TORINO-  Sarà la prima emergenza con cui dovrà confrontarsi Gigi Buffon nella sua nuova veste di capo delegazione/team manager azzurro: rimettere insieme i cocci e infondere una rinnovata fiducia a Gigio Donnarumma, suo erede (già ampiamente) designato tra i pali della Nazionale ora alle prese con una bufera di critiche dopo il gol subito sabato sera a Skopje contro la Macedonia. La reattività e la posizione alle spalle della barriera hanno indubbiamente sollevato qualche (legittima) perplessità e quindi sollevato dubbi circa il percorso di crescita che sta compiendo il portiere del Psg. Crescita, sì, perché nonostante ci si sia ormai abituati a vederlo si campi, stiamo discorrendo di un portiere con soli 24 anni nonostante sia già considerato un veterano con le sue 9 stagioni da titolare sulle spalle. Quello lì, però, pesa assai perché si porta appresso il ricordo del tiro di Tarkowskij a Palermo: sorprendete, sì, ma da uno con le doti di “Gigio” ci sia sarebbe potuti attendere una maggiore reattività. I rigori parati a Wembley durante l’Europeo contro la Spagna prima e contro l’Inghilterra poi in finale contano sì, ma ormai il giusto.

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In questo momento, infatti, nel tribunale del popolo prevalgono le perplessità circa l’affidabilità di un portiere dalle indubbie qualità che, però, soprattutto da quando è passato al Psg non e migliorato dal punto di vista tecnico. Il periodo maggiormente negativo è stato quello dell’anno scorso, con le responsabilità nella sconfitta per 5-2 contro la Germania e altre sviste assortite. A metterci il carico, poi, domani al “Meazza” contro l’Ucraina contribuirà anche l’aspetto ambientale: chi non ricorda la prima partita in azzurro successiva al passaggio dal Milan al Psg? Era la final four di Nation League del 5 ottobre 2021 e Donnarumma fu subissato di fischi dai tifosi rossoneri fin dalla lettura delle formazioni. Per Luciano Spalletti si tratta indubbiamente di un problema in più da risolvere, nel gran ginepraio che sta diventando la sfida contro l’Ungheria

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© RIPRODUZIONE RISERVATA

Spalletti e le alternative a Donnarumma

Le alternative a disposizione del ct non sono banali: da Alex Meret (che Spalletti conosce benissimo per aver condiviso la cavalcata scudetto) a Ivan Provedel (che Buffon ha battezzato come miglior portiere italiano della scorsa stagione) fino a Guglielmo Vicario che anche in Premier ha confermato tutte le sue qualità che tanto mancano, invece, all’Empoli malinconicamente ultimo in classifica. Le alternative, insomma, ci sono eccome ma è tutt’altro che semplice, per Spalletti, procedere a un cambiamento che avrebbe il sapore di una bocciatura nei confronti dello stesso Donnarumma. I colloqui, in ogni caso, ci saranno e il ct cercherà di capire lo stato d’animo del portiere che, peraltro, potrebbe anche indossare la fascia da capitano nel caso in cui si dovesse procedere a un cambio in attacco con l’alternanza tra Immobile e Raspadori (più difficile Retegui): il portiere del Psg sarebbe il giocatore in campo con più presenze.

Le valutazioni, insomma, sono in corso e comunque Donnarumma ha ribadito che non è assolutamente preoccupato nè dalle pressioni di San Siro, nè dalla dinamica della rete subita a Skopje. Una dinamica che autorizza qualche carico di responsabilità nei confronti del portiere e che chiama lo stesso Donnarumma a una prova di riscatto. Poi certo, se un gol su punizione come quello di Bardhi lo avesse segnato un azzurro, ora staremmo qui celebrare il nuovo Cristiano Ronaldo che beffa un’incolpevole portiere. Parafrasando Gaber: non solo i partiti scivolano, “slitten”, slittano. Anche i giudizi: a seconda degli umori e delle appartenenze. E dalla parte dalla quale arriva il tiro.

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TORINO-  Sarà la prima emergenza con cui dovrà confrontarsi Gigi Buffon nella sua nuova veste di capo delegazione/team manager azzurro: rimettere insieme i cocci e infondere una rinnovata fiducia a Gigio Donnarumma, suo erede (già ampiamente) designato tra i pali della Nazionale ora alle prese con una bufera di critiche dopo il gol subito sabato sera a Skopje contro la Macedonia. La reattività e la posizione alle spalle della barriera hanno indubbiamente sollevato qualche (legittima) perplessità e quindi sollevato dubbi circa il percorso di crescita che sta compiendo il portiere del Psg. Crescita, sì, perché nonostante ci si sia ormai abituati a vederlo si campi, stiamo discorrendo di un portiere con soli 24 anni nonostante sia già considerato un veterano con le sue 9 stagioni da titolare sulle spalle. Quello lì, però, pesa assai perché si porta appresso il ricordo del tiro di Tarkowskij a Palermo: sorprendete, sì, ma da uno con le doti di “Gigio” ci sia sarebbe potuti attendere una maggiore reattività. I rigori parati a Wembley durante l’Europeo contro la Spagna prima e contro l’Inghilterra poi in finale contano sì, ma ormai il giusto.

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In questo momento, infatti, nel tribunale del popolo prevalgono le perplessità circa l’affidabilità di un portiere dalle indubbie qualità che, però, soprattutto da quando è passato al Psg non e migliorato dal punto di vista tecnico. Il periodo maggiormente negativo è stato quello dell’anno scorso, con le responsabilità nella sconfitta per 5-2 contro la Germania e altre sviste assortite. A metterci il carico, poi, domani al “Meazza” contro l’Ucraina contribuirà anche l’aspetto ambientale: chi non ricorda la prima partita in azzurro successiva al passaggio dal Milan al Psg? Era la final four di Nation League del 5 ottobre 2021 e Donnarumma fu subissato di fischi dai tifosi rossoneri fin dalla lettura delle formazioni. Per Luciano Spalletti si tratta indubbiamente di un problema in più da risolvere, nel gran ginepraio che sta diventando la sfida contro l’Ungheria

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