Napoli-Juventus, l’analisi tattica: cosa deve fare Allegri per battere Spalletti

Osimhen è l’arma per superare il pressing e aprire varchi per i compagni: ecco tutte le chiavi per comprendere al meglio la super sfida del Maradona
Napoli-Juventus, l’analisi tattica: cosa deve fare Allegri per battere Spalletti© LAPRESSE

Primo in classifica con quarantaquattro punti conquistati in diciassette giornate. Miglior attacco del campionato (39 reti fatte) e seconda miglior difesa (13 gol incassati). Un gioco vincente e convincente. Con questi numeri e queste premesse il Napoli si appresta allo scontro diretto contro una Juventus che sta velocemente riguadagnando posizioni su posizioni.

Che squadra è il Napoli

Quella costruita da Luciano Spalletti nel Golfo è una macchina formidabile. Il tecnico toscano ha infatti a disposizione un gruppo che sta interpretando al meglio il calcio posizionale proposto da Spalletti in questa fase della sua carriera come allenatore. Il Napoli è una squadra che maneggia con padronanza i concetti di spazio e movimento. In fase di possesso l’undici azzurro ha come obiettivo quello di andare a riempire determinate zone di campo per manipolare il sistema difensivo rivale. Queste zone sono essenzialmente quelle di rifinitura centrale (fra difesa e centrocampo avversario), quelle di ampiezza (lungo le corsie esterne) e quelle in profondità (attraverso l’attacco alle spalle dell’ultima linea difensiva). Per far ciò, i calciatori effettuano continui movimenti e rotazioni per andare a riempire e svuotare questi spazi, occupandoli o liberandoli. Nella ricerca di questo sviluppo offensivo il Napoli di Spalletti è molto paziente: non a caso si tratta dell’undici che ha il possesso palla medio più alto del campionato (60.6%), di quello le cui azioni d’attacco hanno la maggior durata (11.22 secondi il tempo medio) e di quello che effettua più passaggi per sequenza offensiva (4.23).

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I due giocatori più importanti

All’interno di questa struttura due elementi su tutti hanno assunto una importanza capitale. Si tratta di Osimhen e di Lobotka. L’attaccante nigeriano non è soltanto il cannoniere della squadra e della massima serie (10 gol segnati finora), ma anche l’arma tattica che il Napoli può usare sia per superare in modo diretto il pressing (lanciandolo direttamente in profondità) sia per allungare gli avversari aprendo varchi nella zona di rifinitura, da occupare poi con gli altri invasori. Da parte sua Lobotka è invece il metronomo del Napoli, l’ennesimo play sul quale Spalletti ha avuto un impatto positivo (dopo i vari Pizarro, Pjanic, Brozovic). Il ventottenne centrocampista slovacco registra una precisione nei passaggi del 94.1%, risultando il terzo calciatore del torneo per passaggi chiave (77) cioè passaggi utili a superare almeno una linea difensiva.

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Che cosa deve fare la Juve

Di fronte nella sfida del Maradona il Napoli capolista si troverà però una Juventus in grande forma, reduce da un filotto di 8 vittorie consecutive, tutte concluse con un clean sheet (cioè a porta inviolata). A contribuire alla costruzione di questa striscia ha certamente concorso Wojciech Szczesny. Il portiere polacco è infatti il miglior numero 1 del campionato in termini di gol evitati (rispetto a quelli che avrebbe dovuto subire in basa alla qualità dei tiri nello specchio affrontati), con un dato di 3.1. Per continuare a mantenere questa inviolabilità della propria porta, i bianconeri dovranno cercare di difendersi in modo compatto, con le linee strette, senza concedere al Napoli lo spazio compreso fra difesa e centrocampo e senza lasciare ai partenopei la possibilità di lanciare in verticale Osimhen. L’obiettivo prioritario della Juve in fase difensiva rimane quello di inaridire il palleggio napoletano, rendendolo orizzontale e sterile, forzando gli uomini di Spalletti all’interno di una struttura posizionale più statica di quella che invece sono soliti utilizzare. Quando poi sarà la Juventus ad attaccare, la formazione di Allegri dovrà rompere la pressione partenopea sfruttando le qualità in campo aperto dei vari Kostic, Rabiot e Di Maria.

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Primo in classifica con quarantaquattro punti conquistati in diciassette giornate. Miglior attacco del campionato (39 reti fatte) e seconda miglior difesa (13 gol incassati). Un gioco vincente e convincente. Con questi numeri e queste premesse il Napoli si appresta allo scontro diretto contro una Juventus che sta velocemente riguadagnando posizioni su posizioni.

Che squadra è il Napoli

Quella costruita da Luciano Spalletti nel Golfo è una macchina formidabile. Il tecnico toscano ha infatti a disposizione un gruppo che sta interpretando al meglio il calcio posizionale proposto da Spalletti in questa fase della sua carriera come allenatore. Il Napoli è una squadra che maneggia con padronanza i concetti di spazio e movimento. In fase di possesso l’undici azzurro ha come obiettivo quello di andare a riempire determinate zone di campo per manipolare il sistema difensivo rivale. Queste zone sono essenzialmente quelle di rifinitura centrale (fra difesa e centrocampo avversario), quelle di ampiezza (lungo le corsie esterne) e quelle in profondità (attraverso l’attacco alle spalle dell’ultima linea difensiva). Per far ciò, i calciatori effettuano continui movimenti e rotazioni per andare a riempire e svuotare questi spazi, occupandoli o liberandoli. Nella ricerca di questo sviluppo offensivo il Napoli di Spalletti è molto paziente: non a caso si tratta dell’undici che ha il possesso palla medio più alto del campionato (60.6%), di quello le cui azioni d’attacco hanno la maggior durata (11.22 secondi il tempo medio) e di quello che effettua più passaggi per sequenza offensiva (4.23).

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