
Con la doppietta al Milan, Teun Koopmeiners ha regalato la semifinale di Coppa Italia all’Atalanta. Ennesima prova di forza del centrocampista olandese che nella scorsa stagione in nerazzurro ha compiuto il salto di qualità e quest’anno procede verso la definitiva consacrazione, prima che incomba il mercato e possa trasferirsi in un top club. Già l’estate scorsa il Napoli aveva offerto 48 milioni, ma i Percassi avevano risposto picche. A giugno ci proverà la Juventus ad accaparrarsi il Generale, il soprannome con cui Koopmeiners è conosciuto in tutti gli spogliatoi. «È quello che si prende le responsabilità, calcia i rigori e le punizioni. Un comandante del centrocampo». Del resto è un combattente dalla nascita: battezzato Teun, letteralmente «colui che combatte», è venuto al mondo a Castricum, «accampamento», a pochi chilometri da Amsterdam. Ma non ha mai giocato nell’Ajax, anzi. È un rimpianto dei Lancieri: quando gli scout fecero il suo nome e la dirigenza propose un’offerta alla famiglia, lui era già dell’AZ Alkmaar, che non ha mai lasciato tra vivaio, Under 19 e prima squadra.
Koopmeiners, lo sport nel Dna
Ha cominciato come difensore centrale poi la svolta con il tecnico John van den Brom, che ha avuto l’intuizione di spostarlo al centro del campo e l’ha reso leader tecnico della squadra. Lo sport è comunque nel suo dna: suo padre Remco giocava a baseball e con lui da piccolo Teun trascorreva ore ed ore a calciare i rigori con il sinistro. L’impostazione del gioco è il piatto forte della casa, ma la sua vera dote sono appunto i calci piazzati: spesso in gol su punizione, è un rigorista nato. Per 36 volte si è presentato dagli 11 metri e per 31 è riuscito a ipnotizzare il portiere.