"Così è tutto condannabile, anche gli insulti ai serbi e alle madri"
Acerbi ha poi proseguito facendo riferimento a ciò che solitamente succede in campo, dando un po' l'impressione di relativizzare la questione e di non aver compreso del tutto la portata del problema: "Zona franca? Non dovrebbe esserlo. Se l’arbitro dovesse scrivere con carta e penna tutto quello che sente, dovrebbe correre con lo zaino. Però finisce sempre lì, altrimenti diventa tutto condannabile, anche gli insulti ai serbi, agli italiani, alle madri".
Poi ha aggiunto: "Non sono una persona razzista: il mio idolo era George Weah e quando mi fu trovato il tumore ricevetti una telefonata a sorpresa da lui che ancora oggi mi emoziona. Si sta solo umiliando una persona, massacrando e minacciando la sua famiglia, ma per che cosa? Per una cosa che era finita lì e nella quale la discriminazione razziale non c’entra nulla".