Buffon e il razzismo nel calcio: "Acerbi-Juan Jesus? L'importante è che..."

L'ex portiere della Juventus e capo delegazione della Nazionale ha toccato diversi temi: il suo ruolo in Federazione, il razzismo nel calcio e il difficile momento che sta vivendo Osvaldo

Gianluigi Buffon, ritiratosi dal calcio giocato nella scorsa estate, ha toccato diversi temi su Rai 2 a "Stasera c'è Cattelan". La leggenda della Juventus e non solo ha iniziato scherzando sull'alimentazione: "Carbonara? Non la mangio più, bisogna porsi dei limiti..." per poi aggiungere: "Sto molto bene fisicamente, sono 9 mesi che non faccio nulla di atletico. Ne avevo le scatole piene di fare sport, magari nei prossimi mesi ricomincerò a sistemarmi". Sul suo nuovo ruolo di capo delegazione con l'Italia: "Mi piace il ruolo, ho ringraziato la Federazione per avermi scelto. È molto divertente, stai sempre in mezzo ai ragazzi e fai da filtro tra l'ambiente. Poi bisogna fare le veci del Presidente quando non c'è. Io in spogliatoio non parlavo spesso, ma quando parlavo seriamente gli altri mi stavano a sentire. Nazionale? Sono ragazzi serissimi, affidabili e umili. Sono contento di poter fare questo Europeo insieme a loro, ho la certezza che con Spalletti e con dei ragazzi così di brutte figure non ne faremo. Siamo in ottime mani".

Buffon, il ruolo di Vialli e Riva

Successivamente Buffon ha aggiunto: "In questi anni ci sono stati alti e bassi, questo non ci fa capire a che punto siamo veramente. La verità sta nel mezzo. I due Mondiali non giocati? Speriamo sia qualcosa di irripetibile, il calcio è cambiato tanto e ora le squadre che prima si chiamavano 'materasso' sono cresciute tanto. Prendere il ruolo di Vialli è stata una grande gioia, prima ancora era stato di Riva. Avevo una stima e un rapporto stretto con entrambi, prendere il loro testimone è stato un orgoglio. Per me loro sono stati due esempi iconici, due miti per il loro essere calciatori e non solo. Cercare di farli rimpiangere il meno possibile mi responsabilizza molto".

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Buffon, l'Italia e Sinner

Poi, sull'incontro della Nazionale con Sinner: "Il ragazzo mi è piaciuto tantissimo. Semplice, sicuro e determinato, oltre che consapevole di essere un campione. Nonostante questo, vive tutto con la semplicità di chi sa di non fare nulla di speciale. Va in campo e mostra ciò che Madre Natura gli ha dato e che lui ha alimentato. Lui ora è un'icona del tennis mondiale, deve spronare i ragazzi affinché ognuno di loro possa ricercare la perfezione". Sui talenti inespressi: "L'ambiente nel quale si vive e si lavora può incidere. Per stare continuamente a certi livelli la più grande qualità che devi avere è la perseveranza e la voglia di migliorarsi sempre, voler arrivare alla perfezione pur sapendo che non esiste. Si lavora per quello, questo continuo gioco stanca e logora il cervello, non è facile". 

Buffon, Acerbi-Juan Jesus e il razzismo

L'ex portiere ha commentato anche il caso Acerbi-Juan Jesus parlando del tema inerente al razzismo: "Lo stadio viene considerato una zona franca in cui ognuno si sente in diritto di sfogare le proprie frustrazioni. Il percorso per battere il razzismo è lungo, ma qualche risultato positivo negli anni si è visto. Poi si ricade in qualche errore e qualche polemica, l'importante è che uno sbaglio deve essere fatto in buona fede e senza aver avuto la volontà di ferire realmente qualcuno, perchè a quel punto sarebbe molto grave. In linea di massima negli stadi e non solo si cerca di destabilizzare l'avversario rendendolo più debole, cercando di colpirlo in un nervo scoperto. Questa è una scorrettezza, la sportività dovrebbe essere un'altra cosa e dovrebbe vincere chi è il migliore, non chi adopera mezzi per crearsi vantaggi".

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Buffon, le parole su Osvaldo

Buffon ha successivamente parlato della complessa situazione di Osvaldo: "Non va sempre tutto nel verso giusto. Ognuno di noi ha una propria intimità e sensibilità, conducendo una vita che può darti soddisfazione o farti soffrire. Sono contento che Osvaldo abbia espresso pubblicamente questa sua difficoltà. Spesso le persone con questo tipo di problema si chiudono e implodono. Lui ha fatto il primo passo per poter guarire".

Buffon: "Ora cerco motivazioni"

Infine Gigi ha concluso: "Ogni tanto si pensa di poter giocare ancora ma non si può dire... Il vero problema è che a una certa età i guai fisici ti lasciano fuori. Con la testa ce la puoi fare, ma nell'arco di una stagione resteresti sempre fuori. In questo momento non ho proprio voglia di giocare, per 30 e più anni ho fatto la stessa vita e ora probabilmente sono arrivato ad un punto di saturazione. Ho bisogno di trovare motivazioni e il desiderio di cambiare".

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Gianluigi Buffon, ritiratosi dal calcio giocato nella scorsa estate, ha toccato diversi temi su Rai 2 a "Stasera c'è Cattelan". La leggenda della Juventus e non solo ha iniziato scherzando sull'alimentazione: "Carbonara? Non la mangio più, bisogna porsi dei limiti..." per poi aggiungere: "Sto molto bene fisicamente, sono 9 mesi che non faccio nulla di atletico. Ne avevo le scatole piene di fare sport, magari nei prossimi mesi ricomincerò a sistemarmi". Sul suo nuovo ruolo di capo delegazione con l'Italia: "Mi piace il ruolo, ho ringraziato la Federazione per avermi scelto. È molto divertente, stai sempre in mezzo ai ragazzi e fai da filtro tra l'ambiente. Poi bisogna fare le veci del Presidente quando non c'è. Io in spogliatoio non parlavo spesso, ma quando parlavo seriamente gli altri mi stavano a sentire. Nazionale? Sono ragazzi serissimi, affidabili e umili. Sono contento di poter fare questo Europeo insieme a loro, ho la certezza che con Spalletti e con dei ragazzi così di brutte figure non ne faremo. Siamo in ottime mani".

Buffon, il ruolo di Vialli e Riva

Successivamente Buffon ha aggiunto: "In questi anni ci sono stati alti e bassi, questo non ci fa capire a che punto siamo veramente. La verità sta nel mezzo. I due Mondiali non giocati? Speriamo sia qualcosa di irripetibile, il calcio è cambiato tanto e ora le squadre che prima si chiamavano 'materasso' sono cresciute tanto. Prendere il ruolo di Vialli è stata una grande gioia, prima ancora era stato di Riva. Avevo una stima e un rapporto stretto con entrambi, prendere il loro testimone è stato un orgoglio. Per me loro sono stati due esempi iconici, due miti per il loro essere calciatori e non solo. Cercare di farli rimpiangere il meno possibile mi responsabilizza molto".

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