Inter arrabbiata, arbitri ma non solo: senza fame lo Scudetto vola via

Troppo evidente la differenza nel rendimento della squadra di Inzaghi in Serie A rispetto all'anno scorso e a quanto dimostrato in Champions

MILANO - Uno scudetto... buttato. Perché al netto della rabbia contro gli arbitri che approfondiamo a parte, ci sono dei dati incontrovertibili che non possono che far arrabbiare l'Inter con sé stessa. Ed è questa l'atmosfera che si respirava ieri ad Appiano. L’Inter è la squadra più forte del campionato, lo hanno dichiarato tutti gli avversari, per ultimo Baroni, lo ha dimostrato col suo percorso in Champions. A tratti la formazione di Simone Inzaghi ha mostrato il miglior gioco della Serie A, ha in organico giocatori che altri si sognano.

In Champions "fame" superiore

E soprattutto ha avuto più volte lo scudetto in mano, gettandolo al vento per distrazioni o un atteggiamento non paragonabile a quello mostrato nell’annata scorsa, quando i nerazzurri avevano una "fame" superiore, una voglia di sovrastare gli avversari e agguantare la seconda stella che non si è quasi mai rivista in questo campionato. Vuoi per lo spirito di rivalsa per la finale persa nel 2023 col Manchester City, vuoi per la consapevolezza di molti elementi della rosa di essere all’ultima occasione della carriera in Europa, la vera Inter in questo ’24-25 si è vista soprattutto in Champions, dove la soglia di attenzione è sempre stata alta, così come l’animus pugnandi rimarcato in quasi tutte le partite, Bayern Monaco e Barcellona su tutte.

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Inter, le rimonte subite

Solo per restare alla gara contro la Lazio, match in cui Inzaghi ha inserito di nuovo i titolari dopo aver lasciato spazio alle seconde linee contro Verona e Torino, l’Inter ha fatto vedere in alcuni tratti della partita che, schiacciando sull’acceleratore, avrebbe potuto mettere alle corde la Lazio - battuta 6-0 all’Olimpico all’andata -, invece a volte ha tirato il freno e i biancocelesti hanno trovato spazi e opportunità per agguantare due volte il pareggio. Per l’Inter quella di domenica è stata la sesta rimonta subita in campionato. Sei gare - le altre, Genoa da 2-1 a 2-2; Juventus da 4-2 a 4-4; Bologna da 2-1 a 2-2; Napoli da 1-0 a 1-1; Parma da 2-0 a 2-2 - che sono costate 12 punti a Lautaro Martinez e compagni, di fatto quelli collezionati in meno rispetto al campionato ’23-24.

Il confronto con la Champions

Dodici mesi fa, infatti, l’Inter dopo 37 giornate aveva 93 punti (furono 94 alla fine), dunque 15 in più rispetto all’attuale bottino (78). E questo divario non può essere giustificato solamente dalle otto partite disputate in più, 57 contro 49 totali nel ’23-24. C’è un’attitudine diversa, una concentrazione differente palesatasi nella fase difensiva: 35 i gol incassati solo in campionato, 16 dal 70' in poi, contro i 22 complessivi nella scorsa Serie A. Per non parlare della Champions, dove nelle otto gare del maxi-girone i nerazzurri hanno subito solo 1 gol (al 90' col Bayer Leverkusen da angolo inesistente). Ci sono stati alcuni infortuni che hanno condizionato le scelte di Inzaghi e per questo, volendo, si può sottolineare come pure la società abbia valutato non perfettamente la situazione a gennaio, quando serviva magari un rinforzo in attacco, visto che le alternative - Taremi, Arnautovic e Correa - già da agosto a dicembre aveva evidenziato delle grosse lacune. E guarda caso tutti e tre sono mancati contro la Lazio

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MILANO - Uno scudetto... buttato. Perché al netto della rabbia contro gli arbitri che approfondiamo a parte, ci sono dei dati incontrovertibili che non possono che far arrabbiare l'Inter con sé stessa. Ed è questa l'atmosfera che si respirava ieri ad Appiano. L’Inter è la squadra più forte del campionato, lo hanno dichiarato tutti gli avversari, per ultimo Baroni, lo ha dimostrato col suo percorso in Champions. A tratti la formazione di Simone Inzaghi ha mostrato il miglior gioco della Serie A, ha in organico giocatori che altri si sognano.

In Champions "fame" superiore

E soprattutto ha avuto più volte lo scudetto in mano, gettandolo al vento per distrazioni o un atteggiamento non paragonabile a quello mostrato nell’annata scorsa, quando i nerazzurri avevano una "fame" superiore, una voglia di sovrastare gli avversari e agguantare la seconda stella che non si è quasi mai rivista in questo campionato. Vuoi per lo spirito di rivalsa per la finale persa nel 2023 col Manchester City, vuoi per la consapevolezza di molti elementi della rosa di essere all’ultima occasione della carriera in Europa, la vera Inter in questo ’24-25 si è vista soprattutto in Champions, dove la soglia di attenzione è sempre stata alta, così come l’animus pugnandi rimarcato in quasi tutte le partite, Bayern Monaco e Barcellona su tutte.

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