Concetti che ora diventano una chiave per capire davvero cosa possa aver provato Perin, a Parigi, scendendo in campo titolare al Parco dei Principi con la Juve - in cui è tornato nel 2021 - e giocando (bene, ma ormai questa non è una novità) contro Mbappé, Messi, Neymar. «E’ stata una bella soddisfazione, non pensavo mai più... Nel senso che l’ho sempre sperato, certo, ma non pensavo di giocare partite del genere. Quello che penso della squadra, cioè che il duro lavoro paga sempre, è un dogma della mia vita. Lo rapporto a me stesso».
Ma ci dica la verità, ad un certo punto della partita avete temuto che potesse arrivare una imbarcata?
«Beh, non li scopro certo io i fuoriclasse che giocano nel Psg. In attacco hanno tre dei 5 giocatori più forti del mondo. Ma conosciamo le nostre qualità e siamo andati a Parigi pensando di giocarcela. Ovvio, se inizia il primo tempo e prendi due gol così un po’ di timore arriva, ma siamo stati bravi a cambiare l’inerzia dell’incontro seppure non abbiamo portato a casa punti».
Cos’è successo per farvi cambiare così?
«Nel primo tempo siamo entrati un po’ timorosi ma nel secondo il mister ci ha dato degli input, abbiamo cambiato tipo di pressione e siamo riusciti a metterli in difficoltà. Probabilmente non siamo ancora consapevoli realmente della nostra forza e di quello che possiamo fare, però durante la settimana vedo gli allenamenti e posso dirvi che siamo una squadra fatta di ragazzi super responsabili, intelligenti che hanno voglia di lavorare. Se c’è una cosa che ho imparato nella vita è che il lavoro prima o poi paga sempre».