Dinastie contro: Berlusconi-Agnelli, la storia infinita

Dalle glorie dell’Avvocato e del Milan di Sacchi e Capello alla prima volta ufficiale col Monza: duello senza tempo
Dinastie contro: Berlusconi-Agnelli, la storia infinita

TORINO - In questi tempi di fondi americani, investitori stranieri, proprietà che vanno e vengono, sono poche le dinastie familiari rimaste alla guida dei club di Serie A. La Juventus è un unicum, senza eguali per continuità e durata: il prossimo anno sarà quello del centenario della famiglia Agnelli, il cui nome è indissolubilmente legato ai colori bianconeri fin dal 1923 in un percorso che non ha precedenti nel calcio e che diventa qualcosa di straordinario anche confrontandolo con gli altri sport nel resto del mondo. La famiglia Berlusconi non ha una tradizione di cento anni, ma è nell’universo del pallone ormai da oltre un quarto di secolo, da quando nel 1986 rilevò la proprietà del Milan per cominciare una inarrestabile scalata in Italia e in Europa, portando il club rossonero a un livello mai raggiunto prima. Con la pausa di un annetto, da quando cioè nel 2017 Berlusconi ha ceduto il Diavolo, ma non ha resistito alla tentazione: nel 2018 è rientrato nel calcio prendendo il Monza, con al fianco il braccio destro calcistico di sempre, Adriano Galliani.

Agnelli e Berlusconi

Quello di domani pomeriggio sarà il primo confronto tra Agnelli e Berlusconi da numero 1 del Monza (Trofeo Berlusconi del 2021 a parte), ma i nomi delle due famiglie evocano duelli epici che sono andati avanti per oltre tre decenni: dal periodo d’oro di Sacchi e Capello, ai trionfi della Juventus di Lippi, dalla storica finale di Champions League di Manchester nel 2003 fino ai clamorosi nove scudetti consecutivi della Juventus dal 2012 al 2020 (tre tricolori con Conte, cinque con Allegri, che ha vinto anche con il Milan, e uno con Sarri). Grandi campioni, tante storie, due approcci societari differenti, ma che hanno rappresentato l’imprenditoria italiana ai massimi livelli applicata al calcio: il pensiero va subito ai protagonisti ai vertici dei club negli anni d’oro, all’Avvocato Gianni Agnelli e a Silvio Berlusconi, prima dell’avvento in tempi più recenti del nipote Andrea Agnelli, con il cugino John Elkann azionista di riferimento. E se quella degli Agnelli è una dinastia che attraversa epoche e diventa una cosa unica con il club, quella di Berlusconi con il Milan è altrettanto storica, perché si tratta comunque del presidente rossonero più longevo. Ma ora la musica è cambiata, dato che il duello con il Monza è qualcosa di nuovo anche per proprietà che hanno già vissuto mille battaglie sul campo e vicissitudini varie.

Monza e Juventus arrivano all’appuntamento con un percorso diverso, ma un destino comune: la necessità di vincere, i brianzoli per risollevarsi dall’ultimo posto in classifica, i bianconeri per non sprofondare in un periodo estremamente complicato in questo avvio di stagione. Pure nell’approccio alla crisi c’è differenza. Agnelli ha silenziosamente confermato Massimiliano Allegri alla guida tecnica della squadra nel rispetto di ruoli e competenze (pur chiedendo ovviamente una svolta nei risultati), Berlusconi ha cambiato tecnico (esonerato Stroppa dopo sei partite e un solo punto raccolto) scendendo in campo in prima linea nelle decisioni, almeno da quanto affermato di recente: «Abbiamo fiducia in Palladino, sono sicuro che riusciremo presto a rimetterci in carreggiata e a ben figurare anche in Serie A. Lui come Sacchi? Non conosco abbastanza Palladino per fare paragoni, a me è piaciuto molto, lavora da diverso tempo per le squadre giovanili del Monza, con la nostra vicinanza assidua e con i nostri consigli tecnici, come abbiamo fatto per 30 anni al Milan, io credo che farà bene. Passando dalla C alla B e dalla B alla A dopo 110 anni abbiamo fatto una grande impresa, ed è un grande risultato che abbiamo saputo conquistarci. Adesso nelle prime partite il Monza ha avuto due situazioni negative: sette infortunati tra i titolari e il calendario che ci ha messo di fronte alle squadre più forti del campionato». Berlusconi aveva sfidato l’Avvocato, come nessuno prima di allora, sul piano calcistico: adesso sono cambiati tempi e modi, ma i cognomi sono gli stessi. E se questo incrocio non avrà il fascino di una finale di Coppa dei Campioni o della più moderna Champions League, resta la storia di due famiglie che tanto hanno investito, tra alti e bassi, nel calcio italiano.

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