Juventus: è un fallimento o no? Allegri dice no, ma lo rischia

Nel dopo partita Max ha detto: "Questo non è un fallimento, le sconfitte esistono". Ma il rischio è che lo sia alla fine, ecco perché
Juventus: è un fallimento o no? Allegri dice no, ma lo rischia© EPA

TORINO -  «Fallimento no, nel calcio ci sono anche le sconfitte, ci sono anche queste serate, questa dev'essere un'opportunità da domani, quando rientreremo. Doveva esserci un percorso di crescita, quando ci sono le difficoltà ci allunghiamo come squadra». Massimiliano Allegri ha detto così dopo l'eliminazione della Juventus dalla Champions League con una giornata di anticipo e dopo aver subito un soverchiante dominio del Benfica per la maggioranza della partita. E tecnicamente ha ragione.

Fallimento o no?

I fallimenti si decretano alla fine della stagione, quando tutti gli obiettivi sono stati mancati, facendo registrare  aggravanti quali la svalutazione della rosa e figuracce che hanno danneggiato l'immagine del club. Nonostante un'eliminazione così precoce e umiliante (quattro sconfitte su cinque, compresa quella contro gli israeliani del Maccabi Haifa) è effettivamente presto per decretare il fallimento della Juventus di Allegri. Tuttavia ci sono tutte le premesse perché a maggio si verifichi un fallimento economico e sportivo pesantissimo per la Juventus. Senza una radicale sterzata che, in questo momento è difficile da immaginare, la stagione bianconera è destinata al totale naufragio. Esistono le sconfitte, è vero, ma tante sconfitte messe insieme provocano proprio il fallimento che Allegri adesso rifiuta. Per tre ragioni.

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Danni economici

La squadra è uscita dalla Champions League con quattro sconfitte e una vittoria, riducendo al minimo i premi che si percepiscono per ogni singolo successo (2,8 milioni) e provocando mancati guadagni per una cifra intorno ai 20/25 milioni di euro che avrebbe prodotto una qualificazione agli ottavi. Vengono dunque registrati i primi danni economici del pessimo inizio di stagione. Ma allo stato attuale del campionato la Juventus sarebbe fuori dalla prossima Champions League, il che causerebbe un buco da 70/80 milioni di euro più un indotto negativo che andrebbe valutato a posteriori, ma comunque rilevante. E la mancata qualificazione alla prossima Champions sarebbe, sì, un fallimento perché il danno costringerebbe la Juventus a cedere un giocatore importante per fare fronte ai mancati introiti.

Danni alla rosa

In questo momento critico per la Juventus, molti giocatori stanno performando al di sotto del loro valore. Senza una svolta, il rischio è che alla fine della stagione ci sia una svalutazione media della rosa del 20%. Per esempio, un giocatore come Vlahovic vale, alla luce delle sue prestazioni, 75 milioni di euro? E lo stesso discorso si potrebbe fare per molti altri elementi della rosa il cui prezzo di mercato potrebbe scendere, creando quindi un ulteriore danno economico al club.

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Danni all'immagine

La Juventus di questa prima parte dell'anno sta allontanando progressivamente i tifosi e non solo dallo Stadium. Il calcio proposto non è certo esaltante sotto il profilo estetico, ma se tutti sono consapevoli che Allegri ha uno stile pragmatico, spesso apprezzato da una frangia di tifosi, in questi ultimi mesi la Juventus ha perso la cattiveria agonistica e l'intensità caratteriale che sono sempre state apprezzate dai tifosi. Certe prestazioni sfregiano il "Fino alla fine", certi atteggiamenti molli e inermi di fronte alle avversità scollano l'empatia di milioni di juventini in Italia e nel mondo, accomunati dal pensiero: sì, si può perdere, ma c'è modo e modo di farlo. È vero che una serie di vittorie è in grado di ricucire qualsiasi strappo, ma in questo momento la Juventus che fa figuracce rischia di perdere un appeal commerciale più generico e vasto, oltretutto nell'anno del centenario della proprietà della famiglia Agnelli.

Una svolta per evitare il burrone

Insomma se è presto per decretare il fallimento, c'è il rischio che sia tardi per evitarne uno alla fine della stagione. La Juventus ha cinque partite prima della pausa mondiale, quando verranno tirate le prime somme e, forse, prese le prime decisioni. C'è tempo per una svolta che allontani un finale fallimentare, ma una svolta è possibile? La squadra ha un deficit atletico che difficilmente verrà colmato prima della pausa, un problema tattico profondo che è fonte di insicurezza per la squadra, una carenza caratteriale che rende fragili i tentativi di risollevare le sorti. Il calcio appassiona milioni di persone proprio perché è imprevedibile, oggi la Juventus deve andare contro i pronostici della logica. Quell'ultimo quarto d'ora, con i giovani del 2003 che hanno dato l'illusione della rimonta contro il Benfica (soprattutto il sorprendente Iling) è la speranza alla quale si aggrappano i tifosi per rivedere, almeno, lo spirito della vera Juventus.

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TORINO -  «Fallimento no, nel calcio ci sono anche le sconfitte, ci sono anche queste serate, questa dev'essere un'opportunità da domani, quando rientreremo. Doveva esserci un percorso di crescita, quando ci sono le difficoltà ci allunghiamo come squadra». Massimiliano Allegri ha detto così dopo l'eliminazione della Juventus dalla Champions League con una giornata di anticipo e dopo aver subito un soverchiante dominio del Benfica per la maggioranza della partita. E tecnicamente ha ragione.

Fallimento o no?

I fallimenti si decretano alla fine della stagione, quando tutti gli obiettivi sono stati mancati, facendo registrare  aggravanti quali la svalutazione della rosa e figuracce che hanno danneggiato l'immagine del club. Nonostante un'eliminazione così precoce e umiliante (quattro sconfitte su cinque, compresa quella contro gli israeliani del Maccabi Haifa) è effettivamente presto per decretare il fallimento della Juventus di Allegri. Tuttavia ci sono tutte le premesse perché a maggio si verifichi un fallimento economico e sportivo pesantissimo per la Juventus. Senza una radicale sterzata che, in questo momento è difficile da immaginare, la stagione bianconera è destinata al totale naufragio. Esistono le sconfitte, è vero, ma tante sconfitte messe insieme provocano proprio il fallimento che Allegri adesso rifiuta. Per tre ragioni.

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