Fagioli è l’uomo in più: come ha cambiato la Juventus

Fantasia, tecnico e tiro: adesso Allegri ci punta con decisione
Fagioli: Nazionale maggiore© www.imagephotoagency.it

TORINO - “Il Fagioli magico”. Titolava così Tuttosport il 3 novembre 2017, presentando l’allora sedicenne trequartista della Juventus Under 17. E il suo ingresso nella squadra bianconera nelle ultime tre partite, nella ripresa di Lecce-Juve e da titolare contro Paris Saint-Germain e Inter, ha avuto effettivamente qualcosa di magico, facendo crescere la formazione di Allegri con la stessa rapidità della pianta di fagioli del racconto popolare inglese. Una magia con cui i due gol che ha segnato, splendido e decisivo quello in Salento, “solo” prezioso per aver chiuso la partita quello all’Inter, c’entrano fino a un certo punto. Non è con quelli (che pure fanno parte del suo repertorio e che al centrocampo bianconero mancavano) che Fagioli ha cambiato la Juventus. La manovra bianconera l’ha fatta crescere con la qualità tecnica, la visione di gioco e la personalità. Quelle doti che Allegri aveva visto in lui quando non era ancora maggiorenne - «C’è un 2001 che è un piacere veder giocare», disse a settembre 2018, «perché conosce il calcio, sa quando e come passare la palla, come smarcarsi» - ma per esprimere le quali non lo aveva ritenuto ancora pronto fino a 10 giorni fa, visto che prima di Lecce il ventunenne piacentino aveva giocato solo minuti 59 minuti (Miretti, più giovane di due anni, ne aveva giocati 591).

Allegri ha puntato su Fagioli

Che effettivamente non lo fosse ancora o che il tecnico ne avesse valutato male la maturazione, da Lecce Allegri ha puntato con decisione su Fagioli, avanzando Miretti alle spalle di Milik: non che avesse grandi alternative vista l’emergenza infortuni, ma l’impatto dell’azzurro Under 21 (e chissà che con la prossima convocazione non arrivi il salto con Mancini) è stato tale da poter ritenere che la fiducia riposta in lui in queste partite sia stata frutto di convinzione e non di necessità. Fagioli aggiunge alla manovra bianconera quella fantasia, quella qualità sia nel passaggio sia nel dribbling, che la rendono più fluida, più verticale e meno prevedibile: aiutando Locatelli, che ha un partner all’altezza nel fraseggio, con il quale dividersi l’impostazione, e Rabiot che può concentrarsi su fase difensiva e inserimenti.

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