Juve, le ragioni in mezzo alla tempesta

Il Gip è cauto sul quadro accusatorio: "Plusvalenze, una prassi del calcio”. Il giudice delle indagini preliminari ricorda che gli indagati sono incensurati e che la manovra stipendi è nata per una ragione specifica: le difficoltà da Covid

TORINO - Sono bastate 20 pagine al Gip di Torino Ludovico Morello per respingere le richieste dei pm che hanno condotto l’inchiesta (producendo un faldone di 544 pagine) sui conti della Juventus: una risposta stringata ma interessante perché a pronunciarla è un giudice, quindi imparziale rispetto alla versione accusatoria dei pm.

Il Gip individua nel problema plusvalenze il principale oggetto d’indagine: «Il presente procedimento trae origine dagli accertamenti svolti con riguardo ai bilanci della Juve chiusi al 30-6-2019, 30-6- 2020, 30-6-2021 e, in particolare, con riferimento alla voce di conto economico denominata “plusvalenza da cessione diritti giocatori» scrive Morello, e in un altro passaggio osserva come l’utilizzo delle plusvalenze sia «l’oggetto principale delle indagini svolte dalla polizia giudiziaria e delle contestazioni mosse».

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Lo stesso Gip ha però molte perplessità sull’illegalità delle plusvalenze alla luce della giurisprudenza (le due sentenze delle procura federale in cui la Juventus, altri 10 club e 59 dirigenti sono stati assolti ma anche quella del Gup di Milano - e quindi della giustizia ordinaria - che nel 2008 ha prosciolto Inter, Milan, Ghelfi e Galliani): Morello cita la sentenza della Suprema Corte in cui si evince che il reato sussiste quando c’è il dolo e sottolinea come «se corrispondesse al vero che la modalità di contabilizzazone delle plusvalenze adottate dalla Juve è una modalità contabile adottata dalla costante prassi internazionale dell’industria del calcio, laddove i medesimi criteri sono adottati da tutte le società calcistiche, sia nazionali che europee - affermazione che necessiterebbe di un accurato approfondimento - potrebbero profilarsi dei dubbi relativi alla sussistenza del dolo». In sintesi, essendo una pratica diffusa, la Juventus avrebbe agito non in malafede e verrebbe quindi a mancare il dolo e a decadere l’ipotesi di reato.

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Nel documento il Gip smorza anche i toni usati dai pm (Marco Gianoglio, Mario Bendoni e Ciro Santoriello) verso gli indagati: «sono soggetti completamente incensurati e perfettamenti inseriti nel tessuto economico e sociale (nazionale e internazionale) - scrive Morello - la società nei cui confronti sono mosse le contestazioni è una delle più importanti in ambito calcistico nazionale e internazionale, quotata in Borsa, quindi, ragionevolmente molto attenta e sensibile alle conseguenze di eventuali indagini a suo carico». Se è normale che un Gip usi toni più pacati rispetto all’accusa, è altrettanto vero che se il Gip ritenesse fondate le accuse non avrebbe bisogno di contestarne l’enfasi.

Dal documento emerge, inoltre, come gli indagati e la Juventus abbiano depositato quattro memorie difensive, l’ultima delle quali il 3 agosto 2022: ciò «dimostra - scrive il Gip - come gli stessi siano a perfetta conoscenza delle contestazioni loro mosse e come sia loro interesse difendersi nel merito e nell’ambito del procedimento mediante gli strumenti processuali a loro disposizione, circostanza ben poco compatibile con la volontà di reiterare condotte analoghe a quelle in esame e/o di inquinamento probatorio». Come osserva Morello, la Juventus respinge le accuse ed è pronta a dare battaglia pur di far valere le proprie ragioni.

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Per il Gip, poi, il Covid è un importante attenuante all’interno dell’impianto accusatorio. «Il pericolo di reiterazione del reato sembra sempre meno attuale e concreto se si considera che le condotte in esame sono state poste in essere in buona parte nel grave e completamente imprevedibile contesto pandemico collegato all’emergenza sanitaria Covid 19 che ha determinato, tra l’altro, la sospensione delle competizioni calcistiche nazionali ed internazionali, oltre alla chiusura al pubblico degli impianti sportivi, con conseguenti danni economici esorbitanti (per mancati introiti a fronte di ingenti spese da dover comunque sostenere) in capo alle società di calcio, ivi compresa la Juve» scrive Morello e, in un altro passaggio, sottolinea come «le problematiche finanziarie del club fossero in parte antecedenti all’emergenza Covid, tuttavia è bene evidente come entrambe le “manovre stipendi” del 2020 e del 2021 siano in stretto rapporto con i fatti collegati alla pandemia e, quindi, come le stesse (certamente illecite e in relazione alle quali si condivide con la pubblica accusa la sussistenza di gravi indizi) siano da ritenersi legate a un determinato periodo storico non più attuale».

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Infine, il Gip, respingendo le richieste di misure cautelari, senza entrare nel merito, fa comunque riferimento agli aumenti di capitale che vengono fatti con la consapevolezza dell’inchiesta: «considerati i recentissimi e consistenti aumenti di capitale (a dimostrazione della solidità della società che ha alla base azionisti che, in caso di difficoltà, sono propensi a immettere liquidità) e la totale assenza di pendenze e/o debiti tributari, considerati che gli indagati e il club sono a conoscenza dell’esistenza del presente procedimento penale e il fatto che i reati a base della richiesta di sequestro sarebbero stati commessi proprio per adempiere a debiti che la società aveva con diversi agenti, elemento che dimostra come la società non sia solita sottrarsi ai propri obblighi di natura economica».

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TORINO - Sono bastate 20 pagine al Gip di Torino Ludovico Morello per respingere le richieste dei pm che hanno condotto l’inchiesta (producendo un faldone di 544 pagine) sui conti della Juventus: una risposta stringata ma interessante perché a pronunciarla è un giudice, quindi imparziale rispetto alla versione accusatoria dei pm.

Il Gip individua nel problema plusvalenze il principale oggetto d’indagine: «Il presente procedimento trae origine dagli accertamenti svolti con riguardo ai bilanci della Juve chiusi al 30-6-2019, 30-6- 2020, 30-6-2021 e, in particolare, con riferimento alla voce di conto economico denominata “plusvalenza da cessione diritti giocatori» scrive Morello, e in un altro passaggio osserva come l’utilizzo delle plusvalenze sia «l’oggetto principale delle indagini svolte dalla polizia giudiziaria e delle contestazioni mosse».

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