Juve, tutti i segreti della svolta: area blindata, tiri concessi, tattica e singoli

I bianconeri concedono agli avversari occasioni solo dalla distanza e Szczesny vive una grande stagione senza subire gol. E poi c'è Max, pronto a trovare la soluzione giusta

Tredici punti nelle prime nove giornate di campionato, 24 nelle successive otto. Una metamorfosi che ha portato la Juventus al secondo posto, da dove domani lancerà la sfida al Napoli capolista, con 37 punti: 9 in più di quelli che aveva a questo punto nella scorsa stagione; 4 in più di quelli del 2015-16, stagione della clamorosa rimonta Scudetto con Allegri in panchina; gli stessi della Juve di Conte nel 2011-12, stagione del primo dei nove Scudetti consecutivi. Negli altri sette campionati vinti durante il ciclo d’oro concluso nel 2020 la squadra bianconera dopo 17 giornate aveva sempre avuto più punti, e visto il ritmo del Napoli è probabile che per conquistare questo campionato serva un’annata oltre i 90, ma che la Juve sia tornata ad avere una media punti associabile allo Scudetto certifica il valore della svolta impressa da Massimiliano Allegri e dai suoi giocatori a partire dal derby vinto il 15 ottobre.

Area proibita

Una svolta che merita di essere analizzata, a partire dal suo evidente elemento chiave: la ritrovata solidità difensiva, che ha permesso alla squadra bianconera di non subire gol nelle ultime otto giornate, costruendo la base di altrettante vittorie, cinque delle quali ottenute per 1-0. Una svolta che ha una doppia matrice, mentale e tattica. «È cambiato lo spirito», aveva spiegato Allegri dopo la vittoria sulla Lazio il 13 novembre, sottolineando in più di un’occasione come il gruppo abbia capito «l’importanza di fare una corsa in più». Corse, e arriviamo alla matrice tattica, diventate molto più efficaci con il passaggio dalla difesa a 4 al 3-5- 2, rivelatosi più adatto agli uomini avuti disposizione finora. La trasformazione è confermata anche dai dati più specifici: la squadra bianconera è passata da concedere 1,22 xgol a partita tra la 1ª e la 9ª giornata a 0,68 dalla 10ª alla 17ª (dati Soccerment come i seguenti). Ricordiamo che con xgol (expected gol, ossia gol attesi) si intende un coefficiente che esprime, sulla base di dati statistici storici legati a posizione, tipo di assist e altri dati, la possibilità che un tiro diventi gol. A proposito di xgol, balza all’occhio come sia nelle prime nove giornate, 7 gol subiti a fronte di 11 xgol concessi, sia nelle ultime otto, 0 gol subiti a fronte di 5,48 xgol concessi, la Juve abbia incassato un numero di reti nettamente inferiore a quelle che ci si sarebbe potuti aspettare in base alle statistiche. La fortuna, pur tirata in ballo, è una spiegazione che non regge. Certo, la squadra bianconera è stata fortunata a Cremona in occasione del palo di Dessers e in parte (era un cross dalla linea di fondo e non c’erano compagni che potevano deviarlo in rete) su quello di Felix, ma la fortuna non dura 17 giornate.

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I tiri concessi

Diciassette giornate nelle quali la formazione di Allegri ha subito ben 215 tiri, 14ª in Serie A, eppure è terza per xgol concessi, 16,5 (meglio la Roma, 11,84, e il Napoli, 14,67). Proprio questo contrasto spiega quello tra xgol concessi e reti subite: la Juve lascia solo, o quasi, tiri da posizioni e distanze da cui è molto difficile segnare, raramente dall’area, tanto che il dato degli xgol per tiro subito è il secondo migliore della Serie A, 0,076, dopo la Roma (0,062). E seconda, con la stessa Roma, la Juve è per tiri subiti nello specchio della porta, 51 contro i 47 del Napoli. Al resto stanno pensando Wojciech Szczesny, soprattutto, e Mattia Perin, parando l’86,3% di quei 51 tiri nello specchio: l’11,3% in più rispetto a Falcone del Lecce, secondo alle spalle della coppia bianconera in questa graduatoria. Anche in questo caso incide la capacità della Juve di concedere tiri solo da posizioni da cui è complicato sia trovare la porta, sia trovarne porzioni irraggiungibili per il portiere, ma non si può non sottolineare la grande stagione di Szczesny. D’altra parte c’è un motivo se con 6,5 milioni a stagione è uno dei più pagati della rosa e se due anni fa Allegri disse ai dirigenti che non era prioritario entrare nella corsa allo svincolato Donnarumma.

Qualità e mosse giuste

Per quanto imperforabile possa essere una difesa non è possibile, però, vincere per 1 a 0. Almeno un gol va segnato e la Juve è cresciuta anche sotto questo aspetto, anche se non in modo così clamoroso come nella fase difensiva. Ha però segnato più gol, 14, nelle ultime otto partite, di quanti ne avesse realizzati nelle prime nove, 12. Anche in questo caso la crescita è confermata dagli xgol, saliti da 1,33 a partita di media delle prime nove giornate a 1,74 delle ultime otto. La doppia matrice mentale e tattica citata per la fase difensiva vale anche per quella offensiva: dopo il crollo di Haifa la Juve ha eliminato i cali che spesso la spegnevano dopo buoni inzi di partita, mantenendo concentrazione e lucidità per tutti i novanta minuti. Il 3-5-2 si è invece rivelato ideale per una squadra che, non disponendo degli esterni d’attacco più pericolosi (Chiesa e Di Maria, appena rientrati), compensava con due punte centrali, potendo al tempo stesso sfruttare al meglio le capacità di Cuadrado (fino alla sosta e all’infortunio) e Kostic come esterni a tutta fascia. Il resto lo hanno fatto le qualità dei singoli, che ad esempio hanno permesso di ritrovare dopo due campionati il gol su punizione (due volte Vlahovic e una Milik, per 7 punti) e la capacità di Allegri di sfruttarle al momento giusto. Riuscendo spesso a controllare la partita nella prima parte per poi deciderla con i cambi nella seconda (la Juve avrebbe fatto più punti di tutti nella ripresa). Una capacità che presto potrà sfruttare con l’intera rosa a disposizione.

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Tredici punti nelle prime nove giornate di campionato, 24 nelle successive otto. Una metamorfosi che ha portato la Juventus al secondo posto, da dove domani lancerà la sfida al Napoli capolista, con 37 punti: 9 in più di quelli che aveva a questo punto nella scorsa stagione; 4 in più di quelli del 2015-16, stagione della clamorosa rimonta Scudetto con Allegri in panchina; gli stessi della Juve di Conte nel 2011-12, stagione del primo dei nove Scudetti consecutivi. Negli altri sette campionati vinti durante il ciclo d’oro concluso nel 2020 la squadra bianconera dopo 17 giornate aveva sempre avuto più punti, e visto il ritmo del Napoli è probabile che per conquistare questo campionato serva un’annata oltre i 90, ma che la Juve sia tornata ad avere una media punti associabile allo Scudetto certifica il valore della svolta impressa da Massimiliano Allegri e dai suoi giocatori a partire dal derby vinto il 15 ottobre.

Area proibita

Una svolta che merita di essere analizzata, a partire dal suo evidente elemento chiave: la ritrovata solidità difensiva, che ha permesso alla squadra bianconera di non subire gol nelle ultime otto giornate, costruendo la base di altrettante vittorie, cinque delle quali ottenute per 1-0. Una svolta che ha una doppia matrice, mentale e tattica. «È cambiato lo spirito», aveva spiegato Allegri dopo la vittoria sulla Lazio il 13 novembre, sottolineando in più di un’occasione come il gruppo abbia capito «l’importanza di fare una corsa in più». Corse, e arriviamo alla matrice tattica, diventate molto più efficaci con il passaggio dalla difesa a 4 al 3-5- 2, rivelatosi più adatto agli uomini avuti disposizione finora. La trasformazione è confermata anche dai dati più specifici: la squadra bianconera è passata da concedere 1,22 xgol a partita tra la 1ª e la 9ª giornata a 0,68 dalla 10ª alla 17ª (dati Soccerment come i seguenti). Ricordiamo che con xgol (expected gol, ossia gol attesi) si intende un coefficiente che esprime, sulla base di dati statistici storici legati a posizione, tipo di assist e altri dati, la possibilità che un tiro diventi gol. A proposito di xgol, balza all’occhio come sia nelle prime nove giornate, 7 gol subiti a fronte di 11 xgol concessi, sia nelle ultime otto, 0 gol subiti a fronte di 5,48 xgol concessi, la Juve abbia incassato un numero di reti nettamente inferiore a quelle che ci si sarebbe potuti aspettare in base alle statistiche. La fortuna, pur tirata in ballo, è una spiegazione che non regge. Certo, la squadra bianconera è stata fortunata a Cremona in occasione del palo di Dessers e in parte (era un cross dalla linea di fondo e non c’erano compagni che potevano deviarlo in rete) su quello di Felix, ma la fortuna non dura 17 giornate.

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