I tiri concessi
Diciassette giornate nelle quali la formazione di Allegri ha subito ben 215 tiri, 14ª in Serie A, eppure è terza per xgol concessi, 16,5 (meglio la Roma, 11,84, e il Napoli, 14,67). Proprio questo contrasto spiega quello tra xgol concessi e reti subite: la Juve lascia solo, o quasi, tiri da posizioni e distanze da cui è molto difficile segnare, raramente dall’area, tanto che il dato degli xgol per tiro subito è il secondo migliore della Serie A, 0,076, dopo la Roma (0,062). E seconda, con la stessa Roma, la Juve è per tiri subiti nello specchio della porta, 51 contro i 47 del Napoli. Al resto stanno pensando Wojciech Szczesny, soprattutto, e Mattia Perin, parando l’86,3% di quei 51 tiri nello specchio: l’11,3% in più rispetto a Falcone del Lecce, secondo alle spalle della coppia bianconera in questa graduatoria. Anche in questo caso incide la capacità della Juve di concedere tiri solo da posizioni da cui è complicato sia trovare la porta, sia trovarne porzioni irraggiungibili per il portiere, ma non si può non sottolineare la grande stagione di Szczesny. D’altra parte c’è un motivo se con 6,5 milioni a stagione è uno dei più pagati della rosa e se due anni fa Allegri disse ai dirigenti che non era prioritario entrare nella corsa allo svincolato Donnarumma.
Qualità e mosse giuste
Per quanto imperforabile possa essere una difesa non è possibile, però, vincere per 1 a 0. Almeno un gol va segnato e la Juve è cresciuta anche sotto questo aspetto, anche se non in modo così clamoroso come nella fase difensiva. Ha però segnato più gol, 14, nelle ultime otto partite, di quanti ne avesse realizzati nelle prime nove, 12. Anche in questo caso la crescita è confermata dagli xgol, saliti da 1,33 a partita di media delle prime nove giornate a 1,74 delle ultime otto. La doppia matrice mentale e tattica citata per la fase difensiva vale anche per quella offensiva: dopo il crollo di Haifa la Juve ha eliminato i cali che spesso la spegnevano dopo buoni inzi di partita, mantenendo concentrazione e lucidità per tutti i novanta minuti. Il 3-5-2 si è invece rivelato ideale per una squadra che, non disponendo degli esterni d’attacco più pericolosi (Chiesa e Di Maria, appena rientrati), compensava con due punte centrali, potendo al tempo stesso sfruttare al meglio le capacità di Cuadrado (fino alla sosta e all’infortunio) e Kostic come esterni a tutta fascia. Il resto lo hanno fatto le qualità dei singoli, che ad esempio hanno permesso di ritrovare dopo due campionati il gol su punizione (due volte Vlahovic e una Milik, per 7 punti) e la capacità di Allegri di sfruttarle al momento giusto. Riuscendo spesso a controllare la partita nella prima parte per poi deciderla con i cambi nella seconda (la Juve avrebbe fatto più punti di tutti nella ripresa). Una capacità che presto potrà sfruttare con l’intera rosa a disposizione.