Juventus, Chiesa non può essere un caso

Mai più un equivoco tattico come quello visto a Napoli: non si può rinunciare ad un asso così in attacco messo a fare l'esterno a tutta fascia, Allegri trovi soluzioni

Partiamo da un presupposto che deve essere chiaro, nella confusione che gira attorno alla Juventus nelle ore successive alla scoppola di Napoli: Federico Chiesa non può e non deve diventare un problema. Semmai è la soluzione, però va trovata una soluzione tattica e chi può e deve farlo ha nome e cognome: Massimiliano Allegri. E la scelta non può e non deve essere quella di schierarlo da esterno di destra a tutta fascia nel 3-5-2, in un ruolo in cui ha dimostrato di faticare, per di più in una partita decisiva per alimentare le speranze, ormai evaporate, di riaprire la lotta per lo scudetto. Certo, la Juventus non si troverà sempre di fronte un treno in corsa come Kvaratskhelia, supportato egregiamente da Mario Rui sulla corsia mancina del Napoli, tuttavia che per Chiesa quello non sia il ruolo adatto a esaltarne le qualità non è una notizia di queste ore. Ha già giocato in quella zona di campo in carriera, perché si è sempre messo a disposizione delle richieste dei vari tecnici, ma è in altri sistemi che il figlio d’arte può davvero tornare a essere un valore aggiunto.

Allegri, le mosse tattiche su Chiesa e l'interrogativo sistema

La Juventus lo aspettava da un anno, da quando un grave infortunio lo aveva costretto a una lunga riabilitazione dopo l’intervento, non senza incidenti di percorso e a un ritorno graduale: i tifosi attendevano Chiesa e si sarebbero immaginati un debutto da titolare diverso, dopo alcune apparizioni da subentrato in cui era riuscito comunque a lasciare il segno, anche quando Allegri ha compreso l’errore iniziale e ha deciso di cambiare l’assetto tattico, dirottando Chiesa dalla parte opposta. Sulla forza e l’impatto dell’ex viola sulla squadra non ci possono essere dubbi, così come sulla sua generosità in campo, e non può diventare un “caso” il suo ruolo all’interno della squadra, sfociando nell’equivoco tattico: Chiesa è un attaccante esterno che diventa letale partendo da destra come da sinistra, in un tridente. Il 4-3-3 sarebbe il sistema ideale, ma ormai la Juventus ha trovato un suo equilibrio con la retroguardia a tre: la Caporetto di Napoli è stata pesante, ma non cancella le otto vittorie consecutive senza subire reti, semmai le ridimensiona, ma per merito soprattutto dell’attacco atomico di Spalletti, guidato da un bomber formidabile come Osimhen. E allora come si fa?

© RIPRODUZIONE RISERVATATutte le news di Juventus

 

Allegri dovrà cambiare pelle al suo 3-5-2, che diventa 3-5-1-1 con Di Maria sottopunta al fianco di un centravanti, Milik o Kean oppure Vlahovic quando tornerà.  Anche Chiesa può giocare a ridosso della prima punta, ma questo significherebbe rinunciare a Di Maria tra i titolari: per averli tutti insieme bisogna puntare su un 3-4-2-1, un po’ come quello visto al Maradona quando la Juventus ha modificato l’assetto una volta finita sotto per 2-0. Con Di Maria e Chiesa a supporto del centravanti, serve però un centrocampo di sostanza e dinamismo, rinunciando tuttavia a una mezzala, soluzione necessaria per garantire la preziosa spinta sulle fasce, che un elemento come McKennie non assicura (in questo senso il ritorno di Cuadrado sarà fondamentale). Stesso discorso se Allegri dovesse puntare su un 3-4-3 più spregiudicato, magari più adatto a partita in corso come mossa per dare scacco matto agli avversari nel secondo tempo. In qualsiasi caso, Chiesa non può e non deve essere un problema: l’importante è che sia messo nelle condizioni di tornare a fare la differenza.   

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Partiamo da un presupposto che deve essere chiaro, nella confusione che gira attorno alla Juventus nelle ore successive alla scoppola di Napoli: Federico Chiesa non può e non deve diventare un problema. Semmai è la soluzione, però va trovata una soluzione tattica e chi può e deve farlo ha nome e cognome: Massimiliano Allegri. E la scelta non può e non deve essere quella di schierarlo da esterno di destra a tutta fascia nel 3-5-2, in un ruolo in cui ha dimostrato di faticare, per di più in una partita decisiva per alimentare le speranze, ormai evaporate, di riaprire la lotta per lo scudetto. Certo, la Juventus non si troverà sempre di fronte un treno in corsa come Kvaratskhelia, supportato egregiamente da Mario Rui sulla corsia mancina del Napoli, tuttavia che per Chiesa quello non sia il ruolo adatto a esaltarne le qualità non è una notizia di queste ore. Ha già giocato in quella zona di campo in carriera, perché si è sempre messo a disposizione delle richieste dei vari tecnici, ma è in altri sistemi che il figlio d’arte può davvero tornare a essere un valore aggiunto.

Allegri, le mosse tattiche su Chiesa e l'interrogativo sistema

La Juventus lo aspettava da un anno, da quando un grave infortunio lo aveva costretto a una lunga riabilitazione dopo l’intervento, non senza incidenti di percorso e a un ritorno graduale: i tifosi attendevano Chiesa e si sarebbero immaginati un debutto da titolare diverso, dopo alcune apparizioni da subentrato in cui era riuscito comunque a lasciare il segno, anche quando Allegri ha compreso l’errore iniziale e ha deciso di cambiare l’assetto tattico, dirottando Chiesa dalla parte opposta. Sulla forza e l’impatto dell’ex viola sulla squadra non ci possono essere dubbi, così come sulla sua generosità in campo, e non può diventare un “caso” il suo ruolo all’interno della squadra, sfociando nell’equivoco tattico: Chiesa è un attaccante esterno che diventa letale partendo da destra come da sinistra, in un tridente. Il 4-3-3 sarebbe il sistema ideale, ma ormai la Juventus ha trovato un suo equilibrio con la retroguardia a tre: la Caporetto di Napoli è stata pesante, ma non cancella le otto vittorie consecutive senza subire reti, semmai le ridimensiona, ma per merito soprattutto dell’attacco atomico di Spalletti, guidato da un bomber formidabile come Osimhen. E allora come si fa?

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