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Oggi, dunque, il Procuratore motiverà la propria istanza e avanzerà le richieste sanzionatorie. Nei precedenti gradi di giudizio si era tenuto “sotto soglia” (solo inibizioni ai dirigenti e ammende ai club), oggi potrebbe alzare il tiro e inasprire le richieste sostenendo che dalle prove emerse il fatto risulta più grave di quello inizialmente delineato e che dunque è risultato maggiorato il disvalore della condotta dei dirigenti bianconeri e degli altri operatori di mercato coinvolti.
A quel punto toccherà ai rappresentati dei club e dei dirigenti intervenire per sollevare innanzitutto delle eccezioni di inammissibilità e per ri-difendersi nel merito. Tra i punti nodali toccati dalla difesa ci sarà la questione del “ne bis in idem”, cioè il principio cardine dell’ordinamento italiano per il quale nessuno può essere processato due volte sui medesimi fatti. Del resto il Procuratore federale aveva la possibilità di archiviare il procedimento e poi riaprirlo in seguito, invece ha scelto di andare a processo pur sapendo di non avere ancora a disposizione tutti gli atti dell’inchiesta Prisma: riteneva di avere elementi sufficienti. Tra le eccezioni avanzate dalla difesa potrebbe essercene anche una inerente la parzialità di questa richiesta di revocazione (manca il Napoli, ad esempio): la sentenza della Corte non era divisa per capi, bensì univoca per tutti. Inoltre, entrando nel merito, qualora mai il Procuratore cambiasse le richieste sanzionatorie, la Juventus e le altre potrebbero sostenere che tale scelta è immotivata visto che anche nei precedenti procedimenti il Procuratore partiva dal presupposto che le sue richieste fossero fondate. Detto facile-facile: non è che perché ci sono più prove, allora la colpa aumenta.