Plusvalenze Juventus, puniti senza una legge

A cosa servono altre norme se hai «i principi della lealtà, della correttezza e della probità»? Il coltellino svizzero della giustizia sportiva attraverso i quali si può punire (o perdonare) qualsiasi violazione. Nel 2007, Beppe Bonetto, procuratore gentiluomo e lungimirante, nonché ex grande dirigente del Torino scudettato, invitò l’allora presidente della Figc Gianfranco Abete a «normare la questione plusvalenze». Abete risponde: «Farò approfondire con l’auspicio che possa individuarsi una soluzione nei prossimi anni». La questione, ripetono spesso in Figc, è complessa perché norme sulle plusvalenze rischierebbero di scoprirsi in contrasto con il codice civile, ma sono passati quindici anni senza che nessuno trovasse una soluzione e, in questi quindici anni, per le presunte plusvalenze artificiali sono stati assolti praticamente tutti. Fino a venerdì, quando la Juventus è stata paradossalmente la sola a essere punita per una violazione dalla quale, in teoria, si trae illecito vantaggio in due, ma soprattutto per una violazione per la quale non esiste una norma specifica.

Tifosi compatti e una nuova e innovativa formula

Già, c’è sempre la lealtà sportiva che sta bene su tutto e non impegna, ma poi bisogna spiegarlo bene bene a milioni di tifosi juventini che non si capacitano e che giustamente protestano (giustamente perché qualsiasi dissenso espresso in modo civile, non violento e nel rispetto delle regole è da prendere sempre in considerazione; diversamente si passa automaticamente dalla parte del torto). Si stanno contando, provano a creare una massa critica e a far sentire la propria voce per quella che considerano, al pari dell’amministratore delegato bianconero Maurizio Scanavino e dall’azionista di maggioranza John Elkann, una «palese ingiustizia». I tifosi della Juventus sono stati in passato abbastanza sfilacciati: il primo effetto della sentenza della Corte d’Appello Federale è di averne compattato una parte assai significativa, quelli dei “club”, che sono persone normali, sparpagliate in tutto il Paese (qualcuno anche all’estero), che dedicano tutto il loro tempo libero alla Juventus, che spendono un sacco di soldi e fanno molti sacrifici per vederla e che, in questo momento, si sentono defraudati di qualcosa, senza sapere bene il perché. Puniti senza una legge. Puniti da una giustizia che ha celebrato un processo secretato, nascondendo al pubblico il dibattimento, lasciando pochissimo spazio alle difese, liofilizzando in qualche ora quattordicimila pagine di inchiesta penale e migliaia di intercettazioni. Qualcosa che deve aver colpito anche il ministro dello sport Abodi, se ha auspicato il miglioramento di «trasparenza, efficienza, giustizia sportiva» e ha riconosciuto «la responsabilità politica, nel rispetto dell’autonomia dello sport, perché fenomeni degenerativi vengano limitati e venga limitata l’interpretazione dei fatti». Chissà se si riferisce alla nascita di un meccanismo legislativo che normi la questione delle plusvalenze, atteso invano dal 2007? Nel frattempo la Juventus viene punita con una nuova e innovativa formula: l’applicazione retroattiva di una norma di cui si auspica la creazione. Ma grande è la forza della «lealtà e della probità».

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Loading...