Danilo esclusivo: “Io credo alla Juve e firmo!”

Il difensore brasiliano: "Il contratto scade nel 2024, presto ci saranno novità importanti. Ho fiducia nel club: supererà pure questo momento. Ho giocato nel Porto, nel Real e nel City, ma solo qui capisci che quanto hai fatto fino al giorno prima non basta”
Danilo© Juventus FC via Getty Images

TORINO - Danilo, lei ha esperienza da vendere, vissuta in top club quali Porto, Real Madrid e Manchester City in cui ha vinto tantissimo: è al quarto anno con la Juventus. Cos’ha di speciale questo club?

«Da quando sono arrivato, ho sentito dire che “o sei della Juventus o no”. La particolarità di questa società è la cultura del lavoro: ogni giorno alzarsi dal letto e avere la voglia di migliorare, sapendo che quello che hai fatto sinora non basta. Questo è l’aspetto più diverso che ho colto qui e che ho imparato a fare mio».

E Torino? Cosa l’ha spinta a comprare casa dopo 4 anni e spendere manciate di aggettivi gentili per la città?

«Io sono uno tranquillo, non di quelli a cui piace andare nei negozi, al ristorante. Passo già molto tempo alla Continassa o in viaggio per le trasferte per cui più posso stare a casa e più sono felice. A Torino c’è sempre il sole, come oggi, e la gente è sempre carina con me, mi tratta benissimo. Io sono un brasiliano di montagna, anche se da me non sono così alte come qui. E così quando prendo l’auto per venire ad allenarmi, vedo in tangenziale tutta la catena montuosa intorno a Torino e questa scena mi regala energia e soddisfazioni».

Nonostante il tanto calcio vissuto, un’annata così non le era mai successa. Quanto è difficile giocare con 29 punti in classifica, quando se ne è conquistati in campo 44?

«Beh, diciamo che da quando sono arrivato di stagioni normali ne ho vissute poche... Spero che ne arrivi una! Pronti via ed ecco il covid, adesso questo problema con la sentenza del meno 15. E’ stato brutto per noi accettare questa condizione, non è stato facile. Ma abbiamo capito che non potevamo fare niente: l’unica cosa che ci restava era andare al campo e dare il massimo così come in partita. Ma non è stato facile. Però siamo solo a febbraio per cui di tempo per fare bene ce n’è. Siamo ancora in corsa in Coppa Italia ed Europa League. E sino alla fi ne della stagione può succedere di tutto».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Chi e quando le ha chiesto di indossare la fascia da capitano e cosa vuol dire avere i gradi?

«E’ stato il mister, prima della partita con l’Inter. Ma innanzitutto voglio ricordare che il capitano è Bonucci. Lui mi ha aiutato molto per diventare quello che sono nella Juventus. Per me è un onore avere la fascia. Il lavoro del capitano non è solo parlare prima della partita, ma anche dedicare parte del proprio tempo per aiutare i ragazzi, confrontarsi con lo staff . Di fatto questo atteggiamento l’ho sempre avuto. A volte tolgo un po’ di tempo a me stesso per il gruppo ma lo faccio sempre con piacere».

Il suo contratto scade nel 2024 ma ci sono stati già diversi incontri per prolungare. Come finirà?

«Finirà bene. La volontà di entrambe le parti è di proseguire insieme ancora, c’è un bel rapporto e così nei prossimi giorni ci saranno novità importanti».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Dunque lei ha fiducia nella Juve a prescindere dagli attacchi che sta vivendo?

«Io sono certo che questo è solo un momento. Quello che la Juve ha fatto negli ultimi 10-15 anni è qualcosa di straordinario, solido e concreto. Questo è solo un momento. E poi per me non è una questione di soldi o status. A me ciò che interessa è lavorare in un posto dove mi trovo bene. Io sento che devo ripagare tutto quello che ho avuto, sarebbe troppo facile andare via e cercare un’altra soluzione. Quattro anni fa quando sono arrivato qui non ero nel miglior momento di forma e la Juve mi ha dato questa grande opportunità dandomi fiducia».

Si diventa leader per ciò che si fa e ciò che si è. Com’era Danilo da giovane, quanto era diverso rispetto ad ora?

«Io sono il figlio più grande di quattro fratelli maschi. Ho iniziato a prendermi cura dei miei fratellini quando avevo 6/7 anni e i miei genitori mi hanno dato subito responsabilità. E poi a scuola o quando giocavo da bambino ne ho sempre avuta qualcuna in più. A 22 anni ero capitano del Porto e questo non mi ha fatto bene perché ho dovuto convivere con pressioni che forse era meglio gestire a una età diversa».

Cosa l’ha aiutata di più a maturare: leggere, incontrare persone ricche di valori o cos’altro?

«Io sono uno che guarda tutto ciò che mi succede intorno. I miei fallimenti sono quelli che mi hanno aiutato di più. Quando vinci e tutti ti fanno i complimenti, non guardi molto dentro di te. Quando sbagli e sei sconfitto, invece, in quei momenti ti guardi dentro, fai le giuste riflessioni. Solo facendo così sono riuscito ad vivere subito una rinascita e migliorare. In quei casi mi dico: “Danilo, cosa stai facendo? Dove stai sbagliando?”. Ricordo quando sono arrivato al Porto a 19 anni come il più pagato della storia del club ma nel primo anno non riuscivo a giocare come nel Santos o in Nazionale. Un po’ di fischi e contestazioni: e allora mi sono detto: “Ora guardo cosa fanno i migliori giocatori del Porto: Hulk, Moutinho e Martinez”. E così nell’ora e mezza prima di iniziare l’allenamento al centro sportivo ho iniziato anche io a fare fisioterapia, massaggi, visite specialistiche e poi ho cambiato atteggiamento nell’allenamento: i risultati sono arrivati».

E’ attirato dalla psicologia. L’altro giorno ha postato una copertina di un libro di Freud. Dove nasce questa passione?

«Nel mio secondo anno al Real Madrid ho vissuto momenti non facili. Ho fatto due autogol nel giro di tre settimane e non è stato bello perché in quel club tutto viene amplificato. Volevo andare via ma poi ho conosciuto un mental coach: sono andato la prima volta senza crederci molto ma dalla prima sessione ho capito che era utile e così è nata la mia passione su come ragiona la mente».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Ha ancora davanti a sé diversi anni di calcio giocato. Ma quando appenderà le scarpe al chiodo cosa farà? Ancora in questo mondo del calcio e se sì in che ruolo le piacerebbe?

«Non lo so ancora, ma il primo anno tornerò in Brasile per una vacanza “larga”, per stare coi genitori e gli amici. Se dovessi restare nel calcio farò l’allenatore, mi piace l’idea di organizzare i calciatori in campo. E poi mi iscriverò all’università di psicologia. Non so se diventerò uno psicologo ma studierò per diventarlo. Mi piacciono le persone, le storie, la capacità di risalire dal basso, la resilienza».

Chi sta facendo anche un po’ da psicologo è Allegri. Cosa la colpisce di lui?

«Io mi vedo molto nel suo spirito. Non molla mai, anche nelle giornate più brutte trova il modo per motivarci. Anche nel momento di tempesta ci ha trasmesso calma».

Domenica ha difeso De Sciglio, Kean e Paredes dai fischi. Cosa ne pensa?

«Che è giusto. Siamo una squadra e in questo momento bisogna essere tutti uniti con i tifosi che ci danno forza. Chi fischia De Sciglio o uno qualsiasi fischia tutta la squadra. Ai tifosi dico di guardare come ci siamo compattati come squadra e abbiamo bisogno di tutti, anche di loro!».

Quest’anno è arrivato il suo connazionale Bremer. In cosa lo trova particolarmente forte e in cosa deve migliorare?

«Bremer è fortissimo fisicamente, nei duelli è invincibile. E poi è un bravo ragazzo, concentrato. Ha testa, ascolta, chiede, vuol imparare guardando i video. Tutti dobbiamo migliorare, nelle scelte e nella gestione della palla crescerà ancora: io e Bonucci gli stiamo sempre vicino».

Il Mondiale non è andato come speravate. Cosa non ha funzionato? E’ stato il suo ultimo?

«Non lo so se è stato il mio ultimo Mondiale: mancano ancora tre anni e mezzo. Gioco in Nazionale da più di dieci e dovrò capire se fi sicamente sarò ancora all’altezza. E poi non abbiamo ancora il ct del Brasile. Viene Ancelotti? Vediamo, lui mi volle al Real Madrid ma quando poi io arrivai, lui non era più allenatore. Nella partita con la Croazia meritavamo di vincere anche se non avevamo fatto una prestazione super. Ai rigori erano mentalmente più fiduciosi di noi. Ma sono ottimista per il futuro, perché nelle nuove generazioni vedo campioni che giocano già in top club».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

I brasiliani spesso sono abbinati alla saudade. Lei l’ha mai provata?

«Sì, ma ora riesco a gestirla. Quando arrivai a 19 anni al Porto, nei primi 10 mesi ho pensato ogni giorno di tornare in Brasile. Non riuscivo a giocare come volevo. Poi ci si abitua».

Lei appare come un brasiliano molto serio. E’ così davvero, oppure anche lei quando c’è da divertirsi si scatena?

«Ora c’è una generazione diversa: qui siamo io, Alex Sandro e Bremer. Per fargli tirare fuori un sorriso ce ne vuole! Ma penso anche ad altri come Casemiro, Thiago Silva. Però anche io mi lascio andare quando è il momento».

Vacanze mai alle Maldive...

«No, niente Maldive, Ibiza o altri posti del genere. Non se ne parla. Torno a casa mia, in Brasile, dove ricarico le batterie e vado a pesca».

Quanto l’ha cambiata diventare papà e in cosa è difficile?

«Mi ha cambiato tanto. Da quando sono nati i miei figli ho imparato a vedere il bello anche nelle cose brutte. Quando siamo piccoli è così, invecchiando purtroppo lo si perde questo atteggiamento. E così si è meno felici. Essere papà vuol dire essere un esempio, che non signifi ca non sbagliare mai, ma essere integri. Sbagli, chiedi scusa e riconosci che hai sbagliato».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Lei è molto attento al sociale. Come aiuta i bambini nella sua città brasiliana di Bicas?

«Con una una fondazione che ormai ha 7 anni, aiutiamo 130 famiglie con bambini e usiamo il calcio per portare via i piccoli dalla strada. Offriamo vari servizi: dal calcio a incontri con professionisti, psicologi, cure dentistiche e tanto altro. Tutti pensiamo a cambiare il mondo ma io dico che ognuno dovrebbe cominciare dal proprio posto».

Ha visto il mare per la prima volta a 16 anni. Si ricorda quel momento e quale è stata la sensazione più forte che ha provato quando gli occhi si sono appoggiati su quelle onde?

«Avevo vicino a me tanti altri calciatori per cui ho fatto finta di averlo già visto... ma è stata una emozione enorme. A vederlo il mare mi è sembrato più grande di come lo immaginavo. Ricordo il primo tuffo con l’acqua negli occhi. Indimenticabile».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

TORINO - Danilo, lei ha esperienza da vendere, vissuta in top club quali Porto, Real Madrid e Manchester City in cui ha vinto tantissimo: è al quarto anno con la Juventus. Cos’ha di speciale questo club?

«Da quando sono arrivato, ho sentito dire che “o sei della Juventus o no”. La particolarità di questa società è la cultura del lavoro: ogni giorno alzarsi dal letto e avere la voglia di migliorare, sapendo che quello che hai fatto sinora non basta. Questo è l’aspetto più diverso che ho colto qui e che ho imparato a fare mio».

E Torino? Cosa l’ha spinta a comprare casa dopo 4 anni e spendere manciate di aggettivi gentili per la città?

«Io sono uno tranquillo, non di quelli a cui piace andare nei negozi, al ristorante. Passo già molto tempo alla Continassa o in viaggio per le trasferte per cui più posso stare a casa e più sono felice. A Torino c’è sempre il sole, come oggi, e la gente è sempre carina con me, mi tratta benissimo. Io sono un brasiliano di montagna, anche se da me non sono così alte come qui. E così quando prendo l’auto per venire ad allenarmi, vedo in tangenziale tutta la catena montuosa intorno a Torino e questa scena mi regala energia e soddisfazioni».

Nonostante il tanto calcio vissuto, un’annata così non le era mai successa. Quanto è difficile giocare con 29 punti in classifica, quando se ne è conquistati in campo 44?

«Beh, diciamo che da quando sono arrivato di stagioni normali ne ho vissute poche... Spero che ne arrivi una! Pronti via ed ecco il covid, adesso questo problema con la sentenza del meno 15. E’ stato brutto per noi accettare questa condizione, non è stato facile. Ma abbiamo capito che non potevamo fare niente: l’unica cosa che ci restava era andare al campo e dare il massimo così come in partita. Ma non è stato facile. Però siamo solo a febbraio per cui di tempo per fare bene ce n’è. Siamo ancora in corsa in Coppa Italia ed Europa League. E sino alla fi ne della stagione può succedere di tutto».

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Loading...
1
Danilo esclusivo: “Io credo alla Juve e firmo!”
2
Pagina 2
3
Pagina 3
4
Pagina 4
5
Pagina 5
6
Pagina 6

Juve, i migliori video