Ha ancora davanti a sé diversi anni di calcio giocato. Ma quando appenderà le scarpe al chiodo cosa farà? Ancora in questo mondo del calcio e se sì in che ruolo le piacerebbe?
«Non lo so ancora, ma il primo anno tornerò in Brasile per una vacanza “larga”, per stare coi genitori e gli amici. Se dovessi restare nel calcio farò l’allenatore, mi piace l’idea di organizzare i calciatori in campo. E poi mi iscriverò all’università di psicologia. Non so se diventerò uno psicologo ma studierò per diventarlo. Mi piacciono le persone, le storie, la capacità di risalire dal basso, la resilienza».
Chi sta facendo anche un po’ da psicologo è Allegri. Cosa la colpisce di lui?
«Io mi vedo molto nel suo spirito. Non molla mai, anche nelle giornate più brutte trova il modo per motivarci. Anche nel momento di tempesta ci ha trasmesso calma».
Domenica ha difeso De Sciglio, Kean e Paredes dai fischi. Cosa ne pensa?
«Che è giusto. Siamo una squadra e in questo momento bisogna essere tutti uniti con i tifosi che ci danno forza. Chi fischia De Sciglio o uno qualsiasi fischia tutta la squadra. Ai tifosi dico di guardare come ci siamo compattati come squadra e abbiamo bisogno di tutti, anche di loro!».
Quest’anno è arrivato il suo connazionale Bremer. In cosa lo trova particolarmente forte e in cosa deve migliorare?
«Bremer è fortissimo fisicamente, nei duelli è invincibile. E poi è un bravo ragazzo, concentrato. Ha testa, ascolta, chiede, vuol imparare guardando i video. Tutti dobbiamo migliorare, nelle scelte e nella gestione della palla crescerà ancora: io e Bonucci gli stiamo sempre vicino».
Il Mondiale non è andato come speravate. Cosa non ha funzionato? E’ stato il suo ultimo?
«Non lo so se è stato il mio ultimo Mondiale: mancano ancora tre anni e mezzo. Gioco in Nazionale da più di dieci e dovrò capire se fi sicamente sarò ancora all’altezza. E poi non abbiamo ancora il ct del Brasile. Viene Ancelotti? Vediamo, lui mi volle al Real Madrid ma quando poi io arrivai, lui non era più allenatore. Nella partita con la Croazia meritavamo di vincere anche se non avevamo fatto una prestazione super. Ai rigori erano mentalmente più fiduciosi di noi. Ma sono ottimista per il futuro, perché nelle nuove generazioni vedo campioni che giocano già in top club».