Esame di Juve: Allegri in tre mesi se la gioca così

La società si aspetta di vincere almeno un trofeo e qualità di gioco. La nuova rosa sarà meno ‘stellata’. Per la proprietà il tecnico resta il riferimento assoluto per questa annata così particolare. Ma per il futuro anche l'allenatore (che ieri è diventato nonno) è sotto giudizio

TORINO - Brucia eccome il pareggio con il Nantes, che lascia la qualificazione agli ottavi di Europa League con un punto di domanda più grande di quello che c’era prima dei 90 minuti disputati all’Allianz Stadium. Il pareggio non solo non era “atteso”, ma per come si è concretizzato riapre un dilemma che con frequenza si è riaffacciato nel corso di questa stagione arrivata oltre il giro di boa. Perchè se è vero che la Juventus può essere arrabbiata con l’arbitro portoghese Pinehiro che non ha fischiato il fallo di mano da rigore all’ultimissimo minuto, e ritenersi sfortunata per aver colpito tre pali - di cui due con un tiro solo (!) -, è altrettanto incontestabile il fatto che la vittoria è mancata anche perché la Juve ha costruito troppo poco. Soprattutto se si tiene conto del reale valore oggettivo dell’avversario, tredicesimo in Ligue 1. La Juventus di Allegri (da ieri nonno del piccolo Filippo) ha deluso sotto il profilo del gioco e quindi, inevitabilmente, nella godibilità dello spettacolo.

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La rosa della Juve è di prima fascia

Il perchè di questa prova deludente sotto il punto di vista della qualità è spiegato anche nell’articolo a fianco, dove si sottolinea una lentezza di manovra ascrivibile all’ennesima giornata insipida di Paredes: troppo compassato e mai calato al cento per cento nella parte, quasi che qualsiasi partita non sia ormai più in grado di stimolarlo, avendo lui vissuto lo zenit delle emozioni, ovvero alzare la Coppa del Mondo. Dunque un passo del gambero sotto il profilo prestazionale nonostante stavolta Allegri abbia potuto pescare dal mazzo quasi tutti i jolly disponibili, visto che l’unico assente big era Pogba. Ma nemmeno il tridente ad alta qualità Di Maria-Vlahovic-Chiesa è servito per prendere il largo contro un avversario modesto e caduto sotto il colpo del bomber serbo quando non si era ancora arrivati al quarto d’ora. Già, il gioco, proprio quello che è latitato, come col Monza sempre in casa anche se con i brianzoli finì peggio, con la sconfitta per 0-2. Ora in questi tre mesi abbondanti che restano il tecnico dovrà dimostrare di avere la Juve in pugno sotto tutti i punti di vista e riuscire a farla esprimere su altri livelli. Perché la rosa è di prima fascia.

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La partita di ritorno contro il Nantes sarà fondamentale

Se giovedì prossimo dovesse incappare nell’eliminazione dall’Europa League, dando così l’addio definitivo all’Europa per questa stagione e compromettendo la strada migliore per garantirsi la Champions League della prossima annata, le riflessioni sul suo “status” non impegnerebbero i dirigenti juventini solo per qualche minuto. In questa ultima porzione il tecnico toscano si gioca parte della fiducia: Ferrero e Scanavino sperano di poter festeggiare almeno un trofeo tra Coppa Italia ed Europa League. Ma anche di vedere una squadra capace di dimostrare il valore dei propri giocatori, quindi di surclassare avversari più deboli con prestazioni convincenti. Se tutto ciò non accadesse allora la posizione del tecnico verrebbe pesata al grammo, alla luce anche del fatto che la prossima annata non dovrebbe registrare un mercato faraonico per una Juve che dovrà invece valorizzare giovani e promesse, non esattamente ciò con cui si è confrontato Max negli ultimi anni.

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Perplessità Di Maria

Intanto Di Maria, in una intervista a Espn, ha spiegato di essere rimasto sorpreso per la sostituzione al 73’ col Nantes: «Non me l’aspettavo anche perché avevo risposto ad Allegri che mi sentivo bene. Il futuro? Il club ha diversi problemi e quindi non abbiamo parlato di rinnovo. Ma nemmeno l’ho fatto con altre società: non ho preferenze, sono felice a Torino, penso solo a giocare, vedremo cosa accadrà».

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TORINO - Brucia eccome il pareggio con il Nantes, che lascia la qualificazione agli ottavi di Europa League con un punto di domanda più grande di quello che c’era prima dei 90 minuti disputati all’Allianz Stadium. Il pareggio non solo non era “atteso”, ma per come si è concretizzato riapre un dilemma che con frequenza si è riaffacciato nel corso di questa stagione arrivata oltre il giro di boa. Perchè se è vero che la Juventus può essere arrabbiata con l’arbitro portoghese Pinehiro che non ha fischiato il fallo di mano da rigore all’ultimissimo minuto, e ritenersi sfortunata per aver colpito tre pali - di cui due con un tiro solo (!) -, è altrettanto incontestabile il fatto che la vittoria è mancata anche perché la Juve ha costruito troppo poco. Soprattutto se si tiene conto del reale valore oggettivo dell’avversario, tredicesimo in Ligue 1. La Juventus di Allegri (da ieri nonno del piccolo Filippo) ha deluso sotto il profilo del gioco e quindi, inevitabilmente, nella godibilità dello spettacolo.

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