Allegri studia due Juve: i cambi per colpire nel finale

Il recupero di tutti i big aumenta le opzioni a gara in corso per il tecnico bianconero, per modulo e per interpreti. E contro il Toro...

La mossa dello scorpione – nulla a che vedere con le prodezze tra i pali di René Higuita – è una delle preferite alla Continassa. Lì dove, fin dall’inizio di questa stagione, la Juventus suda per rendere sempre più efficace il veleno serbato in coda. Ovvero nei finali di partita, quando la squadra di Max Allegri spesso e volentieri capitalizza il lavoro ai fianchi protratto in precedenza e assesta il colpo del knock out. Ma il tecnico bianconero, in questi giorni, è all’opera per rendere finalmente le tossine, sportivamente parlando, letali. Già, finalmente: perché l’ultimo passaggio del processo deve necessariamente coincidere con il recupero di tutti i pezzi da novanta in organico.

Panchina lunga

L’esordio stagionale dei “fantastici 4”, tutti insieme uno al fianco degli altri, non aumenterebbe infatti la sola cifra tecnica della squadra. Ma contribuirebbe a rendere ancor più profonda la panchina alle spalle del livornese. E, di conseguenza, ancor più vario il ventaglio di soluzioni in corso d’opera per sbrogliare eventuali matasse ancora ingarbugliate dopo l’intervallo: negli interpreti, certo, ma anche nel modulo, a maggior ragione in un momento della stagione in cui l’alternanza tattica è già abituale. Il ritorno di Pogba, ma soprattutto il pieno recupero di Chiesa unito al periodo d’oro vissuto da Di Maria, consentirebbero un agevole “switch” dal 3-5-2 al 4-3-3, sfumature comprese.

Difesa blindata

La prospettiva di poter – addirittura dover, nei momenti di maggiore abbondanza – conservare frecce nella faretra della ripresa, per di più, si lega a dati difensivi piuttosto lusinghieri. La Juventus è la squadra ad aver incassato meno reti nel secondo tempo (8) di tutta la Serie A. Ancor di più: è l’unica a non aver subito un solo gol negli ultimi 15’ di gioco. Quando i bianconeri abbassano l’elmetto, alzano l’asticella dell’attenzione e sublimano il molto allegriano concetto di pragmatismo senza fronzoli. Unire la prima possibilità alla seconda certezza, insomma, renderebbe Danilo e compagni un diesel quasi incapace di incepparsi sulla distanza.

Tradizione positiva

La prima volta di Chiesa, Di Maria, Pogba e Vlahovic insieme nella lista dei convocati, poi, dovrebbe coincidere con il derby della Mole. E dunque, statisticamente parlando, con la miglior occasioni possibile per sperimentare il potenziale a lunga gittata dell’organico. Vuoi perché il Torino di Juric, al contrario, nei finali di gara tende a disfare più che a mettere in cassaforte. E vuoi perché la stracittadina, già di norma, esalta i colpi di coda in bianco e nero: prendere le ultime sei vittorie consecutive della Juventus per credere. L’anno scorso Locatelli e quello prima Bonucci, come Pirlo nel 2014 o Cuadrado nel 2015, avevano risolto la contesa all’ultimo respiro. E nell’ultimo quarto di gara avevano assestato la zampata decisiva anche Vlahovic (all’andata), De Ligt (nel 2019) e Cristiano Ronaldo (nel 2018). Persino nel rotondo 4-1 del luglio 2020 l’ultimo rintocco bianconero era arrivato sul gong. Una sorta di tradizione che Allegri non intende abbandonare.

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