Plusvalenze Juve, l'avvocato Camera: "Quel verdetto viola i principi costituzionali!"

Il commento del cassazionista del foro milanese: "Anche nello sport devono valere. Solo multe con l’articolo 31, pena non equa, difesa Juve impedita"

Guido Camera è un avvocato cassazionista del foro milanese ed esercita la propria attività nel settore del diritto penale. Svolge anche un’intensa attività didattica ed è autore di numerose pubblicazioni, oltre a essere il presidente dell’associazione “Italia, Stato di Diritto”, sulla cui piattaforma ha recentemente organizzato il webinar Juve -15 il diritto non indossa maglie”. «Di solito contrattiamo argomenti sportivi, ma credo che questa sentenza meriti l’attenzione di un’associazione come la nostra, perché qualunque contenzioso che riguardi beni importanti sotto il profilo economico e così rilevanti per milioni di persone, debba rispettare i principi di uno Stato di Diritto, anche in ambito di giustizia sportiva, che non può sfuggire alle regole del giusto processo».

Camera ha anche scritto un articolo sulla sentenza e ha letto le conclusioni del ricorso con attenzione: «Credo che ci siano molti temi forti. Quello sulla sanzione è eclatante, per spiegarmi in modo molto semplice: come si fa a infliggere 15 punti di penalizzazione quando esiste una norma specifica, mi riferisco all’articolo 31, per la quale il legislatore ha previsto solo una multa. E nell’utilizzo dell’articolo 4, non corretto, c’è comunque una sproporzione che non rispetta il principio di equità della pena, che deve essere garantito tanto quanto quello dell’afflittività. Il giudice non può andare oltre il legislatore e farlo con una penalizzazione così pesante». Altro punto forte del ricorso è il cambio del capo di imputazione: «In un caso di revocazione non può essere cambiato lo scenario, cosa che qui è avvenuta, oltretutto non consentendo alla Juventus di difendersi sulla base dei nuovi articoli che le venivano contestati. Qui si violano i principi costituzionali del giusto processo che sono ampiamente garantiti anche nella giustizia sportiva».

E poi rimane, elefante nella stanza, l’assenza normativa. «Nella sentenza con la quale la Corte d’Appello Federale assolveva tutti i deferiti dalla procura federale, si sottolineava come non esistessero norme né criteri per punire la condotta. Cioè non c’era una norma sulle plusvalenze, né un criterio per calcolare l’eventuale supervalutazione dei giocatori. Cosa è cambiato? Nulla. Siamo ancora senza norma e senza criterio. Quindi il punto di caduta giuridico non esiste. Non ci può essere una violazione di un principio generico, dimenticando il punto di caduta giuridico. E non può rappresentare una violazione il reiterare una condotta lecita e non vietata da una legge». C’è, infine, il discorso del modello di organizzazione: «Se la responsabilità oggettiva è un grosso onere per le società, la società può anche alleviare questo peso dimostrando di avere un modello organizzativo adeguato, ovvero delle procedure interne pensate proprio per evitare di commettere violazioni».

Tutta questa vicenda, tuttavia, merita una riflessione finale, che l’avvocato Camera inizia partendo dal difficile compito del Collegio di Garanzia, che verrà chiamato a decidere in un clima di grande pressione, con una grande aspettativa di condanna, alimentata nell’opinione pubblica dalle ripetute pubblicazioni di stralci dell’inchiesta torinese: «I giudici dovranno essere impassibili e giudicare nella totale autonomia. Il diritto non può avere una maglia, il tifo non può entrare nelle vicende giudiziarie in nessun modo. Piuttosto sarebbe il caso che vengano pensate regole chiare, perché anche nella giustizia consociativa, il consociato - la Juventus in questo caso - deve avere chiarissime quali sono le conseguenze delle sue azioni, anche per togliere qualsiasi alibi. Dall’altra parte il rito deve offrire più garanzie per chi si difende. Io ho sempre avuto esperienze di giudici sportivi che applicano grande attenzione e dedizione al loro lavoro, ma credo che il rito necessiti delle implementazioni».

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