Plusvalenze Juve, Calabrò: "La sentenza è da annullare senza rinvio!"

Intervista all'’ex magistrato che spiega tutti i motivi per cui i 15 punti devono essere ridati dal Collegio di Garanzia
Plusvalenze Juve, Calabrò: "La sentenza è da annullare senza rinvio!"

Piero Calabrò - ex magistrato di lungo corso - alla luce di quello che è stato l’impianto difensivo della Juventus nel ricorso al Collegio di Garanzia dello sport presso il Coni, cosa l’ha colpita di più della linea disegnata dal pool di legali bianconeri?

«È fondamentale capire le motivazioni che hanno spinto la Juventus a formulare la richiesta di annullamento della sentenza. Sono tantissime e di varia natura, anche di merito, ovvero nella sostanza delle cose. Ma ce ne sono anche di tipo procedurale e processuale, a dimostrare che il giudizio per revocazione che ha poi determinato i 15 punti è stato fatto al di fuori dei parametri previsti dalla legge».

Qual è secondo lei la situazione sulla quale il Collegio di Garanzia dello sport avrà più difficoltà ad avallare le riflessioni che hanno portato la Corte d’appello federale a punire la Juventus?

«Sono più i punti sui quali il Collegio di Garanzia dello Sport non potrà far finta di non vedere. Uno in particolare, che era stato sollevato prima ancora di conoscere le motivazioni, è che ora si parla di giustizia a orologeria: si pensi ad esempio alla squalifica di Mourinho per cui si è deciso poi di sospenderla. È la dimostrazione che si possono utilizzare i tempi che si vogliono: se si vuole motivare con l’urgenza per la ragione della competizione sportiva si fa, se invece si vuole prendere altro tempo ecco un’altra via…, come successo con altri tipi di plusvalenze, peraltro. Ma ciò che è ancora più incredibile è che il giudizio era già stato dato e per revocarlo si sarebbero dovuti presentare fatti nuovi. Bene, fatti nuovi non ce ne sono stati! La Procura federale sapeva già delle intercettazioni, ne avevano pubblicate i giornali come accade spesso in Italia, c’era stata una udienza per la richiesta di misura cautelare di alcuni soggetti, peraltro respinta. Non c’era nessuna novità. Il Procuratore federale avrebbe potuto attendere senza nessuna fretta che fossero disvelate tutte le intercettazioni con il deposito degli atti per poi eventualmente incardinare un procedimento contro la Juve. Invece ha voluto anticipare i tempi senza ottenere la condanna dei bianconeri. Poi dopo un po’ di mesi ha deciso che le intercettazioni sono fatti nuovi e che possono legittimare la revocazione, così la Corte d’Appello federale in modo secondo me erroneo gli è andata appresso. Questo è stato ben sottolineato dalla difesa della Juve. Anche perché di questo passo, se ogni tre mesi escono altre intercettazioni, non ci sarà mai una sentenza definitiva per cui si potrà revocare sempre quella precedente: è chiaro che così siamo completamente al di fuori dalla certezza del diritto che è fondamentale».

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Che cosa si aspetta a livello di tempistica e di formazione di organo giudicante da parte del Collegio di Garanzia dello sport?

«Direi che molto probabilmente sarà a sezioni unite per la pressione mediatica che c’è intorno a questo processo che riguarda la Juventus, ma anche perché potenziali protagonisti si sono bruciati e non potranno presenziare. Questo darà la palla al presidente del Collegio stesso per optare per le sezioni unite. Per quanto riguarda le tempistiche devo dire che me le aspetto necessariamente brevi: il Collegio non dovrà svolgere attività istruttoria, ma solo esaminare gli atti depositati, fissare una udienza e discutere con la Procura federale e i legali juventini per poi decidere. Ritengo che il tutto possa avvenire tra fine marzo e massimo metà di aprile».

Se la sente di fare un pronostico? Come finirà al Collegio?

«Io me la sentirei se si trattasse di una partita giocata in modo lineare e in punta di diritto. Ma se così fosse non saremmo nemmeno arrivati alla revocazione, per cui ora mi viene difficile sbilanciarmi. Io non voglio essere valutato come un tifoso della Juventus, ma come un esperto di diritto. Se si applicherà il diritto questa sentenza dovrà essere annullata senza rinvio. Se invece dovessero subentrare decisioni paragiuridiche o metagiuridiche... la sentenza di condanna è metagiuridica in quanto è stata formulata in base a un capo d’imputazione che non c’era e una violazione disciplinare che non esiste. Se un domani il parlamento legiferasse che il furto non è più un reato e in alcune mie conversazioni telefoniche io dicessi che ho rubato merendine in panetteria o al supermercato, bene, se quei colloqui fossero intercettati io non potrei essere condannato perché non ci sarebbe più il reato. Le plusvalenze sono componenti di bilancio di qualsiasi società, anche di altri settori. Chi compra un immobile a 10 e poi per varie ragioni cresce di valore per arrivare a 50 fai una plusvalenza di 40 e la deve mettere a bilancio. Non è che la può mettere a bilancio: deve!».

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Come giudica il fatto che la Juventus abbia allargato il pool difensivo con altri due legali?

«Al di là di quello che può sembrare all’esterno è chiaro che l’unione fa la forza, non tanto a livello numerico quanto a capacità di approfondire le situazioni in base a quelle che sono le proprie capacità specifiche e conoscenze settoriali. Il ricorso della Juventus è molto ben fatto perché non ha argomentazioni solo legali, ma è stato realizzato da persone che capiscono di bilanci e distruggono quella parte di motivazione della Corte d’Appello per cui con le plusvalenze si sarebbe falsificata la competizione. In realtà facendo quattro conti, ovviamente sottoscritti da chi ha competenza, si dimostra che tutte le plusvalenze incidono per il 3% sul fatturato della Juve. Per cui con il 3% come si fa a cambiare le sorti delle potenzialità economiche di un club e quindi la sua possibilità di intervenire sulla formazione della rosa? Chi amministra chiede a chi si occupa della parte sportiva di creare plusvalenze ma questo non significa realizzarne di fittizie soltanto perché sono state trovate delle x al posto di nomi certi».

Ricordiamo le tre strade che potrà imboccare il Collegio?

«Conferma della sentenza, annullamento senza rinvio e annullamento con rinvio. Il Collegio non potrà rimodulare la pena ma per esempio dire che il verdetto non regge in base a determinate riflessioni e quindi disporre che torni indietro per una diversa valutazione oppure annullarla direttamente e definitivamente».

La Juventus ha invocato anche la mancata possibilità di aver vissuto il giusto processo. Condivide questa obiezione e perché?

«Qui l’accusa ha fatto il bello e cattivo tempo, mentre la difesa in tempi e spazi angusti non ha potuto esercitare davvero il proprio diritto: basti pensare che è stato cambiato il capo d’imputazione senza comunicarlo prima, per cui nel dibattimento c’è stato un margine minimo per poter allestire le contromosse. Lo ripeto, in queste condizioni il diritto alla difesa viene meno».

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Piero Calabrò - ex magistrato di lungo corso - alla luce di quello che è stato l’impianto difensivo della Juventus nel ricorso al Collegio di Garanzia dello sport presso il Coni, cosa l’ha colpita di più della linea disegnata dal pool di legali bianconeri?

«È fondamentale capire le motivazioni che hanno spinto la Juventus a formulare la richiesta di annullamento della sentenza. Sono tantissime e di varia natura, anche di merito, ovvero nella sostanza delle cose. Ma ce ne sono anche di tipo procedurale e processuale, a dimostrare che il giudizio per revocazione che ha poi determinato i 15 punti è stato fatto al di fuori dei parametri previsti dalla legge».

Qual è secondo lei la situazione sulla quale il Collegio di Garanzia dello sport avrà più difficoltà ad avallare le riflessioni che hanno portato la Corte d’appello federale a punire la Juventus?

«Sono più i punti sui quali il Collegio di Garanzia dello Sport non potrà far finta di non vedere. Uno in particolare, che era stato sollevato prima ancora di conoscere le motivazioni, è che ora si parla di giustizia a orologeria: si pensi ad esempio alla squalifica di Mourinho per cui si è deciso poi di sospenderla. È la dimostrazione che si possono utilizzare i tempi che si vogliono: se si vuole motivare con l’urgenza per la ragione della competizione sportiva si fa, se invece si vuole prendere altro tempo ecco un’altra via…, come successo con altri tipi di plusvalenze, peraltro. Ma ciò che è ancora più incredibile è che il giudizio era già stato dato e per revocarlo si sarebbero dovuti presentare fatti nuovi. Bene, fatti nuovi non ce ne sono stati! La Procura federale sapeva già delle intercettazioni, ne avevano pubblicate i giornali come accade spesso in Italia, c’era stata una udienza per la richiesta di misura cautelare di alcuni soggetti, peraltro respinta. Non c’era nessuna novità. Il Procuratore federale avrebbe potuto attendere senza nessuna fretta che fossero disvelate tutte le intercettazioni con il deposito degli atti per poi eventualmente incardinare un procedimento contro la Juve. Invece ha voluto anticipare i tempi senza ottenere la condanna dei bianconeri. Poi dopo un po’ di mesi ha deciso che le intercettazioni sono fatti nuovi e che possono legittimare la revocazione, così la Corte d’Appello federale in modo secondo me erroneo gli è andata appresso. Questo è stato ben sottolineato dalla difesa della Juve. Anche perché di questo passo, se ogni tre mesi escono altre intercettazioni, non ci sarà mai una sentenza definitiva per cui si potrà revocare sempre quella precedente: è chiaro che così siamo completamente al di fuori dalla certezza del diritto che è fondamentale».

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