Vlahovic, i tifosi Juve e quel coro che lo ha colpito e caricato

Il suo pubblico, i compagni, Allegri e Stankovic: iniezione di serenità e fiducia verso Friburgo

TORINO - Quel coro, «Dusan - Dusan - Dusan», Vlahovic se lo era probabilmente immaginato tante volte, magari già durante la trattativa per il suo passaggio dalla Fiorentina alla Juventus: una partita importante, un suo gol, tutta la curva che invoca il suo nome. Quello che di sicuro non aveva mai immaginato era che quel coro si alzasse nel secondo tempo di quella che stava diventando - ed è poi diventata - la sua sesta partita consecutiva senza segnare, subito dopo che aveva sbagliato un calcio di rigore. Proprio la stranezza di quel coro urlato dopo che il palo alla destra di Turk, tuffatosi dall’altra parte, aveva respinto il suo tiro dal dischetto, ha però sorpreso, colpito e caricato tanto il centravanti bianconero. Dagli spalti dello Stadium fino a quel momento si era levato semmai qualche mugugno, domenica sera e non solo, in occasione di giocate imperfette di DV9. Anche per questo quel moto collettivo di sostegno proprio dopo quello che nel calcio è l’errore per antonomasia ha lasciato il segno su Vlahovic, racconta chi gli sta attorno. In un momento difficile, con il gol che non arriva, la squadra penalizzata di 15 punti e dopo i mesi passati a lottare contro la pubalgia (battaglia vinta ma costata tanta fatica mentale), su quel palo Dusan pareva averci sbattuto di faccia. Proprio lì, al volto, si è portato le mani, strofinandosi il naso con le dita come se ci avesse preso un pugno. Un diretto che avrebbe potuto metterlo knock out.

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Vlahovic si è rialzato

Invece si è trattato di un knock down. Subito rincuorato dai compagni, poi invocato dal pubblico (ringraziato a fine partita lanciandogli la maglia e mettendosi la mano sul cuore mentre lo salutava), Vlahovic si è rialzato e negli ultimi 20 minuti il suo rendimento è salito, come ha sottolineato Massimiliano Allegri commentando la partita del suo centravanti: «Dusan deve trovare equilibrio e stare sereno, come gli dico sempre, perché il gol arriverà, e essere meno frettoloso quando gli arriva palla sui piedi. Cosa che ha fatto soprattutto negli ultimi 20 minuti. Sono molto contento e il gol lo troverà presto». Lo aveva quasi trovato nei minuti di recupero, quando il suo crescendo si era sublimato nella finta di attacco al primo palo con cui si era liberato della marcatura di Amione, staccandosi poi indietro per incornare il cross di Kostic: palla schiacciata per terra, Turk in grado solo di sfiorarla, ma la traversa gli aveva detto ancora no.

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L'abbraccio di Stankovic

In quel momento forse qualcosa è cambiato. Vlahovic ha sorriso. Anche perché Soulé ha ribadito subito la palla in rete chiudendo la partita, ma non solo. Avrebbe comunque potuto sbuffare o arrabbiarsi prima di andare ad abbracciare il compagno. In quel sorriso potrebbe esserci stata l’acquisizione della serenità invocata da Allegri, l’abbandono dell’eccesso di pressione che Vlahovic mette su se stesso e che se da un lato è stata il motore che lo ha sempre spinto a migliorarsi fino a portarlo dove è, dall’altro rischia a volte di zavorrarlo togliendogli spensieratezza. In quel sorriso potrebbe esserci stata la presa di coscienza che il periodo è quello che è - aveva colpito una traversa anche nel derby -, ma che non durerà a lungo. Glielo ha detto anche il connazionale Dejan Stankovic abbracciandolo a fine partita, come ha poi rivelato: «Ci siamo parlati come padre e figlio, perché ha l’età del mio maggiore. E’ un momento no, ma è un attaccante top e non deve mollare: si sbloccherà e allora farà gol anche di spalla». Magari giovedì sera a Friburgo: di certo ci proverà con più determinazione che mai, e forse anche con più serenità.

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TORINO - Quel coro, «Dusan - Dusan - Dusan», Vlahovic se lo era probabilmente immaginato tante volte, magari già durante la trattativa per il suo passaggio dalla Fiorentina alla Juventus: una partita importante, un suo gol, tutta la curva che invoca il suo nome. Quello che di sicuro non aveva mai immaginato era che quel coro si alzasse nel secondo tempo di quella che stava diventando - ed è poi diventata - la sua sesta partita consecutiva senza segnare, subito dopo che aveva sbagliato un calcio di rigore. Proprio la stranezza di quel coro urlato dopo che il palo alla destra di Turk, tuffatosi dall’altra parte, aveva respinto il suo tiro dal dischetto, ha però sorpreso, colpito e caricato tanto il centravanti bianconero. Dagli spalti dello Stadium fino a quel momento si era levato semmai qualche mugugno, domenica sera e non solo, in occasione di giocate imperfette di DV9. Anche per questo quel moto collettivo di sostegno proprio dopo quello che nel calcio è l’errore per antonomasia ha lasciato il segno su Vlahovic, racconta chi gli sta attorno. In un momento difficile, con il gol che non arriva, la squadra penalizzata di 15 punti e dopo i mesi passati a lottare contro la pubalgia (battaglia vinta ma costata tanta fatica mentale), su quel palo Dusan pareva averci sbattuto di faccia. Proprio lì, al volto, si è portato le mani, strofinandosi il naso con le dita come se ci avesse preso un pugno. Un diretto che avrebbe potuto metterlo knock out.

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