L'abbraccio di Stankovic
In quel momento forse qualcosa è cambiato. Vlahovic ha sorriso. Anche perché Soulé ha ribadito subito la palla in rete chiudendo la partita, ma non solo. Avrebbe comunque potuto sbuffare o arrabbiarsi prima di andare ad abbracciare il compagno. In quel sorriso potrebbe esserci stata l’acquisizione della serenità invocata da Allegri, l’abbandono dell’eccesso di pressione che Vlahovic mette su se stesso e che se da un lato è stata il motore che lo ha sempre spinto a migliorarsi fino a portarlo dove è, dall’altro rischia a volte di zavorrarlo togliendogli spensieratezza. In quel sorriso potrebbe esserci stata la presa di coscienza che il periodo è quello che è - aveva colpito una traversa anche nel derby -, ma che non durerà a lungo. Glielo ha detto anche il connazionale Dejan Stankovic abbracciandolo a fine partita, come ha poi rivelato: «Ci siamo parlati come padre e figlio, perché ha l’età del mio maggiore. E’ un momento no, ma è un attaccante top e non deve mollare: si sbloccherà e allora farà gol anche di spalla». Magari giovedì sera a Friburgo: di certo ci proverà con più determinazione che mai, e forse anche con più serenità.