Plusvalenze, quindi non era solamente la Juve... I giorni caldi del pallone

Da Torino a Udine, da Milano a Roma: l’Italia è scossa dalle indagini sul calcio. Anche in Europa regna il caos con molti fronti giudiziari aperti

E insomma, la confortevole storiella della “reductio a unum” sull’utilizzo di plusvalenze e artifizi contabili, così come di rapporti privilegiati tra i club in materia di mercato, si sta rivelando per quello che era: un’utile favoletta per gonzi. Se la plusvalenze non vanno più bene, allora non vanno più bene per tutti e non solo per la Juventus (che era tra quelle che ne usava meno in percentuale sul fatturato, tra l’altro) e comunque si fanno in due. E tutti hanno i loro club amici con cui realizzarle perché, non va dimenticato mai, sono previste a bilancio ordinario dalla Figc che (a parte i casi eclatanti di Chievo e Cesena con operazioni evidentemente farlocche) ha visto la Covisoc stringere i cordoni nell’ottobre del 2021 segnalando ben 62 operazioni sospette dal punto di vista contabile. In ogni caso, a parte l’analisi sulla materia del contendere, adesso si sono mosse altre Procure della Repubblica: alcune su input di Torino in seguito all’inchiesta Prisma, altre autonomamente, come Tivoli per la Lazio e gli intrecci con la Salernitana per anni “dependance” di Claudio Lotito.

Non solo Juve: le altre procure al lavoro

La Guardia di Finanza è il braccio operativo delle Procure di Roma (atti inviati dalla procura di Torino) e di Tivoli (competente perché vi sorge la sede della Lazio) che hanno preso in esame gli ultimi 5 anni per rilevare eventuali reati fiscali connessi alle plusvalenze. Eventuali, appunto, perché mai come ora si spinge sulla necessità di far valere la presunzione di innocenza (ah, le prospettive cambiano...). Diversa la situazione delle altre 6 Procure a cui quella di Torino ha inviato i documenti relativi all’inchiesta Prisma e che non hanno ancora formulato ipotesi di reato: Genova, Bergamo, Udine, Modena, Bologna e Cagliari. Al “lavoro” anche quella di Napoli su un identica ipotesi di reato. Non è escluso che altre procure si muovano, e non solo in Serie A, e così si capisce una volta di più perché, a differenza di tutte le altre indagini che hanno riguardato in passato il calcio italiano, nessun dirigente si sia pubblicamente esposto per condannare queste pratiche... Diversa la situazione del Milan dove la Guardia di Finanza si muove per una inchiesta della Procura (originata da un esposto di uno di protagonisti) sulla vendita del club. Al di là delle inchieste legate a irregolarità economiche, ci sono poi le quelle sull’ordine pubblico con Napoli e molte piazze di Lega Pro osservate speciali.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Turbolenze estere: Barcellona, City e Abramovich

Se Roma piange, Nyon (intesa genericamente come sede del calcio Europeo) non ride, considerato il proliferare di scandali, inchieste e tensioni che agitano il calcio del Vecchio Continente. La più vasta eco mediatica se l’è guadagnata per distacco la vicenda legata al Barcellona e al presunto pagamento di “consulenze” in favore dei vertici arbitrali. Una storiaccia che poi ha coinvolto lo stesso Javier Tebas, il plenipotenziario e autoritario reggitore dei destini della Liga accusato dal club blaugrana di aver prodotto prove contro di loro. In Inghilterra è stata insediata una commissione di inchiesta che lavora (lodevolmente sotto traccia) per verificare l’esistenza di gravissime irregolarità fiscali da parte del Manchester City nell’arco di addirittura 10 anni dalla stagione 2009-10 alla 2017-18. Di qualche giorno fa, invece, la notizia che l’allora proprietario del Chelsea, Roman Abrahmovic, avrebbe versato sottobanco ben 130 milioni al Vitesse, club satellite olandese facendosi beffe dei regolamenti che vietano multiproprietà.

Al Khelaifi e Ceferin

Che, peraltro, vacillano per volere della stessa Uefa intenzionata ad allargare le maglie per consentire agli sceicchi del Qatar, già proprietari del Psg, la scalata al Manchester United. Il titolare del club parigino, Nasser Al-Khelaïfi , è indagato per una robina da niente: rapimento, sequestro e tortura in relazione all’assegnazione del Mondiale al Qatar. Dalla Slovenia giungono spifferi fastidiosi sul curriculum del presidente (appena riconfermato) Uefa, Aleksander Ceferin. E su tutto questo caos, manco a dirlo, si affilano le armi giudiziarie per la vicenda Superlega. No, il cielo del calcio europeo non è sereno.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

E insomma, la confortevole storiella della “reductio a unum” sull’utilizzo di plusvalenze e artifizi contabili, così come di rapporti privilegiati tra i club in materia di mercato, si sta rivelando per quello che era: un’utile favoletta per gonzi. Se la plusvalenze non vanno più bene, allora non vanno più bene per tutti e non solo per la Juventus (che era tra quelle che ne usava meno in percentuale sul fatturato, tra l’altro) e comunque si fanno in due. E tutti hanno i loro club amici con cui realizzarle perché, non va dimenticato mai, sono previste a bilancio ordinario dalla Figc che (a parte i casi eclatanti di Chievo e Cesena con operazioni evidentemente farlocche) ha visto la Covisoc stringere i cordoni nell’ottobre del 2021 segnalando ben 62 operazioni sospette dal punto di vista contabile. In ogni caso, a parte l’analisi sulla materia del contendere, adesso si sono mosse altre Procure della Repubblica: alcune su input di Torino in seguito all’inchiesta Prisma, altre autonomamente, come Tivoli per la Lazio e gli intrecci con la Salernitana per anni “dependance” di Claudio Lotito.

Non solo Juve: le altre procure al lavoro

La Guardia di Finanza è il braccio operativo delle Procure di Roma (atti inviati dalla procura di Torino) e di Tivoli (competente perché vi sorge la sede della Lazio) che hanno preso in esame gli ultimi 5 anni per rilevare eventuali reati fiscali connessi alle plusvalenze. Eventuali, appunto, perché mai come ora si spinge sulla necessità di far valere la presunzione di innocenza (ah, le prospettive cambiano...). Diversa la situazione delle altre 6 Procure a cui quella di Torino ha inviato i documenti relativi all’inchiesta Prisma e che non hanno ancora formulato ipotesi di reato: Genova, Bergamo, Udine, Modena, Bologna e Cagliari. Al “lavoro” anche quella di Napoli su un identica ipotesi di reato. Non è escluso che altre procure si muovano, e non solo in Serie A, e così si capisce una volta di più perché, a differenza di tutte le altre indagini che hanno riguardato in passato il calcio italiano, nessun dirigente si sia pubblicamente esposto per condannare queste pratiche... Diversa la situazione del Milan dove la Guardia di Finanza si muove per una inchiesta della Procura (originata da un esposto di uno di protagonisti) sulla vendita del club. Al di là delle inchieste legate a irregolarità economiche, ci sono poi le quelle sull’ordine pubblico con Napoli e molte piazze di Lega Pro osservate speciali.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Loading...
1
Plusvalenze, quindi non era solamente la Juve... I giorni caldi del pallone
2
Turbolenze estere: Barcellona, City e Abramovich