Sentenza Juve: ritorna la Figc, Chiné e l'incubo penalizzazione

Si rifarà il processo, davanti a una nuova Corte d'Appello: gli avvocati del club bianconero si troveranno di nuovo davanti al procuratore federale

"Nei termini e nei limiti di cui in motivazione": la premessa è indispensabile perché si ripartirà da qui. Si ripartirà perché resta tutto avvolto nel nebuloso linguaggio giudiziario del dispositivo Coni fino al momento in cui saranno rese note le motivazioni che hanno portato a respingere dei ricorsi, accoglierne altri e infine rispedire tutto alla Corte d'Appello Federale. Ci sarà da attendere, ma non troppo: il tempo stringe e se c'è una cosa che la Sandulli ha mostrato di tenere in considerazione in fase di dibattimento è la celerità.

Processo Juve da rifare. Con un Chiné più forte?

Certezza: si rifarà il processo, davanti a nuovi giudici come stabilito espressamente dal Collegio di Garanzia - che ha voluto così probabilmente considerare eccessivo il carico messo dal gruppo guidato da Torsello -  e quindi il pool di avvocati della Juventus si troverà di nuovo di fronte, accusa opposta alla difesa, il procuratore federale Chiné. Che potrebbe essere uscito vincitore silenzioso anche dal Palazzo H del Foro Italico se nei motivi della sentenza ci sarà anche la conferma della bontà del suo impianto accusatorio.

L'incubo penalizzazione per la Juve

Il pericolo penalizzazione? È legato all'utilizzo dell'articolo 4, l'ormai celebre passaggio sulla lealtà sportiva violata. Se è rimasto in piedi anche nella spiegazione che fornirà il Coni - nonostante lo stesso rappresentante dell'accusa Taucer in fase di dibattimento avesse dato ragione alla difesa sull'argomento in questione - allora per il club bianconero l'incubo continuerà. E quei ricorsi respinti per i dirigenti sanciti dal dispositivo suonano sinistri.

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