Juve-Napoli, l'1-0 regolare di Di Maria e il Var fuori dalle regole

Il gol annullato cambiava la partita, invece la chiamata fuori regolamento di Aureliano che segnala il contatto Milik-Lobotka, giudicato regolare da Fabbri, cambia tutto

Il problema è la traversa! Sì, il problema del gol di Di Maria annullato dall’arbitro Fabbri in Juventus-Napoli per un precedente contatto tra Milik e Lobotka nasce con... la traversa immaginaria. Già, quella che da bambini univa idealmente i due borsoni messi nello spiazzo a delimitare la porta. La traversa non si poteva mettere e così si andava a spanne con, ovviamente, una sere di litigi e problematiche affini ogni qual volta il tiro pareva un po’ troppo alto. “Gol!”, “No, alto!”. Ecco, in quel calcio da cortile per i bambini o ragazzini erano discussioni fisiologiche, tollerabili e poi non esisteva un’alternativa. Ma che tutto questo, con le debite proporzioni, continui ad avere diritto di cittadinanza nel calcio professionistico da centinaia di milioni di euro, accompagnato ora anche dagli investimenti sulla tecnologia per il Var (telecamere, orologio della gol-line, auricolari etc) questo non è più tollerabile.

Var, il regolamento parla chiaro

E dire che il regolamento hanno provato a scriverlo in maniera chiara per far sì che il protocollo di applicazione del Var fosse inequivocabile proprio per evitare di tornare al problema della “traversa”. Ma niente da fare. Ci siamo ricascati nonostante sia stato scritto nei principi che “Un Var è un ufficiale di gara con accesso indipendente ai filmati della gara, che può assistere l’arbitro soltanto in caso di “chiaro ed evidente errore” o “grave episodio non visto” in relazione “a una rete, rigore, espulsione diretta, scambio di identità”. E il neretto è presente proprio nel protocollo. Dunque, tanto per capirci, domenica sera il Var, Aureliano, non avrebbe dovuto chiamare Fabbri per dirgli che il contatto tra Milik-Lobotka precedente alla rete di Di Maria doveva essere visto al monitor, in quanto la giocata tra il polacco e lo slovacco era stata già valutata regolare da Fabbri che era vicino, indicando con il braccio addirittura del “continuare, tutto regolare”.

Aureliano non doveva richiamare Fabbri

Dunque il problema si risolve a monte. Per cui è inutile schierarsi da una parte o dall’altra: “Milik anticipa e non fa fallo perché occupa lo spazio a protezione del pallone”, “Milik fa fallo perché prima di toccare la palla impatta la tibia di Lobotka”, “si tratta di un contrasto di gioco come tanti altri”. A prescindere dalla fede che uno ha, o dell’idea che si è potuto fare sull’esistenza o meno dell’intervento falloso, è oggettivo il fatto che si tratti di una casistica controversa, in cui nessuno può arrogarsi il diritto di affermare che era o non era fallo. Su questo tutti coloro che vogliono applicare un ragionamento con base intellettualmente onesta devono concordare. E allora ecco che Aureliano non doveva sensibilizzare Fabbri poiché l’arbitro aveva valutato soggettivamente una azione avvenuta a due metri dai suoi occhi e sulla quale non si può pensare che ci sia stato un “chiaro ed evidente errore”. Ecco il motivo per cui il Var doveva stare zitto e la partita registrare il vantaggio della Juventus a otto minuti dalla fine. Invece...

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