TORINO - Detto, fatto. La Juventus non ha perso la memoria... Tutt’altro, l’ha depositata. Quella difensiva relativa alla cosiddetta inchiesta/bis portata avanti dal procuratore federale Giuseppe Chiné, già requirente nel filone plusvalenze. Ieri scadeva il termine ultimo per produrre la documentazione, giacché - regolamento alla mano - dalla ricezione della notifica di chiusura indagini (avvenuta il 12 aprile) le parti hanno al massimo 15 giorni di tempo per chiedere di essere sentite o, appunto, per presentare una memoria. Gli avvocati della Juventus Maurizio Bellacosa e Davide Sangiorgio hanno scelto la seconda opzione. Idem i legali degli altri soggetti coinvolti. Oltre al club Juventus hanno ricevuto notifica l’ex presidente Andrea Agnelli, l’ex vice-presidente Pavel Nedved, l’ex direttore generale Fabio Paratici, l’attuale direttore sportivo Federico Cherubini, il responsabile delle questioni legali Cesare Gabasio, il direttore sportivo della squadra NextGen Giovanni Manna, il responsabilità della gestione organizzativa del settore giovanile Paolo Morganti, l’ex responsabile del settore giovanile e ora del progetto calcio femminile Stefano Braghin.
I presunti illeciti
I legali bianconeri intendono provare a smontare le tesi di Chiné affrontando puntualmente i presunti illeciti contestati. Nello specifico, punto uno: il procuratore federale sostiene che nella stagione 2019-2020 la Juventus ha depositato presso la Lega di Serie A gli accordi di riduzione di 4 mensilità (marzo, aprile, maggio e giugno 2020) di 21 calciatori e dell’allenatore Sarri omettendo però di depositare gli accordi economici di recupero di tre delle quattro mensilità rinunciate. Il tutto allo scopo di posticipare i costi all’esercizio contabile successivo (2021) violando così “il principio contabile di competenza economica e il principio di par condicio con le altre società di Serie A”. Più o meno lo stesso vale per l’anno successivo.