Pagina 3 | Juve, era tutto scritto. Il sistema, la Superlega e la missione compiuta

TORINO - Finalmente a carte scoperte, finalmente senza bisogno di fingere che sia una questione di giustizia o che venga applicato il diritto. La Juventus doveva essere punita duramente, affossata per il tentativo di creare la Superlega. Più specificatamente, la Juventus non doveva partecipare alle prossime coppe europee. Bene, missione compiuta: con cinque gradi di giudizio e un procedimento che non ha mai saputo spiegare come sono state quantificate le penalità, né motivare il nesso che porta quelle che sono violazioni amministrative a incidere così pesantemente sul campo. in questo modo vengono calpestati i calciatori e l’allenatore, che hanno conquistato regolarmente i loro punti in campo, senza trarre vantaggio alcuno dalle infrazioni contabili commesse dai dirigenti. In questo modo vengono imbrogliati i tifosi che hanno assistito (pagando) a partite che non servivano a niente, completamente inutili e alcune anche falsate dalle sentenze a orologeria di una giustizia western, che comunica una sentenza a un quarto d’ora dal fischio iniziale di una partita, mandando in campo una squadra sotto choc, al termine di un campionato snervante.

Juve, questa non è giustizia

Non è giustizia questa: è amministrazione di potere, prova di forza, è legge della giungla, ma finalmente applicata apertamente, a carte scoperte. Evelina Christillin, membro del governo Uefa, vicinissima a Aleksander Ceferin, lo ha spiegato ieri mattina, con tempismo discutibile, considerato che dei giudici dovevano sentenziare al pomeriggio, ma con cristallina trasparenza: "Non dimentichiamoci che con la Uefa i rapporti non sono eccellenti dopo la questione Superlega: la Juve rimane una delle tre squadre che ancora mantengono vivo il progetto. Passi di avvicinamento non se ne sono visti al momento". Eccolo, dunque il peccato originale: è quello commesso da Andrea Agnelli il 19 aprile 2021, con il tentativo di fondare una competizione alternativa. In quel momento o, meglio, nei giorni successivi, con il fallimento del tentativo, è stato segnato il destino della Juventus. Prima o poi l’avrebbe pagata. E la sta pagando ora
Lo ha ribadito il procuratore federale Giuseppe Chiné nella sua requisitoria, chiedendo di verbalizzare il fatto che la penalizzazione andava calcolata sulla base della classifica per togliere la Juventus dalle prossime competizioni europee (distorcendo il concetto di afflttività). Quella doveva essere la punizione e quella sarà, perché anche qualora la Juventus vincesse le ultime due partite scombinando i piani, c’è sempre il procedimento legato alla manovra stipendi per aggiungere sale alla zuppa, qualora risultasse ancora un po’ sciapa.

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La norma sulle plusvalenze non esiste

Non esiste una norma sulle plusvalenze, in cinque (cinque!) gradi di giudizio nessuno è riuscito a quantificare e stabilire con esattezza quali e quante fossero quelle della Juventus e, infine, tenendo per buoni i calcoli spannometrici di Chiné rappresentano comunque il 3,6% del fatturato del periodo oggetto di indagini. Sulla base di questi, che sono fatti e non opinioni, come si fa a pensare che ieri sia stata celebrata la giustizia e non consumata una vendetta? Come si arriva a quantificare in 10 punti una violazione per la quale non esiste una norma e nemmeno un tabellario? Come si pesano le responsabilità con tale precisione usando la vaga misura della «slealtà»? Nessun giurista riuscirà a rispondere a queste domande. Dovete domandare a un politico che, fosse sincero, direbbe: la Juventus andava punita, la punizione doveva essere l’esclusione dall’Europa e così è stato fatto.

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Ceferin non si deve sporcare le mani

A questo punto, Ceferin non si deve sporcare le mani, ha tempo un anno per valutare la posizione della Juventus, così come ha tempo la Juventus per decidere se farli, quei «passi avanti» nel dialogo o, meglio, nell’abiura della Superlega davanti all’Uefa. Nel frattempo potrebbe anche arrivare la sentenza della Corte di Giustizia Europea che inciderà non poco nell’eventuale dialogo fra Nyon e Torino. Ma c’è tempo e la Juventus lo userà tutto, perché ci sono altre priorità in agenda: a partire dal procedimento sulla manovra stipendi del 15 giugno. Probabile che patteggi, anche logico per certi versi. Fin qui la difesa nei tribunali sportivi ha portato ben pochi risultati, nonostante fosse sempre stata sempre ben architettata. Forse è il caso di non perdere ulteriore tempo. Piuttosto, sarebbe più utile concentrarsi sulla difesa mediatica del club, la cui umiliazione andrebbe evitata. Va bene la misura sabauda e la diplomazia, ma ci sono milioni di tifosi, che da ieri hanno disperatamente bisogno che qualcuno dica qualcosa di juventino.


 

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Ceferin non si deve sporcare le mani

A questo punto, Ceferin non si deve sporcare le mani, ha tempo un anno per valutare la posizione della Juventus, così come ha tempo la Juventus per decidere se farli, quei «passi avanti» nel dialogo o, meglio, nell’abiura della Superlega davanti all’Uefa. Nel frattempo potrebbe anche arrivare la sentenza della Corte di Giustizia Europea che inciderà non poco nell’eventuale dialogo fra Nyon e Torino. Ma c’è tempo e la Juventus lo userà tutto, perché ci sono altre priorità in agenda: a partire dal procedimento sulla manovra stipendi del 15 giugno. Probabile che patteggi, anche logico per certi versi. Fin qui la difesa nei tribunali sportivi ha portato ben pochi risultati, nonostante fosse sempre stata sempre ben architettata. Forse è il caso di non perdere ulteriore tempo. Piuttosto, sarebbe più utile concentrarsi sulla difesa mediatica del club, la cui umiliazione andrebbe evitata. Va bene la misura sabauda e la diplomazia, ma ci sono milioni di tifosi, che da ieri hanno disperatamente bisogno che qualcuno dica qualcosa di juventino.


 

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