"Magnanelli da Juve. Vi dico cosa può dare ad Allegri. Berardi è un lusso"

Intervista a Dario Bonato, attuale ds del Cagliari: costruì il Sassuolo delle meraviglie con Max in panchina e il suo nuovo collaboratore al centro del gioco
"Magnanelli da Juve. Vi dico cosa può dare ad Allegri. Berardi è un lusso"© L.Canu/Getty Images/LaPresse/Ag. Aldo Liverani

Ha contribuito in maniera importante al ritorno in Serie A del Cagliari. Ma Nereo Bonato è anche uno dei padri fondatori calcistici del progetto Sassuolo. Fu lui a portare Francesco Magnanelli in Emilia, nel lontanissimo 2005.

Nel frattempo l’allora giovane centrocampista ha scalato tutte le categorie fino alla Serie A, sempre coi neroverdi. Ma il suo presente è bianconero. Lo ha scelto Massimiliano Allegri come collaboratore tecnico, dopo averlo avuto da giocatore.

Bonato, lei prese Magnanelli nel 2005 per rinforzare il Sassuolo in Serie C1. Che ricordi conserva del giocatore?
«Francesco arrivò in punta di piedi e da subito si conquistò molto spazio. Era un giocatore con ottime qualità tecniche, ma soprattutto immense doti umane. Non è una persona che parla molto, ma è il classico leader silenzioso: uno che coi comportamenti sa indicarti la strada. Non è un caso che tutti gli allenatori che ha avuto ne parlino benissimo: non capita così frequentemente».

Magnanelli, nell'immaginario collettivo, è il prototipo del perfetto uomo spogliatoio. Condivide?
«Nei momenti difficili, sebbene non ne abbia vissuti tantissimi al Sassuolo, ha avuto il merito di rimanere sempre lucido. Magnanelli è un uomo di spessore: lo capii subito quando lo presi a titolo definitivo dal Gubbio. Era un ragazzo umile, che aveva voglia di lavorare e di scalare le gerarchie in maniera silenziosa. Ha rappresentato l'essenza del Sassuolo meglio di qualsiasi altro giocatore».

Che giocatore era il Magnanelli che lei ha osservato da vicino per anni?
«Un elemento molto bravo nella fase di non possesso, credo che sia uno dei motivi che hanno spinto Allegri a puntare su di lui come assistente: curare questo aspetto è diventato essenziale. Magnanelli sapeva leggere le linee di passaggio come pochi altri, aveva questa grande capacità che ha saputo far fruttare in tutte le categorie. Con l'intelligenza è riuscito a diventare un giocatore di categoria anche in Serie A»

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Adesso, per lui, si sono spalancate le porte della Juventus. Che rapporto avevano Magnanelli e Allegri al Sassuolo?
«Sicuramente è pronto per affacciarsi ad un mondo come quello della Juventus. Allegri, che è bravissimo nella gestione dello spogliatoio, aveva bisogno di una persona che lo aiutasse e di cui potersi fidare. Una sorta di angelo custode in più: sempre meglio averli che non averli. Già ai tempi avevano un ottimo rapporto: fra loro si è creata una grande intesa, che sono riusciti a coltivare nel tempo. Sono caratteri tutto sommato simili, è un matrimonio che sicuramente funzionerà anche in bianconero»

Si sarebbe immaginato Magnanelli come uomo di campo, anche dopo aver smesso di giocare?
«Con Francesco sono stato chiaro da subito quando ha smesso: gli dissi che nel calcio avrebbe potuto fare qualsiasi cosa, anche dietro la scrivania. Poi a lui piace il campo, per cui è partito da qui. Sono certo che possa diventare un allenatore: le persone intelligenti sono sempre pronte a fare qualsiasi cosa. Col suo carattere malleabile non deve porsi limiti»

Lei ha osservato anche i primi passi nel grande calcio di Domenico Berardi. Magnanelli lo ha aiutato a sbocciare?
«Magnanelli è stato essenziale nella crescita di Berardi: era il capitano del Sassuolo, lo ha guidato nei comportamenti e fra loro si è creato un bellissimo rapporto. Non entro in dinamiche di mercato, ma sarebbe bello rivederli insieme: Domenico, per l’età che ha, paga una valutazione importante del suo cartellino. In Italia è difficile poterselo permettere, ma per la Juventus o per qualsiasi altra big del nostro calcio sarebbe un vero e proprio lusso».

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Ha contribuito in maniera importante al ritorno in Serie A del Cagliari. Ma Nereo Bonato è anche uno dei padri fondatori calcistici del progetto Sassuolo. Fu lui a portare Francesco Magnanelli in Emilia, nel lontanissimo 2005.

Nel frattempo l’allora giovane centrocampista ha scalato tutte le categorie fino alla Serie A, sempre coi neroverdi. Ma il suo presente è bianconero. Lo ha scelto Massimiliano Allegri come collaboratore tecnico, dopo averlo avuto da giocatore.

Bonato, lei prese Magnanelli nel 2005 per rinforzare il Sassuolo in Serie C1. Che ricordi conserva del giocatore?
«Francesco arrivò in punta di piedi e da subito si conquistò molto spazio. Era un giocatore con ottime qualità tecniche, ma soprattutto immense doti umane. Non è una persona che parla molto, ma è il classico leader silenzioso: uno che coi comportamenti sa indicarti la strada. Non è un caso che tutti gli allenatori che ha avuto ne parlino benissimo: non capita così frequentemente».

Magnanelli, nell'immaginario collettivo, è il prototipo del perfetto uomo spogliatoio. Condivide?
«Nei momenti difficili, sebbene non ne abbia vissuti tantissimi al Sassuolo, ha avuto il merito di rimanere sempre lucido. Magnanelli è un uomo di spessore: lo capii subito quando lo presi a titolo definitivo dal Gubbio. Era un ragazzo umile, che aveva voglia di lavorare e di scalare le gerarchie in maniera silenziosa. Ha rappresentato l'essenza del Sassuolo meglio di qualsiasi altro giocatore».

Che giocatore era il Magnanelli che lei ha osservato da vicino per anni?
«Un elemento molto bravo nella fase di non possesso, credo che sia uno dei motivi che hanno spinto Allegri a puntare su di lui come assistente: curare questo aspetto è diventato essenziale. Magnanelli sapeva leggere le linee di passaggio come pochi altri, aveva questa grande capacità che ha saputo far fruttare in tutte le categorie. Con l'intelligenza è riuscito a diventare un giocatore di categoria anche in Serie A»

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