Peeters, la Juve e il calvario: “Sotto shock, avevo paura di morire”

L'incredibile storia del centrocampista belga che il club bianconero ha ceduto in prestito al Sudtirol: il dramma della malattia e la forza di rialzarsi
Peeters, la Juve e il calvario: “Sotto shock, avevo paura di morire”

L'incredibile storia di Daouda Peeters è stata raccontata dalla Juventus con uno speciale che ha permesso di conoscere i dettagli di una vicenda dai contorni drammatici che, per fortuna, sembra ormai pienamente destinata a un lieto fine.

Nell'ottobre 2021 Peeters, centrocampista belga di origini guineane, è stato colpito da una neuropatia che lo ha costretto a un calvario: "Ho avuto paura di morire" ha raccontato Peeters, che è tornato a correre e da luglio 2023 è stato ceduto in prestito in Serie B al Sudtirol.

Peeters, dalla Guinea al Belgio

Poco più di quattordici minuti su YouTube. Così la Juventus ha raccontato e per certi versi omaggiato la forza d'animo di Peeters: “Quando avevo 6 anni sono stato adottato da una famiglia belga dove ho trovato due sorelle e un fratello”.

Intervistati anche i suoi familiari e la compagna di Peeters, Nada Doebre: “Sicuramente un’adozione influenza la tua vita ma se non fosse per il colore della pelle, vedendolo all’interno della sua famiglia, non si direbbe che è stato adottato. Daouda ha un rapporto veramente speciale e molto bello con i suoi”.

Emozionatissima la mamma adottiva Tinnie Van Roey, che ha ricordato: “Quando abbiamo visto per la prima volta Daouda era già sera ed era molto buio. Ho potuto vedere mio figlio da vicino ed era il bambino più bello che avessi mai visto. Mi sono subito innamorata. La prima volta che ha giocato a calcio non abbiamo capito subito che fosse un buon calciatore, ma poi, mentre cresceva e diventava più forte, abbiamo notato che ci sapeva fare con la palla. L'interesse della Juve per lui è stsato un sogno che diventava realtà".

Un'emozione raccontata dallo stesso Peeters: “Il mio procuratore mi chiamò e mi disse che la Juve era interessata. Gli dissi che non poteva essere vero, che non ci credevo. Sono volato a Torino. Ho visto la Continassa, Vinovo, l’Allianz Stadium. Un sogno. Il mio esordio in Serie A (29 luglio 2020, Cagliari-Juventus 2-0, ndr) è stato un bellissimo momento. Il mister mi ha chiamato e mi ha detto che sarei entrato. È stato un attimo speciale”.

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Peeters, il dramma venuto "dal nulla"

All'improvviso, il dramma: “Il momento più brutto della mia vita è venuto fuori dal nulla. Un giorno in allenamento ho iniziato a perdere equilibrio, mi mancavano un po’ le forze mentre correvo e tiravo” ha spiegato Peeters che nell'agosto 2021 era stato ceduto a titolo temporaneo allo Standard Liegi.

Bertrand Vandem Bulck, capo medico Standard Liegi, ha spiegato: “La prima volta che Peeters mi ha parlato delle sue difficoltà ho pensato che si trattasse di un colpo che aveva irritato il nervo sciatico popliteo esterno. Gli esami clinici erano comunque perfetti, ma c’era qualcosa che non andava. Daouda non si lamentava mai. Quindi, se diceva qualcosa, voleva dire che effettivamente c’era qualche cosa".

"L’ho mandato a fare un’elettromiografia all’ospedale di Liegi. L’elettromiografia di Daouda ha fatto pensare alla sindrome di Guillain-Barré: tocca gli arti inferiori e poi risale. Se fosse arrivata al diaframma, il muscolo della respirazione, Daouda non avrebbe potuto respirare da solo. Tutti i giorni mi chiedevo dove si sarebbe fermata, per fortuna lo ha fatto al livello degli arti inferiori. Non eravamo del tutto rassicurati perché è una malattia grave ma sapevamo che non per forza degenera".

Da brividi il racconto di Peeters: “Quando sono arrivato all’ospedale ho fatto qualche test. Ho dormito. Il giorno dopo volevo andare in bagno e sono caduto. Ho chiamato il dottore e gli ho detto che non sapevo perché quella mattina non riuscivo più a camminare, che non sentivo più niente. È stato il giorno più brutto perché non c’erano spiegazioni. Ho avuto paura di morire. Ho visto altre persone che erano in ospedale con me morire a distanza di pochi giorni perché la sindrome era arrivata al cuore. Essere sdraiato nel letto e non sentire niente era veramente uno choc perché ero sempre stato sano e da un giorno all’altro tutta la mia vita era cambiata".

Immediatamente informato Andrea Marchini, capo dei medici della Juventus Next Gen: “La sindrome di Guillain-Barré viene definita una polineuropatia infiammatoria acuta. Quindi, una patologia su base autoimmune che colpisce il  sistema nervoso periferico del paziente. Nell’uno o due per cento dei malati può portare anche alla morte. Quando la sintomatologia è andata via via peggiorando c’è stato il concreto rischio e il concreto timore che lui non tornasse più a camminare”.

Il papà di Peeters ha ricordato quei mesi terribili: “Lo abbiamo visitato diverse volte mentre era in ospedale e ogni volta lo portavamo in giro con la sedia a rotelle. Uscivamo dall’ospedale per stare un po’ fuori, è stato orribile”.

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Peeters, la forza di rialzarsi

Poi, la luce in fondo al tunnel: Una mattina mi sono svegliato e per la prima volta ho sentito di nuovo qualche movimento sui piedi. I dottori sono corsi, mi hanno sottoposto e test mi hanno detto che tra il cervello e i piedi c’era di nuovo un po’ di connessione. Per quattro o cinque mesi, ogni giorno, davvero come se fossi un bambino, ho iniziato di nuovo a camminare. Faceva anche molto male perché i muscoli non erano più abituati a camminare ogni giorno. Dopo due, tre mesi mi sono accorto che stavo di nuovo bene che non mi sentivo troppo stanco, che i miei muscoli funzionavano meglio e che la connessione tra cervello e muscoli iniziava a esserci di nuovo" ha aggiunto Peeters.

Il preludio al trasferimento in un centro di riabilitazione ad Anversa. La madre di Peeters ha raccontato: "La prima volta che è tornato davvero a camminare lo ricordo molto bene perché stavamo festeggiando il Natale. Daouda è entrato nella stanza camminando. Avevo visto per mesi mio figlio seduto in una carrozzina, è entrato camminando e si è messo a sedere. È stato incredibile. In quel momento ho pensato che sarebbe andato tutto bene. Penso che sia stato il regalo di Natale più bello che potessi desiderare".

"Per quanto riguarda la carriera calcistica ci avevamo messo una pietra sopra. Non ci saremmo aspettati che avrebbe recuperato così bene ed è stato fortunato a trovare le persone giuste, che l’hanno aiutato a recuperare. La Juve gli ha poi detto di tornare per poter lavorare insieme ed eravamo fidiuciosi. Era un calciatore della Juve e la Juve ci ha sempre dato l’impressione di essere responsabile nei confronti di tutti i suoi calciatori, di fare il massimo per loro. Ora spero che un giorno sia lui a spingere me in carrozzina, accade quando la guardo".

Andrea Marchini ha, inoltre, sottolineato: "Non sapevo se sarebbe tornato a giocare a livello professionistico, non potevo esserne sicuro. La medicina non ha una risposta a tutto. Circa il 70, 80 per cento dei pazienti torna ad avere una vita normale e un pieno recupero ma all’interno di quell’80 per cento che migliora gli atleti professionisti non sono molti".

Piena di gioia, tanto da usare il plurale maiestatis, la narrazione di Lieven Maesschalck, fondatore del "Move to Cure" di Anversa che si è occupato della riabilitazione di Peeters: “Gli ho detto che sarebbe stato difficile. Ci sarebbe stato da lavorare molto. Con molti alti e bassi, ma che con la sua mentalità ce l’avremmo fatta. Sapevamo quali muscoli doveva rafforzare: non solo le gambe, ma tutto il corpo. All’inizio abbiamo lavorato anche sull’aspetto neuro-cognitivo. Con le luci, i suoni, il ritmo. Abbiamo iniziato ad allenarci attivamente. Usavamo la realtà virtuale e nel frattempo abbiamo iniziato a ritrovare la condizione. Controllavamo il peso, l’alimentazione. Abbiamo ripreso a correre, lo abbiamo fatto anche sulla spiaggia e poi, piano piano, siamo tornati in campo. Quando vedeva che faceva progressi riconquistava sempre di più la speranza".

Matthias Steenwerckx, fisioterapista del centro "Move to Cure" ha aggiunto: “Non riusciva a saltare, non aveva muscoli. Non aveva i quadricipiti. Aveva paura di non poter tornare a giocare a calcio. Non credo ci siano moti calciatori che riuscirebbero a fare quello che ha fatto lui".

Luca Margaglia, fiosterapista della Juventus Next Gen ha portato la sua testimonanza: "Al rientro in Italia, Peeters ha avuto dei momenti in cui momenti in cui migliorava drasticamente ed altri in cui si stabilizzava. Non dico che c’era una regressione ma si stabilizzava molto. Quello che spingeva a non mollare era la grande volontà del ragazzo nell’allenamento, la sua abnegazione e voglia di fare. A novembre, fine dicembre 2022 abbiamo cambiato allenamento apportando delle modifiche. abbinato a tutto ciò che già stava facendo lo ha fatto definitivamente migliorare. Tra gennaio e febbraio Peeters è tornato in campo ed è migliorato repentinamente".

Chiusura da brividi: "Sono sano. Nella vita tutto è possibile" il messaggio, che va ben oltre lo sport, di Peeters all'alba di una nuova vita dentro e fuori dal campo.

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L'incredibile storia di Daouda Peeters è stata raccontata dalla Juventus con uno speciale che ha permesso di conoscere i dettagli di una vicenda dai contorni drammatici che, per fortuna, sembra ormai pienamente destinata a un lieto fine.

Nell'ottobre 2021 Peeters, centrocampista belga di origini guineane, è stato colpito da una neuropatia che lo ha costretto a un calvario: "Ho avuto paura di morire" ha raccontato Peeters, che è tornato a correre e da luglio 2023 è stato ceduto in prestito in Serie B al Sudtirol.

Peeters, dalla Guinea al Belgio

Poco più di quattordici minuti su YouTube. Così la Juventus ha raccontato e per certi versi omaggiato la forza d'animo di Peeters: “Quando avevo 6 anni sono stato adottato da una famiglia belga dove ho trovato due sorelle e un fratello”.

Intervistati anche i suoi familiari e la compagna di Peeters, Nada Doebre: “Sicuramente un’adozione influenza la tua vita ma se non fosse per il colore della pelle, vedendolo all’interno della sua famiglia, non si direbbe che è stato adottato. Daouda ha un rapporto veramente speciale e molto bello con i suoi”.

Emozionatissima la mamma adottiva Tinnie Van Roey, che ha ricordato: “Quando abbiamo visto per la prima volta Daouda era già sera ed era molto buio. Ho potuto vedere mio figlio da vicino ed era il bambino più bello che avessi mai visto. Mi sono subito innamorata. La prima volta che ha giocato a calcio non abbiamo capito subito che fosse un buon calciatore, ma poi, mentre cresceva e diventava più forte, abbiamo notato che ci sapeva fare con la palla. L'interesse della Juve per lui è stsato un sogno che diventava realtà".

Un'emozione raccontata dallo stesso Peeters: “Il mio procuratore mi chiamò e mi disse che la Juve era interessata. Gli dissi che non poteva essere vero, che non ci credevo. Sono volato a Torino. Ho visto la Continassa, Vinovo, l’Allianz Stadium. Un sogno. Il mio esordio in Serie A (29 luglio 2020, Cagliari-Juventus 2-0, ndr) è stato un bellissimo momento. Il mister mi ha chiamato e mi ha detto che sarei entrato. È stato un attimo speciale”.

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