Gianni Agnelli, Umberto e Boniperti: uomini che hanno fatto grande la Juve

La storia dei grandi presidente bianconeri dal Dopoguerra al 2006: sessant’anni in cui il club si è consacrato nella sua grandezza

Gianni Agnelli, Umberto Agnelli e Giampiero Boniperti riassumono la storia della Juventus dal Dopoguerra al 2006, sessant’anni in cui il club si è consacrato nella sua grandezza, fissando i suoi miti e scrivendo pagine fondamentali della sua storia. Non sono stati gli unici presidenti durante quei sessant’anni, ma anche se figure come Vittore Catella non sono trascurabili, intorno alla loro ideale staffetta si snodano le decisioni più importanti per la costruzione del mito bianconero.

Gli Agnelli e Boniperti

Il destino di Gianni, Umberto e Boniperti si è intrecciato grazie alla Juventus, dove Boniperti sbarca, ragazzino, quando il presidente è proprio Gianni Agnelli. È leggendaria la storia del provino, osservato anche dal cofondatore di Tuttosport, Carlìn Bergoglio, che ne fece un breve articolo, diventato la più grande profezia giornalistica di sempre. È storia il rapporto fra lui e i due fratelli Agnelli che nasce e cresce nel corso dei successivi quattordici anni, che Boniperti trascorre da giocatore della Juventus.

Per Gianni, Boniperti è il grande bomber della sua presidenza, nella quale lo affianca ai due danesi John Hansen e Karl Aage Praest, per i due spettacolari scudetti del 1949-50 e 1951-52. Per Umberto è il capitano che guida la sua Juventus, ideale perno intorno al quale ruotano Omar Sivori e John Charles, vincendo tre scudetti e due coppe Italia.

Per Boniperti, invece, Gianni e Umberto sono figure quasi mitologiche, membri della famiglia industriale più importante del Paese e presidenti della sua squadra del cuore, oltre che di quella nella quale si ritrova a spendere la sua intera carriera.

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L'Avvocato e lo scherzo derby

I discorsi fra Gianni e Boniperti sono quasi sempre improntati all’ironia e qualche volta perfino allo scherzo. Straordinari quelli di cui Boniperti è dopo il derby è spesso vittima della goliardia dell’Avvocato. Approfittando del fatto che Boniperti scappava scaramanticamente sempre prima del 45’. Quella volta era piombato a casa, chiudendosi nello studio, con radio e tv rigorosamente spenti, attendendo il novantesimo per conoscere il risultato e non dover soffrire la ripresa in diretta.

La Juventus vince per 4-2 il derby e l’Avvocato, che esce un minuto prima della fine, si fionda a casa dell’allora presidente bianconero dove arriva poco dopo. E con la faccia rabbuiata dice: «Boniperti, un disastro! Abbiamo perso 4-2... È stata un’umiliazione». Boniperti sta per svenire: «Ma come?», si accascia su una poltrona con la faccia fra le mani e ci rimane una trentina di lunghissimi e angoscianti secondi, prima che Agnelli ridendo dica: «Ma no! Scherzavo, abbiamo vinto noi 4-2!».

Ma, a quel tipo di amicizia, i due sono arrivati dopo che Gianni ha sviluppato una stima enorme del Boniperti giocatore, persona serissima e legata visceralmente al club. Sarà proprio Gianni a chiamarlo, nel luglio del 1971, per dirgli: «Boniperti, deve prendere in mano la situazione alla Juventus, da domani diventa presidente», dando inizio a un ventennio nel quale la squadra vincerà letteralmente tutto in Italia, in Europa, nel mondo.

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La Juventus di Umberto Agnelli

Umberto, fratello minore di Gianni, prende la Juventus nel 1955 e dopo un paio d’anni di assestamento (il club è in profonda crisi tecnica ed economica quando si insedia), costruisce una delle Juventus più forti della storia, ingaggiando John Charles e Omar Sivori, conquista il decimo scudetto (cucendo per primo la stella sul petto) e opera una profonda modernizzazione della Juventus e del calcio italiano. Lascia la Juventus per dedicarsi alla Fiat nel 1962, ma è lui - proprio come fece Gianni con Boniperti - che affida il club ad Antonio Giraudo, Luciano Moggi e Roberto Bettega nel 1994, dando inizio a un altro ciclo nel quale la squadra vince tutte le competizioni.

La foto, che domani sarà allegata a Tuttosport come poster plastificato, è stata scattata da Salvatore Giglio. La versione più nota di quello shooting è con il presidente di allora, Vittorio Chiusano, ma Boniperti chiese al fotografo di scattarne una con i due Agnelli, che poi appese nel suo ufficio. Solo qualche anno fa è stata diffusa da Giglio e, guardandola, si ha il riassunto di metà della storia bianconera.

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Gianni Agnelli, Umberto Agnelli e Giampiero Boniperti riassumono la storia della Juventus dal Dopoguerra al 2006, sessant’anni in cui il club si è consacrato nella sua grandezza, fissando i suoi miti e scrivendo pagine fondamentali della sua storia. Non sono stati gli unici presidenti durante quei sessant’anni, ma anche se figure come Vittore Catella non sono trascurabili, intorno alla loro ideale staffetta si snodano le decisioni più importanti per la costruzione del mito bianconero.

Gli Agnelli e Boniperti

Il destino di Gianni, Umberto e Boniperti si è intrecciato grazie alla Juventus, dove Boniperti sbarca, ragazzino, quando il presidente è proprio Gianni Agnelli. È leggendaria la storia del provino, osservato anche dal cofondatore di Tuttosport, Carlìn Bergoglio, che ne fece un breve articolo, diventato la più grande profezia giornalistica di sempre. È storia il rapporto fra lui e i due fratelli Agnelli che nasce e cresce nel corso dei successivi quattordici anni, che Boniperti trascorre da giocatore della Juventus.

Per Gianni, Boniperti è il grande bomber della sua presidenza, nella quale lo affianca ai due danesi John Hansen e Karl Aage Praest, per i due spettacolari scudetti del 1949-50 e 1951-52. Per Umberto è il capitano che guida la sua Juventus, ideale perno intorno al quale ruotano Omar Sivori e John Charles, vincendo tre scudetti e due coppe Italia.

Per Boniperti, invece, Gianni e Umberto sono figure quasi mitologiche, membri della famiglia industriale più importante del Paese e presidenti della sua squadra del cuore, oltre che di quella nella quale si ritrova a spendere la sua intera carriera.

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