Allegri alchimista: i segreti per spingere la Juve oltre i limiti

Sacrificio, pazienza e giovani: come l'allenatore ha ridato solidità e unità d’intenti alla squadra bianconera

Nello stucchevole e un poco grottesco dibattito - che alla fine tale non è perché non esiste margine di incontro tra le opposte fazioni - tra sostenitori di Allegri e oppositori del tecnico c’è un aspetto che viene troppo spesso trascurato: il modo in cui ha saputo ridare solidità e unità d’intenti alla sua Juventus.

La Juve e il ritrovato spirito di gruppo

La squadra bianconera ha pian piano introiettato di nuovo lo spirito fachiresco della sofferenza e la forza della pazienza, due attitudini che insieme ti permettono di andare oltre i tuoi limiti. Soprattutto se sai di non poter contare sui colpi di un fuoriclasse ma devi, appunto, venirne fuori insieme. Non è per caso che si vedono molte corse per rimediare all’errore altrui, che non vi siano malmostosità ma “compagni che si sacrificano volentieri per questa squadra, consapevoli del fatto che quando sarà il momento voi farete lo stesso per lui”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Una Juve in trasformazione

La parafrasi di Al Pacino in “ogni maledetta domenica” rende sempre bene l’idea di quel che significa motivare alla conquista di centimetro dopo centimetro quando non si può vivere di prepotenza. Come, appunto, non può riuscire a questa Juve in piena trasformazione tra titolari che si dividono tra ottimi giocatori un filo più esperti, buoni giocatori che potranno diventare ottimi, ma che la Juve deve formare a differenza di quando li prendeva già formati (pensate a Weah e fate un paragone con Cuadrado: il colombiano è arrivato in bianconero dopo Udinese, Lecce, Fiorentina e Chelsea, provate a fare il contrario...). E giovanissimi, tanti, che però non fanno abbastanza notizia perché per la narrazione è, diciamo così, disfunzionale pur a fronte di un dibattito a volte perfino parossistico.

Allegri e i giovani...

Dal 2018-19 hanno esordito in prima squadra 29 ragazzi provenienti dalla Next Gen, prosaicamente la “seconda squadra”. Ebbene: 7 li ha fatti esordire Pirlo, 6 Sarri e ben 16 Allegri. Mai come in questo caso la realtà dei dati si scontro con il pregiudizio nei confronti di un tecnico descritto come ostracista nei confronti dei giovani. Invece, guarda un po’, li fa giocare. A patto che lo meritino, perché la gioventù non è un valore assoluto. E nemmeno un’arma da brandire per difendere le proprie posizioni.

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Nello stucchevole e un poco grottesco dibattito - che alla fine tale non è perché non esiste margine di incontro tra le opposte fazioni - tra sostenitori di Allegri e oppositori del tecnico c’è un aspetto che viene troppo spesso trascurato: il modo in cui ha saputo ridare solidità e unità d’intenti alla sua Juventus.

La Juve e il ritrovato spirito di gruppo

La squadra bianconera ha pian piano introiettato di nuovo lo spirito fachiresco della sofferenza e la forza della pazienza, due attitudini che insieme ti permettono di andare oltre i tuoi limiti. Soprattutto se sai di non poter contare sui colpi di un fuoriclasse ma devi, appunto, venirne fuori insieme. Non è per caso che si vedono molte corse per rimediare all’errore altrui, che non vi siano malmostosità ma “compagni che si sacrificano volentieri per questa squadra, consapevoli del fatto che quando sarà il momento voi farete lo stesso per lui”.

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