Ma lei per chi tifa?
«Napoli, ovviamente! E l’anno scorso venire a Torino da primo in classifica mi faceva un certo effetto. Purtroppo quest’anno le cose non vanno altrettanto bene, ma siamo comunque campioni d’Italia».
Clienti del Napoli?
«Lo scatenato Aurelio De Laurentiis che spesso viene a comprare da noi e che, in occasione delle partite di Champions che il Napoli gioca in casa, ci fa preparare un cofanetto regalo per i dirigenti della squadra avversaria. L’ultimo che abbiamo preparato è stato per il Real Madrid di Florentino Perez».
Siete intorno ai colli più famosi del mondo.
«Abbiamo compiuto 110 anni lo scorso anno, da noi è letteralmente passata la storia. I presidenti americani, tra cui Kennedy, i Bush e Bill Clinton; i presidenti della Repubblica italiani e anche quelli francesi come Chirac, Macron, Sarkozy e anche Mitterand. I reali spagnoli e quelli inglesi. Per Re Carlo c’è stato un regalo speciale di Camilla».
Siamo curiosi.
«L’arrivo di Camilla mi era stato preannunciato con grande anticipo e la data era il primo aprile. Devo confessare che quel primo aprile mi puzzava un po’, ma a ridosso della data avevo capito che sarebbe venuta proprio lei».
E come è andata?
«L’allora principessa Camilla arriva in negozio fra il caos generale, ma scopriamo che vuole andare nel laboratorio perché aveva una richiesta molto particolare. Il laboratorio è a un paio di portoni dal negozio, ma quei pochi metri sono stati sufficienti perché un pizzaiolo le mettesse in mano un calzone e una signora gli mettesse in braccio la figlia. Entrata nel laboratorio era un po’ frastornata, ma affascinante: “vivete in una città meravigliosa”. Poi ci ha chiesto di recuperare i disegni delle cravatte della collezione del 1947, la data di nascita di Carlo e gli ha fatto confezionare quelle apposta per lui».
La magia del vostro artigianato affascina anche i re.
«Per noi è anche e soprattutto una questione di tradizione. La fedeltà all’artigianato e alle abitudini, come l’apertura alle 6.30 del mattino con il caffè e le sfogliatelle da offrire a chi viene. Siamo orgogliosi di rappresentare l’Italia nel mondo e ci sentiamo anche profondamente napoletani. E mi consenta di chiosare con un verso di un grande: questa, di Marinella, è una storia vera».
De Andrè di solito non portava la cravatta, però.
«Lui se lo poteva permettere».