A tal proposito, cosa vi ha portato nell’ultima estate a puntare su Weah?
«Si dice che il mercato “dei grandi” sia più semplice, ma nel suo caso ci siamo presi un bel rischio: Timothy aveva poco storico come esterno difensivo. Lo conoscevamo dai tempi in cui era un attaccante nel vivaio del Psg, ma il suo caso conferma l’importanza di continuare a osservare anche a livello di prime squadre: ci siamo convinti delle sue qualità un anno fa, quando Fonseca l’ha abbassato di posizione, andando a vedere in giro per l’Europa tutte le amichevoli del Lille durante la sosta invernale per l’ultimo Mondiale».
Ci ha svelato i nomi delle scoperte di cui più va orgoglioso, i più grandi rimpianti invece quali sono?
«Penso sicuramente a Bellingham, cui siamo stati vicini nel 2019. Tra pochi giorni lo incrocerò al Bernabeu e mi fa un certo effetto ripensare a quando avevo conosciuto lui e la sua straordinaria famiglia: è un ricordo che custodisco gelosamente. In quel caso, però, aveva semplicemente deciso di proseguire il percorso di crescita nel suo club di sempre, ovvero il Birmingham. Invece...»
Invece?
«Siamo stati davvero a un passo da Haaland. Era il mese di novembre del 2017, io ero arrivato in luglio, quindi è stato uno dei primi contatti che ho stretto alla Juventus, in quel caso insieme a Cherubini. Il fatto è che nel mercato della prima squadra c’è tempo per lavorare alle trattative, con i giovani in pochi giorni può cambiare tutto. Ce l’avevamo in mano, ma ai tempi sarebbe stato un innesto per la Primavera e l’operazione venne giudicata troppo onerosa per rinforzare il vivaio. Allora faceva ancora panchina al Molde, ma nel giro di poche settimane iniziò a giocare e a segnare, così tutti si avventarono su di lui. E un club come il Salisburgo potè prospettargli un rapido inserimento in prima squadra. Molti scout vivono queste situazioni con frustrazione, ma lavorando a stretto contatto con la direzione sportiva ho capito che è inevitabile: resta la consapevolezza di aver lavorato bene».
Cambiando prospettiva, da quel che è stato a quel che sarà: ci svela il prossimo talento della Juventus destinato a sbocciare?
«Intanto tra poco arriverà Nonge Boende, il cui debutto in prima squadra è vicino: il suo talento è incredibile, lo metto sullo stesso piano dei coetanei Huijsen e Yildiz. E poi dico Mazur, che è un centrocampista del 2007 dotato di tecnica, fisico e personalità. Ha davvero grande prospettiva. È stato il mio ultimo acquisto alla Juventus e vedo tutti i presupposti perché segua le orme di chi oggi è agli ordini di Allegri».
Per concludere: dove vede Granada e Juventus a fine stagione?
«Il Granada ancora in Liga, sicuramente. E la Juventus di nuovo in Champions League».