Szczesny l'eclettico, tra Juve, ironia e cultura: il suo futuro non sarà la tv

Arrivato alla Vecchia Signora come erede di Buffon, il portiere polacco è molto di più di un semplice giocatore di pallone
Szczesny l'eclettico, tra Juve, ironia e cultura: il suo futuro non sarà la tv© Roberto Garavaglia/ag. Aldo L

TORINO - "Balla balla, portierino...”. Chissà se Wojciech “Tek” Szczesny conosce la canzone di Lucio Dalla e, nel caso, se ci perdonerà questa indebita traslitterazione che prende le mosse dal passato di ballerino dal portiere polacco. Un artificio retorico, è ovvio, per introdurre il discorso su un uomo famoso perché di mestiere fa il portiere di calcio, ma che è molto più di un semplice giocatore di pallone. Sul fatto che sia bravo non si dovrebbe nemmeno discutere, ma la relativizzazione è insita nella distopia tifosa per cui se Tech giocasse nell’Inter sarebbe un fuoriclasse per i tifosi nerazzurri e per i cantori di quella contrada, viceversa è, nel migliore dei casi, una pippa sopravvalutata. Quindi è inutile, superfluo e pleonastico illudersi di poter analizzare serenamente le questioni tecniche, anche se Szczesny è un ottimo portiere al di là di ogni dubbio. Come sostanziano, del resto, anche i numeri di imbattibilità (declinati con l’orrendo inglesismo clean sheet): solo nella stagione in corso son stati 615 i minuti senza subire gol.

Szczesny, il personaggio

Ma in fondo son banalità e, anzi per un certo pensiero purista del “bel giuoco” rappresenta più un’onta che un merito: vuoi mettere vincere per 6-4 invece che per 1-0? Il circo... Quindi ci risulta più interessante raccontare di un uomo colto e, per valore aggiunto, piacevolmente ironico al punto da riuscire a sbeffeggiare gli interlocutori con eleganza e classe: «Un futuro da opinionista dopo aver smesso di giocare? Non proprio - ha risposto a quattro ex colleghi che lo intervistavano -. Il mio miglior amico nel calcio mi ha detto una volta che il suo obiettivo nel calcio è guadagnare abbastanza soldi per non dover poi lavorare in TV. Io condivido un po’ quello... con tutto il rispetto per voi, eh». Eh sì, nonostante sia figlio d’arte (Maciej, suo padre, è stato un portiere e ha collezionato 7 presenze con la Polonia tra il ’91 e il ’96, ha vinto 4 campionati (con Legia Varsavia, Widzew Lodz, Polonia Varsavia e Wisla Cracovia). Anche Jan, il fratello dell’estremo difensore bianconero, ha avuto una carriera da portiere) il suo orizzonte si estende al di là del calcio. Svaria, per esempio, nella musica che pratica suonando il pianoforte e scrivendo tesi per la moglie Marina, cantante molto apprezzata in patria.

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Szczesny e la passione per l'arredamento

E poi c’è quell’altro hobby che, questo sì, potrebbe davvero (beato lui) trasformarsi in un lavoro al termine della carriera sportiva: l’arredatore di interni. Lo ha raccontato nella prima intervista quando arrivò alla Juve dalla Roma come vice-Buffon: «Quando andai a vivere da solo, a Londra, ero molto giovane e non avevo i soldi per pagarmi un architetto, arredai casa da solo e mi entusiasmai. Ora compro almeno una casa all’anno, a Londra o a Varsavia, e ne studio ristrutturazione e arredamento. Ho un’applicazione sul Mac che lavora in 3D, in Polonia ho un architetto a collaborare. Penso sia il mio futuro».

Tek, le lingue e gli infortuni

Ha imparato inglese e italiano (che parla meglio di molti colleghi, decidete voi colleghi di chi) senza lezioni e non la fa lunga sugli infortuni, nemmeno quello grave del 2008 a Londra: «Rompermi le braccia in palestra da adolescente mi costa ancora oggi. Ogni salvataggio per me è doloroso. Non ne parlo troppo perché ci sono abituato. Rimuovere le placche di metallo dalle braccia potrebbe aiutarmi, ma il recupero richiederebbe alcuni mesi. Ho trovato una soluzione con i miei guanti che aiuta un po’, ma prima del 2018 ho vissuto situazioni in cui il dolore era così grande che dopo l’allenamento non potevo togliermi i guanti o aprire una bottiglia». Nulla, però, che posa impedirgli di essere protagonista nella sfida più attesa.

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TORINO - "Balla balla, portierino...”. Chissà se Wojciech “Tek” Szczesny conosce la canzone di Lucio Dalla e, nel caso, se ci perdonerà questa indebita traslitterazione che prende le mosse dal passato di ballerino dal portiere polacco. Un artificio retorico, è ovvio, per introdurre il discorso su un uomo famoso perché di mestiere fa il portiere di calcio, ma che è molto più di un semplice giocatore di pallone. Sul fatto che sia bravo non si dovrebbe nemmeno discutere, ma la relativizzazione è insita nella distopia tifosa per cui se Tech giocasse nell’Inter sarebbe un fuoriclasse per i tifosi nerazzurri e per i cantori di quella contrada, viceversa è, nel migliore dei casi, una pippa sopravvalutata. Quindi è inutile, superfluo e pleonastico illudersi di poter analizzare serenamente le questioni tecniche, anche se Szczesny è un ottimo portiere al di là di ogni dubbio. Come sostanziano, del resto, anche i numeri di imbattibilità (declinati con l’orrendo inglesismo clean sheet): solo nella stagione in corso son stati 615 i minuti senza subire gol.

Szczesny, il personaggio

Ma in fondo son banalità e, anzi per un certo pensiero purista del “bel giuoco” rappresenta più un’onta che un merito: vuoi mettere vincere per 6-4 invece che per 1-0? Il circo... Quindi ci risulta più interessante raccontare di un uomo colto e, per valore aggiunto, piacevolmente ironico al punto da riuscire a sbeffeggiare gli interlocutori con eleganza e classe: «Un futuro da opinionista dopo aver smesso di giocare? Non proprio - ha risposto a quattro ex colleghi che lo intervistavano -. Il mio miglior amico nel calcio mi ha detto una volta che il suo obiettivo nel calcio è guadagnare abbastanza soldi per non dover poi lavorare in TV. Io condivido un po’ quello... con tutto il rispetto per voi, eh». Eh sì, nonostante sia figlio d’arte (Maciej, suo padre, è stato un portiere e ha collezionato 7 presenze con la Polonia tra il ’91 e il ’96, ha vinto 4 campionati (con Legia Varsavia, Widzew Lodz, Polonia Varsavia e Wisla Cracovia). Anche Jan, il fratello dell’estremo difensore bianconero, ha avuto una carriera da portiere) il suo orizzonte si estende al di là del calcio. Svaria, per esempio, nella musica che pratica suonando il pianoforte e scrivendo tesi per la moglie Marina, cantante molto apprezzata in patria.

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