Szczesny e la passione per l'arredamento
E poi c’è quell’altro hobby che, questo sì, potrebbe davvero (beato lui) trasformarsi in un lavoro al termine della carriera sportiva: l’arredatore di interni. Lo ha raccontato nella prima intervista quando arrivò alla Juve dalla Roma come vice-Buffon: «Quando andai a vivere da solo, a Londra, ero molto giovane e non avevo i soldi per pagarmi un architetto, arredai casa da solo e mi entusiasmai. Ora compro almeno una casa all’anno, a Londra o a Varsavia, e ne studio ristrutturazione e arredamento. Ho un’applicazione sul Mac che lavora in 3D, in Polonia ho un architetto a collaborare. Penso sia il mio futuro».
Tek, le lingue e gli infortuni
Ha imparato inglese e italiano (che parla meglio di molti colleghi, decidete voi colleghi di chi) senza lezioni e non la fa lunga sugli infortuni, nemmeno quello grave del 2008 a Londra: «Rompermi le braccia in palestra da adolescente mi costa ancora oggi. Ogni salvataggio per me è doloroso. Non ne parlo troppo perché ci sono abituato. Rimuovere le placche di metallo dalle braccia potrebbe aiutarmi, ma il recupero richiederebbe alcuni mesi. Ho trovato una soluzione con i miei guanti che aiuta un po’, ma prima del 2018 ho vissuto situazioni in cui il dolore era così grande che dopo l’allenamento non potevo togliermi i guanti o aprire una bottiglia». Nulla, però, che posa impedirgli di essere protagonista nella sfida più attesa.