Pagina 2 | Rabiot, lo scudetto e i due spogliatoi Juve: il retroscena e la consapevolezza

La convinzione c’era già prima, il pareggio ha semplicemente dato nuova linfa alle già elevate ambizioni dello spogliatoio juventino. Questione di consapevolezza: prestazioni solide, come quella offerta domenica sera allo Stadium contro l’Inter, danno fiducia. All’interno del gruppo non c’è euforia e nemmeno tracotanza: solo una presa di coscienza, prestazioni alla mano, di quanto la distanza dai nerazzurri, in testa alla classifica e indicati dagli addetti ai lavori quali favoriti per lo scudetto, sia ormai ridotta. È l’effetto che fa il riuscire a tenere testa alla capolista, al di là della classifica che vede le due squadre vicine, ma con tante partite ancora davanti e avversarie temibili alle spalle: non è fattuale, la convinzione, quanto piuttosto una sensazione che sconfina nella percezione di sé sotto una nuova luce.

Scudetto, la carica di Rabiot

E allora la parola scudetto non è più tabù. O forse non lo è mai stata davvero all’interno del gruppo squadra. Non stupiscono dunque le parole di Adrien Rabiot che, non per niente con la fascia di capitano al braccio, sintetizza il concetto a caldo, una volta incassato il punto con l’Inter e giocato alla pari con chi ha il titolo come obiettivo dichiarato. «Io vedo il bicchiere mezzo pieno, faremo meglio sicuramente nelle prossime partite. Il mio obiettivo e quello dello spogliatoio è vincere lo scudetto. Siamo forti, dobbiamo essere consapevoli di questo, ce la possiamo fare, è quello che ci diciamo nello spogliatoio. Siamo campioni, vogliamo vincere sempre, andando sempre avanti», è il concetto espresso dal francese, uno dei leader tecnici della squadra e tra i più esperti.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Allegri e Giuntoli, piedi per terra

C’è poi chi, come un vigile del fuoco, deve spegnere le fiamme dell’entusiasmo, per ruolo e per attitudine: ogni tanto ci pensa la dirigenza, in particolare con Giuntoli, a riportare l’obiettivo bianconero al quarto posto, ovvero l’ultimo utile per qualificarsi alla prossima Champions League. Ma il primo a tenere i suoi giocatori con i piedi per terra è Massimiliano Allegri.

Divertente, in questo senso, il siparietto con Mediaset dopo la partita con l’Inter. E soprattutto dopo che gli vengono riportate le dichiarazioni di Rabiot che parla, appunto di scudetto: «È una Juve che esce più consapevole da questa gara. Una Juve che però deve rimanere con i piedi per terra: venerdì andremo a giocare con una squadra che ci ha tolto sei punti l’anno scorso e alla quale non abbiamo fatto nemmeno un gol. Quindi dobbiamo prepararci con calma, recuperare le energie per il Monza. Rabiot parla di scudetto e io invece no? Perché loro sono in uno spogliatoio e io in un altro e non so cosa dicano tra di loro. Ma l’importante è quello che dico io... E io dico che bisogna arrivare tra i primi quattro posti».
Quella di Allegri non è solo pretattica o scaramanzia, quanto piuttosto fine psicologia. Ma sotto sotto la stessa consapevolezza che ha la squadra, senza voli pindarici, alberga anche nell’animo dell’allenatore.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Allegri e Giuntoli, piedi per terra

C’è poi chi, come un vigile del fuoco, deve spegnere le fiamme dell’entusiasmo, per ruolo e per attitudine: ogni tanto ci pensa la dirigenza, in particolare con Giuntoli, a riportare l’obiettivo bianconero al quarto posto, ovvero l’ultimo utile per qualificarsi alla prossima Champions League. Ma il primo a tenere i suoi giocatori con i piedi per terra è Massimiliano Allegri.

Divertente, in questo senso, il siparietto con Mediaset dopo la partita con l’Inter. E soprattutto dopo che gli vengono riportate le dichiarazioni di Rabiot che parla, appunto di scudetto: «È una Juve che esce più consapevole da questa gara. Una Juve che però deve rimanere con i piedi per terra: venerdì andremo a giocare con una squadra che ci ha tolto sei punti l’anno scorso e alla quale non abbiamo fatto nemmeno un gol. Quindi dobbiamo prepararci con calma, recuperare le energie per il Monza. Rabiot parla di scudetto e io invece no? Perché loro sono in uno spogliatoio e io in un altro e non so cosa dicano tra di loro. Ma l’importante è quello che dico io... E io dico che bisogna arrivare tra i primi quattro posti».
Quella di Allegri non è solo pretattica o scaramanzia, quanto piuttosto fine psicologia. Ma sotto sotto la stessa consapevolezza che ha la squadra, senza voli pindarici, alberga anche nell’animo dell’allenatore.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Loading...