Dalla «miglior partita da quando è alla Juve», parola di Allegri, a una delle più insipide, tutto in 5 giorni, dall’1-1 da protagonista all’Inter al rigore sbagliato a Monza (con errore anche sulla respinta di Di Gregorio). La stagione di Dusan Vlahovic viaggia sulle montagne russe tipiche di un attaccante che vive, respira e si nutre di gol. E che quando non segna si sente come un leone in gabbia. Ma è un nuovo Dusan, quello che il tecnico livornese sta gestendo e plasmando alla Continassa.
Vlahovic, Monza-Juve e la reazione
Prendiamo la serata di venerdì all’UPower Stadium: il serbo è andato sul dischetto, ipnotizzato dal portiere, e non riesce a buttarla dentro sul tap-in che sembrava un gol fatto e invece diventa un’altra opportunità per Di Gregorio di esaltarsi ed esaltare i tifosi del Monza. A parte un cenno di rabbia al termine dell’azione, Vlahovic si è rimesso all’opera, consolato dai compagni. E in una partita in cui proprio non girava nulla dalla parte giusta, l’attaccante è stato sostituito nella ripresa da Milik: forse il vecchio Vlahovic avrebbe sbuffato, magari sarebbe tornato in panchina arrabbiato con tutti o prendendo a calci una bottiglietta.
Vlahovic e il gol di Gatti
Invece Dusan è rimasto al fianco della squadra, ha caricato i compagni da bordo campo ed è stato il primo a scattare, con addosso la tuta, quando Gatti ha fatto esplodere il settore ospiti con la rete decisiva al 94’: una corsa di 60 metri per andare ad abbracciare l’autore del gol, da perfetto ingranaggio di un meccanismo che funziona. Il sorriso vale più di tante perifrasi: l’evoluzione del serbo è sotto gli occhi di tutti. Via i personalismi, spazio solo al concetto di squadra: messo da parte l’ego, la priorità è il noi. Un concetto caro ad Allegri e più volte sottolineato, anche dopo Monza, quando Max ha parlato di nuovo dell’importanza di avere uno spogliatoio forte e unito, dopo le cessioni estive.